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72 Mazzatinti, il quale ha curato, in collaborazione con Mario Menghini, la prima parte dell’opera arrivando sino al 1898. Il lavoro è stato, in seguito, continuato da Giulio Natali, che ha redatto l’intera seconda parte riguardante gli anni dal 1898 al 1930. DBI 72, pp. 542-543. (P.M.F.) �Nédelec, Claudine (a cura di). Les bibliothèques, entre imaginaires et réalités. Actes des colloques Bibliothèques en fiction (8-9 juin 2006) et Bibliothèques et collections (25-26 janvier 2007), Université d’Artois, «Textes & Cultures». Arras Cedex, Artois Press Université, 2009 (Études littéraires et linguistiques). L’opera contiene gli atti di due convegni tenutisi presso l’Università di Artois nel giugno 2006 e nel gennaio 2007. Nelle quattro sezioni in cui il testo è suddiviso la biblioteca, o collezione, ideale o reale, viene osservata secondo differenti punti di vista, quello dell’utente-lettore e quello del produttore (bibliotecario e/o editore), quindi viene inserita nel campo delle lettere e definita sia come luogo del sapere sia come luogo di potere. Infine, vengono presentate le biblioteche di alcuni scrittori per analizzare il rapporto tra un autore e i libri scritti da altri. In copertina è presente la riproduzione di una stampa del 1664 di Jean Lepautre (1618-1682) dal titolo Un bibliophile en costume de fou. (P.M.F.) �Porzio, Simone (1497-1554). De conflagratione agri Puteolani, Simonis Portii Neapolitani epistola. Firenze, Lorenzo Torrentino, 1551. Prima edizione uscita dai torchi del tipografo fiorentino della ra- ra opera in sole otto pagine del medico e filosofo napoletano che contiene il riassunto sul terremoto di Pozzuoli. L’Autore, insieme a Francesco Del Nero, fu testimone dell’eruzione del Monte Nuovo. (A.P.P.) �Vico, Giovanni Battista (1668-1744). Panegyricus Philippo V. Hispaniarum, Indiarumque, & utriusque Siciliae potentissimo regi a Jo: Baptista a’ Vico, regio eloquentiae professore inscriptus, dictatus. Napoli, Felice Mosca, 1702. Prima e unica edizione di estrema rarità con attualmente nessuna copia censita in Italia e soltanto una copia censita in Massachusetts (cfr. OPAC Worldcat). “E nel Catalogo delle opere, che segue alla Autobiografia stampata a Venezia nel 1728, il Vico aggiunge che il Panegyricus Pilippo V Hispaniarum regi dictus fu ‘stampato in Napoli l’anno 1702, che, come si può vedere dal contesto, l’autore lavorò in un giorno, per comando del duca di Ascalona viceré di Napoli’ (V, p. 89). Infine, nel Catalogo che accompagna una supplica dell’anno 1734, aggiunge ancora che il Panegyricus fu ‘stampato in Napoli dal Mosca’, e che ‘ne presentò una copia scritta a mano ad esso serenissimo principe quando venne in Napoli, e gli stampati distribuì per la corte; e gli altri neppur si trovano’ (V, p. 92). Un’orazione dunque o, meglio, un’allocuzione che il Vico ebbe ‘l’ordine di scrivere, stampare e presentare appena otto giorni prima della partenza del re da Napoli, cioè il 25 maggio 1702’ (VII, Nota Bibliografica, p. 311), e che egli scrisse d’un fiato e tumultuosamente e compose ‘in un giorno’ e ‘sulle stampe’, cioè, come suppone il Nicolini, ‘pas- la Biblioteca di via Senato Milano – maggio 2012 sando le cartelle al suo amico tipografo Felice Mosca via via che le riempiva’” (Giambattista Vico, Minora: scritti latini storici e d’occasione, a cura di Gian Galeazzo Visconti, Napoli, Guida, 2000, p. 122). Pubblicata per incarico dell’Università di Napoli, l’allocuzione ha uno scopo decisamente laudativo, in onore di un sovrano che la storia ricorda come un uomo di pochi difetti ma anche di poche virtù (cfr. Rosalinda D’Angelo, Per l’edizione critica dell’allocuzione sulla venuta di Filippo V a Napoli, 1702, Napoli, 1982). (A.P.P.) �Wyatt, M. Digby (1820- 1877). The art of illuminating as practised in Europe from the earliest times. Illustrated by borders, initial letters, and alphabets, selected & chromolitographed by W.R. Tymms with an essay and instructions by M.D. Wyatt. Londra, Day and Son, [1860]. Prima edizione di questa interessante opera, importante esempio di stampa cromolitografica e testimonianza dell’interesse del XIX secolo verso l’arte e la decorazione gotica. M. Digby Wyatt (1820- 1877), architetto organizzatore dell’Esposizione di Londra del 1851, vi traccia un excursus della storia dell’adornamento applicato al libro e propone un modello per i futuri artigiani decoratori. L’edizione è arricchita da 95 tavole cromolitografate contenenti riproduzioni di ornamenti e miniature medievali realizzate da William Tymms, apprezzato poi per il lavoro con John Obadiah Westwood sui Facsimiles of the Miniatures & Ornaments of Anglo-Saxon & Irish Manuscripts (1868). McLean 85. (A.C.)
