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Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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mortale, ma spariva immediatamente, sostituita dall’eccitazione di essere in volo. Powers<br />

annotò: «Velivolo n. 360, uscita n. 4.154, 0126 tempo medio di Greenwich». Aspettò di<br />

udire il singolo clic che l’avrebbe autorizzato a procedere. Dopo che l’ebbe ricevuto, si<br />

sistemò per quelle che credeva sarebbero state tredici ore di volo. <strong>La</strong> sua missione<br />

doveva essere la più profonda incursione dell’agenzia in territorio sovietico mai compiuta.<br />

A Mosca, 19.200 chilometri a est, era ancora buio quando il premier Nikita Chrušcëv si<br />

sedette sul letto, svegliato dallo squillo del telefono 8 . Era il ministro della Difesa<br />

Malinovskij. Un aereo che volava ad alta quota aveva attraversato il confine con<br />

l’Afghanistan ed era diretto nella Russia centrale, disse Malinovskij. Chrušcëv andò su<br />

tutte le furie. Proprio quel giorno. Il Primo Maggio era la festa nazionale russa. Le strade<br />

erano pavesate di bandiere e nastri per la parata celebrativa. Poteva significare solo una<br />

cosa, disse in seguito Chrušcëv al figlio Sergej: Eisenhower lo stava mettendo di nuovo in<br />

ridicolo. Il tallone d’Achille del leader sovietico era la sua mancanza d’istruzione; aveva<br />

lasciato la scuola in quarta elementare per lavorare nelle miniere di carbone. Pressoché<br />

analfabeta, Chrušcëv odiava la sensazione che il capo del governo di un altro paese<br />

stesse cercando di farlo passare per stupido.<br />

Chrušcëv era convinto che gli americani fossero falsi soprattutto durante le festività.<br />

Quattro anni prima, il Quattro Luglio, gli americani lo avevano ingannato con il primo volo<br />

dell’aereo spia. Se quella missione era stata un calcio nelle costole, quella odierna era un<br />

pugno in faccia 9 . «Si stava profilando una situazione molto spiacevole» 10 spiegò il<br />

colonnello Orlov in una ricostruzione storica dell’incidente scritta per la CIA nel 1998.<br />

Orlov, che aveva trascorso gran parte dei suoi 46 anni di carriera militare con<br />

l’aeronautica militare russa, era stato testimone oculare degli eventi; era al posto di<br />

comando di Mosca quando Gary Powers fu abbattuto. «<strong>La</strong> parata del Primo Maggio<br />

doveva svolgersi a metà di quella stessa mattinata, e come sempre i capi del partito, del<br />

governo e delle forze armate vi avrebbero partecipato» disse Orlov. «In altre parole, nel<br />

momento esatto in cui stava per iniziare una parata il cui scopo era dimostrare al mondo<br />

la superiorità militare sovietica, un aereo straniero non ancora identificato sorvolava il<br />

cuore del paese e le difese aeree russe sembravano incapaci di abbatterlo.»<br />

«Tirate giù quell’aereo con ogni mezzo» urlò Chrušcëv al ministro della Difesa.<br />

All’aeronautica militare sovietica scattò l’allarme. I generali radunarono in tutta fretta i<br />

caccia per lanciarli all’inseguimento di Powers. In Siberia, gli ufficiali dell’aeronautica<br />

furono convocati alle loro postazioni con l’ordine di abbattere la spia americana. Era una<br />

questione di orgoglio nazionale. Gli ordini venivano da Nikita Chrušcëv in persona.<br />

Nella piccola cabina di pilotaggio dell’U-2, Gary Powers proseguiva la sua missione. Era<br />

in volo da un’ora e mezza. Le condizioni meteo erano peggio del previsto ma i clic alla<br />

radio indicavano che doveva andare avanti. Sulla maestosa catena dell’Hindu Kush le<br />

nuvole si innalzavano sopra le vette alte 7.600 metri e la copertura nuvolosa rendeva<br />

difficile a Powers capire dove si trovasse esattamente. Volava a 21.000 metri di quota e<br />

sopra di lui era buio pesto. In circostanze normali avrebbe usato le stelle per orientarsi,<br />

ma quel giorno le guide celesti erano inaffidabili: le mappe di cui disponeva erano state

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