58 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano – <strong>maggio</strong> 2012 Da sinistra: esempio <strong>di</strong> poesia futurista <strong>di</strong> Paolo Buzzi; de<strong>di</strong>ca “A Mario Morini perché continui con autentico amore ad essere il figlio spirituale <strong>di</strong> Paolo. Maria Buzzi gennaio 1957” in Il canto quoti<strong>di</strong>ano, Milano, La Prora, 1933 Est, 1946; Atomiche, 1952. Nella sua vita Buzzi scrisse circa 40 opere, a metà della sua carriera letteraria <strong>di</strong>chiarò: «Io ho scritto troppo, in versi e in poesia. Lo riconosco», e nonostante le sue innumerevoli attività letterarie e amministrative si definì sempre un uomo <strong>di</strong> poco valore: «un povero essere, dopotutto, nonostante le origini lontanamente illustri». L’attività <strong>di</strong> pubblica ammini- Bibliografia: PAOLO BUZZI, Selecta (1898- 1954). Poesie e prose e<strong>di</strong>te e ine<strong>di</strong>te, Torino, E<strong>di</strong>zioni Impronta, 1955. strazione rese Buzzi molto sensibile ai fatti storici e politici riguardanti Milano e la Lombar<strong>di</strong>a, che furono un tema molto presente nelle sue opere. In Nostra Signora degli Abissi, scritto nel 1935, riuscì anche a prevedere la <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> Milano sotto le bombe delle incursioni aeree che avvenne nel 1943. Paolo Buzzi non appartenne a una precisa corrente letteraria, ma con la sua fantasia e sensibilità con- Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell’Enciclope<strong>di</strong>a Italiana, 1972, XV, pp. 662-664. O<strong>maggio</strong> a Paolo Buzzi, Mi- lano, Torino, E<strong>di</strong>zioni Impronta, 1958. ELENA RAMPAZZO, Paolo Buzzi tra Gabriele D’Annunzio e Giuseppe Garibal<strong>di</strong>. Presente tribuì allo sviluppo <strong>di</strong> molte avanguar<strong>di</strong>e, riuscendo a essere apprezzato in <strong>di</strong>fferenti stili, come manifestò nell’ultimo paragrafo della premessa a Poema dei Quarant’anni del 1922: «Lo de<strong>di</strong>co ai miei fratelli <strong>di</strong> tutte le avanguar<strong>di</strong>e del mondo i quali hanno mostrato tanto spesso d’amarmi come è giusto che si amino, vivi, i Poeti null’altro chiedenti all’avvenire fuor che una stella sovra la tomba appartata». e passato nella mitopoiesi della «Nuova Italia», in “Rivista <strong>di</strong> letteratura italiana”, XXVII (2009), 3, pp. 203- 219.
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