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Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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due dei test nucleari più pericolosi nella storia della bomba atomica, e poi cercò di<br />

nasconderne le tracce. Due ordigni termonucleari, denominati Teak e Orange 11 , ciascuno<br />

della spaventosa potenza di 3,8 megatoni, furono fatti detonare nella stratofera sopra<br />

l’atollo di Johnston, a 1.200 chilometri dalle Hawaii. Teak esplose a 76.800 metri di<br />

altitudine e Orange a 43.000 metri, esattamente alla quota in cui si trova lo strato di<br />

ozono 12 . Con il senno di poi, si trattò di un’idea assurda. Killian era responsabile dei test e<br />

la motivazione 13 per autorizzarli fu che nel caso in futuro i russi avessero fatto esplodere<br />

una bomba nucleare ad alta quota, gli scienziati americani avrebbero saputo cosa<br />

cercare.<br />

Ma invece di essere difficile da individuare, si scoprì che una bomba nucleare fatta<br />

esplodere nello strato di ozono era immediatamente riconoscibile per i suoi effetti<br />

terrificanti e catastrofici. Le palle di fuoco sprigionate da Teak e Orange bruciarono la<br />

retina di qualunque essere vivente sprovvisto di occhiali protettivi nel raggio di 360<br />

chilometri dall’esplosione, tra cui centinaia di scimmie e di conigli che Killian aveva<br />

autorizzato a caricare su aeroplani che avevano volato nei pressi della zona del test. Agli<br />

animali era stata bloccata la testa 14 in modo che fossero costretti a guardare la<br />

detonazione atomica. Da Guam all’isola di Wake a Maui, il cielo da azzurro si fece rosso,<br />

bianco e grigio, creando un’aurora di 3.360 chilometri lungo il meridiano geomagnetico.<br />

Le comunicazioni radio di gran parte della regione del Pacifico si interruppero.<br />

«Per poco non creammo un buco nello strato di ozono» spiega Al O’Donnell, l’ingegnere<br />

della EG&G che nel corso di dodici anni a partire da Crossroads aveva cablato un centinaio<br />

di bombe atomiche, comprese Teak e Orange. O’Donnell si trovava sull’isola di Johnston,<br />

1.150 chilometri a sudovest di Honolulu, il 1° agosto 1958, quando Teak esplose. A causa<br />

di un’“avaria” al sistema missilistico Redstone (che portava la testata nucleare sul<br />

bersaglio), il vettore prese una traiettoria verticale e scoppiò direttamente sopra il luogo<br />

dove stavano O’Donnell e gli altri membri della squadra che aveva il compito di armare e<br />

innescare l’ordigno, mentre era previsto che esplodesse circa quaranta chilometri a sud.<br />

In una registrazione su pellicola <strong>censu</strong>rata dell’evento, si vedono uomini in ciabatte da<br />

spiaggia e pantaloncini che corrono a cercare riparo mentre una palla di fuoco<br />

sbalorditiva brucia nel cielo sopra le loro teste. «Fu terrificante» sospira O’Donnell,<br />

ricordando quella circostanza catastrofica mezzo secolo dopo. Si può cogliere una punta<br />

di rassegnazione nella sua voce quando aggiunge: «Ma ormai ci eravamo abituati. Le<br />

bombe erano diventate troppo grosse». Nei primi dieci millisecondi che seguirono<br />

l’esplosione, la palla di fuoco di Teak raggiunse un diametro di 16 chilometri, un<br />

potenziale sufficiente a cancellare Manhattan. Dopo un secondo era diventata larga 64<br />

chilometri, abbastanza per radere al suolo tutti e cinque i distretti della città di New York.<br />

Non che Killian non fosse consapevole del rischio di distruggere parte dello strato di<br />

ozono. «Tra la fine del 1957 e l’inizio del 1958 fu sollevata la questione se le radiazioni<br />

ultraviolette emesse da Teak e Orange avrebbero potuto “creare un buco” nello strato<br />

naturale di ozono» 15 afferma uno studio del 1976 firmato dal laboratorio nazionale di Los<br />

Alamos. Ma «le discussioni che precedettero il test furono inconcludenti» e il progetto<br />

andò avanti comunque. «Si sostenne che anche nel caso di completa distruzione dello<br />

strato di ozono in un’area avente un raggio di 50 chilometri, la perdita di ozono sarebbe

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