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Mazzatinti, il quale ha curato, in<br />
collaborazione con Mario Menghini,<br />
la prima parte dell’opera arrivando<br />
sino al 1898. Il lavoro è stato,<br />
in seguito, continuato da Giulio<br />
Natali, che ha redatto l’intera seconda<br />
parte riguardante gli anni dal<br />
1898 al 1930.<br />
DBI 72, pp. 542-543. (P.M.F.)<br />
�Nédelec, Clau<strong>di</strong>ne (a cura <strong>di</strong>).<br />
Les bibliothèques, entre imaginaires<br />
et réalités. Actes des colloques<br />
Bibliothèques en fiction (8-9 juin<br />
2006) et Bibliothèques et collections<br />
(25-26 janvier 2007), Université<br />
d’Artois, «Textes & Cultures».<br />
Arras Cedex, Artois Press Université,<br />
2009 (Études littéraires et linguistiques).<br />
L’opera contiene gli atti <strong>di</strong> due<br />
convegni tenutisi presso l’Università<br />
<strong>di</strong> Artois nel giugno 2006 e nel<br />
gennaio 2007. Nelle quattro sezioni<br />
in cui il testo è sud<strong>di</strong>viso la biblioteca,<br />
o collezione, ideale o reale, viene<br />
osservata secondo <strong>di</strong>fferenti punti<br />
<strong>di</strong> vista, quello dell’utente-lettore e<br />
quello del produttore (bibliotecario<br />
e/o e<strong>di</strong>tore), quin<strong>di</strong> viene inserita<br />
nel campo delle lettere e definita sia<br />
come luogo del sapere sia come luogo<br />
<strong>di</strong> potere. Infine, vengono presentate<br />
le biblioteche <strong>di</strong> alcuni scrittori<br />
per analizzare il rapporto tra un<br />
autore e i libri scritti da altri. In copertina<br />
è presente la riproduzione<br />
<strong>di</strong> una stampa del 1664 <strong>di</strong> Jean Lepautre<br />
(1618-1682) dal titolo Un bibliophile<br />
en costume de fou. (P.M.F.)<br />
�Porzio, Simone (1497-1554).<br />
De conflagratione agri Puteolani,<br />
Simonis Portii Neapolitani epistola. Firenze,<br />
Lorenzo Torrentino, 1551.<br />
Prima e<strong>di</strong>zione uscita dai torchi<br />
del tipografo fiorentino della ra-<br />
ra opera in sole otto pagine del me<strong>di</strong>co<br />
e filosofo napoletano che contiene<br />
il riassunto sul terremoto <strong>di</strong><br />
Pozzuoli. L’Autore, insieme a Francesco<br />
Del Nero, fu testimone dell’eruzione<br />
del Monte Nuovo. (A.P.P.)<br />
�Vico, Giovanni Battista<br />
(1668-1744).<br />
Panegyricus Philippo V. Hispaniarum,<br />
In<strong>di</strong>arumque, & utriusque<br />
Siciliae potentissimo regi a Jo: Baptista<br />
a’ Vico, regio eloquentiae professore<br />
inscriptus, <strong>di</strong>ctatus. Napoli, Felice<br />
Mosca, 1702.<br />
Prima e unica e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />
estrema rarità con attualmente nessuna<br />
copia censita in Italia e soltanto<br />
una copia censita in Massachusetts<br />
(cfr. OPAC Worldcat). “E nel Catalogo<br />
delle opere, che segue alla Autobiografia<br />
stampata a Venezia nel<br />
1728, il Vico aggiunge che il Panegyricus<br />
Pilippo V Hispaniarum regi <strong>di</strong>ctus<br />
fu ‘stampato in Napoli l’anno 1702,<br />
che, come si può vedere dal contesto,<br />
