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Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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Quanto alle notevoli prestazioni che l’aereo avrebbe dovuto avere secondo il progetto,<br />

per il momento rimanevano sulla carta. L’aereo era fatto da quasi 8.600 chili di titanio e<br />

montava milioni di dollari di equipaggiamento che nessuno sapeva ancora come far<br />

funzionare, di certo non a oltre 21.000 metri di quota. Come il suo predecessore, l’U-2,<br />

l’Oxcart era un aereo sprovvisto di manuale di istruzioni. A differenza dell’U-2, questo<br />

apparecchio era avanti di quarant’anni rispetto alla tecnologia dell’epoca. Alcuni dei<br />

record che avrebbe stabilito sarebbero rimasti imbattuti anche nel nuovo millennio.<br />

Lou Schalk accese i motori e iniziò ad avanzare lungo la pista per il test di rullaggio.<br />

Sorprendendo tutti, pilota compreso, l’aereo si alzò. Data la spaventosa potenza dei<br />

motori, il velivolo si staccò improvvisamente dalla pista, librandosi ad appena sessanta<br />

metri da terra. Stupefatto e scioccato, Kelly Johnson osservava l’A-12 dalla torre di<br />

controllo. «L’aereo iniziò a oscillare» 5 scrisse Johnson nei suoi appunti «con movimenti<br />

laterali orribili a vedersi.» Johnson temeva che il velivolo potesse schiantarsi prima<br />

ancora del volo ufficiale. Anche Schalk era sbalordito e non tentò di virare, decidendo<br />

invece di riportare a terra l’Oxcart il più in fretta possibile: il che significava atterrare nel<br />

bacino asciutto del lago a circa tre chilometri dalla fine della pista. Quando toccò terra,<br />

l’aereo sollevò un’enorme nuvola di polvere che lo nascose alla vista. Schalk fece girare<br />

l’aereo e tornò verso la torre di controllo, sempre avvolto in una nuvola di polvere e<br />

sabbia. Non appena arrivò gli ingegneri della Lockheed si precipitarono verso il velivolo.<br />

Kelly Johnson rivolse a Schalk solo quattro parole: «Che accidenti combini, Lou?» 6 . Per<br />

circa quindici, tesissimi minuti, Johnson aveva creduto che Lou Schalk avrebbe distrutto<br />

l’unico aereo Oxcart della CIA.<br />

Il giorno dopo Schalk pilotò di nuovo l’aereo, questa volta con la benedizione di Kelly<br />

Johnson, ma sempre in un volo non ufficiale. Harry Martin era sulla pista quando l’Oxcart<br />

decollò. «Era bellissimo. Sorprendente. Solo a guardarlo ti toglieva il fiato» ricorda Martin.<br />

«Ricordo di aver pensato: che meraviglia. E poi, all’improvviso, non appena Schalk si alzò<br />

in volo, l’aeroplano iniziò a perdere pezzi!» Gli ingegneri accanto a Martin si fecero<br />

prendere dal panico e lui credette che l’aereo si sarebbe schiantato 7 . Ma Lou Schalk lo<br />

tenne in aria. I pezzi che si erano staccati dall’aeroplano erano sottili lamiere<br />

appartenenti alla fusoliera di titanio, dette “filetti”, la cui as<strong>senza</strong> non aveva conseguenze<br />

sul volo a bassa quota. Schalk pilotò per quaranta minuti poi tornò all’<strong>Area</strong> <strong>51</strong>: missione<br />

compiuta per lui, ma non per gli ingegneri che passarono i quattro giorni successivi a<br />

perlustrare il Groom <strong>La</strong>ke nel tentativo di localizzare i pezzi dell’aereo per rimetterli al<br />

loro posto. Eppure fu una data storica per la CIA. Erano passati tre anni, dieci mesi e sette<br />

giorni da quando Kelly Johnson aveva presentato per la prima volta a Richard Bissell il<br />

suo progetto di un aereo spia capace di volare a Mach 3, ed ecco lì l’Oxcart, finalmente<br />

pronto per il suo primo volo ufficiale.<br />

I funzionari dell’agenzia arrivarono in aereo da Washington per assistere all’evento e<br />

festeggiare. Jim Freedman coordinò i trasporti tra l’aeroporto McCarran e il Ranch. Fu un<br />

avvenimento grandioso con un sacco di brindisi nel bar appena ultimato, l’House-Six. Un<br />

raro filmato di quella storica giornata 8 , girato dalla CIA, mostra uomini in completo che si<br />

aggirano per la pista di decollo dandosi gran pacche sulle spalle e indicandosi l’un l’altro<br />

l’incredibile velivolo. Poi guardano l’aereo decollare e svanire in lontananza. Schalk si

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