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Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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mano a Killian una lettera 22 in cui gli diceva che il quotidiano era in possesso di<br />

informazioni su quei test segreti, la Casa Bianca adottò il solito atteggiamento. «Non<br />

confermare né smentire la fuga di notizie» 23 scrisse a Killian l’assistente particolare del<br />

presidente Karl G. Harr Jr in un memorandum segreto. «Se il “New York Times”, o<br />

qualcun altro, rende nota una parte sostanziale della storia» una possibile risposta<br />

sarebbe stata di dire che la Casa Bianca aveva rivelato «tutto ciò che era possibile dire<br />

<strong>senza</strong> compromettere la sicurezza della nazione.» Quanto alla flagrante violazione della<br />

politica della Casa Bianca di annunciare ogni test nucleare, la posizione di Killian doveva<br />

essere che «si è trattato di un esperimento scientifico nel quale è stata utilizzata una<br />

detonazione nucleare per inviare elettroni nel campo magnetico terrestre». Era la<br />

semantica ad autorizzare Killian a sostenere che un test nucleare non era un test<br />

nucleare. Con un ultimo ironico tocco, l’assistente particolare del presidente diceva a<br />

Killian che nel caso il «New York Times» avesse reso pubbliche le informazioni su Argus,<br />

un comitato di scienziati «avrebbe incontrato la stampa nell’auditorium della National<br />

Academy of Science allo scopo di enfatizzare gli aspetti scientifici dell’esperimento».<br />

I massimi consiglieri scientifici del presidente stavano davvero rendendo l’America più<br />

sicura? Oppure stavano abusando del loro potere con il presidente? Quel potere,<br />

sommato alla totale mancanza di controllo di cui godevano, aprì la strada alla<br />

militarizzazione americana dello spazio. A partire da Argus, i consiglieri scientifici del<br />

presidente avrebbero usato lo spazio come se fosse il loro laboratorio privato,<br />

conducendo test che un comitato di studio della Defense Nuclear Agency avrebbe più<br />

tardi bollato come «organizzati in modo rozzo e condotti frettolosamente». E lo fecero<br />

<strong>senza</strong> prendere minimamente in considerazione le potenziali conseguenze catastrofiche ai<br />

danni del pianeta, per non parlare dell’effetto che avrebbe avuto decenni dopo sulla corsa<br />

agli armamenti nello spazio. Secondo lo stesso rapporto, Killian era consapevole dei rischi<br />

e accettò la scommessa.<br />

In realtà, Killian e gli altri non avevano la minima idea di quello che sarebbe successo<br />

con l’esplosione della bomba nella stratosfera. «E non inclusero nelle loro equazioni ciò<br />

che sarebbe accaduto se avessero fallito» precisa O’Donnell. «Fummo fortunati. Quando<br />

Teak esplose proprio sopra le nostre teste all’isola di Johnston, pensammo di essere<br />

spacciati. Fu una gigantesca detonazione di un bianco accecante.» Gli uomini non ebbero<br />

collegamento radio per otto ore. Quando l’ammiraglio Parker dell’Armed Forces Special<br />

Weapons Project riuscì finalmente a raggiungere O’Donnell e il resto della squadra della<br />

EG&G via radio dal suo ufficio al Pentagono, le sue parole furono: «Siete ancora lì?» 24 .<br />

Se i cittadini americani erano all’oscuro dei test nello spazio con bombe termonucleari<br />

di svariati megatoni, i russi di sicuro non lo erano. E anche loro eseguirono test con armi<br />

<strong>senza</strong> precedenti. Il 30 ottobre 1961 l’Unione Sovietica fece esplodere la bomba nucleare<br />

più potente che si fosse mai vista. Denominata Zar, la bomba a idrogeno aveva un<br />

incredibile potenziale di 50 megatoni, all’incirca dieci volte la somma di tutti gli esplosivi<br />

utilizzati in sette anni di guerra durante il secondo conflitto mondiale, incluse entrambe le<br />

bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki. Zar fu fatta detonare nel Nord della<br />

Russia, rase al suolo interi villaggi nei dintorni e mandò in frantumi i vetri delle finestre a<br />

1.600 chilometri di distanza, in Finlandia. Chiunque avesse guardato l’esplosione nel

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