l’autore lavorò in un giorno, per comando<br />
del duca <strong>di</strong> Ascalona viceré <strong>di</strong><br />
Napoli’ (V, p. 89). Infine, nel Catalogo<br />
che accompagna una supplica<br />
dell’anno 1734, aggiunge ancora che<br />
il Panegyricus fu ‘stampato in Napoli<br />
dal Mosca’, e che ‘ne presentò una<br />
copia scritta a mano ad esso serenissimo<br />
principe quando venne in Napoli,<br />
e gli stampati <strong>di</strong>stribuì per la<br />
corte; e gli altri neppur si trovano’ (V,<br />
p. 92). Un’orazione dunque o, meglio,<br />
un’allocuzione che il Vico ebbe<br />
‘l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> scrivere, stampare e presentare<br />
appena otto giorni prima<br />
della partenza del re da Napoli, cioè<br />
il 25 <strong>maggio</strong> 1702’ (VII, Nota Bibliografica,<br />
p. 311), e che egli scrisse<br />
d’un fiato e tumultuosamente e compose<br />
‘in un giorno’ e ‘sulle stampe’,<br />
cioè, come suppone il Nicolini, ‘pas-<br />
la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano – <strong>maggio</strong> 2012<br />
sando le cartelle al suo amico tipografo<br />
Felice Mosca <strong>via</strong> <strong>via</strong> che le riempiva’”<br />
(Giambattista Vico, Minora:<br />
scritti latini storici e d’occasione, a<br />
cura <strong>di</strong> Gian Galeazzo Visconti, Napoli,<br />
Guida, 2000, p. 122). Pubblicata<br />
per incarico dell’Università <strong>di</strong> Napoli,<br />
l’allocuzione ha uno scopo decisamente<br />
laudativo, in onore <strong>di</strong> un<br />
sovrano che la storia ricorda come<br />
un uomo <strong>di</strong> pochi <strong>di</strong>fetti ma anche <strong>di</strong><br />
poche virtù (cfr. Rosalinda D’Angelo,<br />
Per l’e<strong>di</strong>zione critica dell’allocuzione<br />
sulla venuta <strong>di</strong> Filippo V a Napoli,<br />
1702, Napoli, 1982). (A.P.P.)<br />
�Wyatt, M. Digby (1820-<br />
1877).<br />
The art of illuminating as practised<br />
in Europe from the earliest times.<br />
Illustrated by borders, initial letters,<br />
and alphabets, selected & chromolitographed<br />
by W.R. Tymms with an essay<br />
and instructions by M.D. Wyatt. Londra,<br />
Day and Son, [1860].<br />
Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa interessante<br />
opera, importante esempio<br />
<strong>di</strong> stampa cromolitografica e testimonianza<br />
dell’interesse del XIX<br />
secolo verso l’arte e la decorazione<br />
gotica. M. Digby Wyatt (1820-<br />
1877), architetto organizzatore<br />
dell’Esposizione <strong>di</strong> Londra del<br />
1851, vi traccia un excursus della<br />
storia dell’adornamento applicato<br />
al libro e propone un modello per i<br />
futuri artigiani decoratori. L’e<strong>di</strong>zione<br />
è arricchita da 95 tavole cromolitografate<br />
contenenti riproduzioni<br />
<strong>di</strong> ornamenti e miniature me<strong>di</strong>evali<br />
realizzate da William<br />
Tymms, apprezzato poi per il lavoro<br />
con John Oba<strong>di</strong>ah Westwood sui<br />
Facsimiles of the Miniatures & Ornaments<br />
of Anglo-Saxon & Irish Manuscripts<br />
(1868).<br />
McLean 85. (A.C.)