Scarica l'edizione di maggio - Biblioteca di via Senato
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<strong>maggio</strong> 2012 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano 57<br />
Versi liberi (1913), L’ellisse e la spirale.<br />
Film e parole in libertà (1915). Fu soprattutto<br />
nella poesia che Buzzi regalò<br />
il suo apporto linguistico, la sua<br />
continua sperimentazione formale in<br />
rapporto alla tecnica del verso libero<br />
lo portò a essere considerato l’autentico<br />
lombardo erede <strong>di</strong> Lucini.<br />
Carlo Calcaterra, un Maestro<br />
universitario, definì la poesia buzziana<br />
«una rappresentazione della Vita<br />
quale vortice <strong>di</strong> ruote gigantesche<br />
che, invisibili, muovono il mondo.<br />
La purezza <strong>di</strong> quella Poesia è data da<br />
un unico credo artistico: <strong>di</strong>latare al<br />
massimo la tastiera espressiva, rendere,<br />
con ogni in<strong>di</strong>pendenza e sincerità<br />
<strong>di</strong> mezzi, polifonici e melo<strong>di</strong>ci,<br />
popolareschi e contrappuntistici,<br />
onomatopeici e magari dodecafonici,<br />
il nuovo fremito della società meccanica,<br />
elettrica turistica e sportiva».<br />
Buzzi si de<strong>di</strong>cò anche a opere<br />
in prosa <strong>di</strong> inclinazione futurista (La<br />
luminaria azzurra, 1917; La danza<br />
della iena, 1920; Cavalcata delle vertigini,<br />
1924) e apportò un suo contributo<br />
personale alle correnti della<br />
tra<strong>di</strong>zione classica celebrando le virtù<br />
eroiche con il Carme <strong>di</strong> Re Umberto<br />
(1901), Bel Canto (1916), Carmi degli<br />
augusti e dei Consolari (1919) e il<br />
Poema <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong> (1919).<br />
Nel frattempo non smise <strong>di</strong><br />
partecipare alla vita pubblica della<br />
Lombar<strong>di</strong>a e, come Segretario Generale<br />
della Provincia <strong>di</strong> Milano,<br />
<strong>di</strong>ede impulso a molte opere pubbliche,<br />
sostenne la <strong>di</strong>ffusione della cultura<br />
nelle campagne, sviluppò la Politica<br />
del Lavoratore, aumentò l’assistenza<br />
sociale e sanitaria a favore<br />
dei lavoratori e incrementò l’interesse<br />
per le Belle Arti. Scrisse volumi<br />
sul Decentramento Ospitaliero e approfondì<br />
stu<strong>di</strong> sulla lotta contro la<br />
pellagra, la malaria, la tubercolosi e<br />
l’alcolismo nel territorio milanese.<br />
In un suo intervento Buzzi, facendo<br />
considerazioni sul suo doppio<br />
ruolo <strong>di</strong> poeta e amministratore<br />
pubblico, scrisse: «Dicono che i<br />
Poeti siano pessimi amministratori,<br />
eppure furono dei gran<strong>di</strong> maestri [si<br />
riferiva a Gaetano Negri e Tullo<br />
Massarani] a insegnarmi come un<br />
uomo possa benissimo sdoppiare la<br />
propria vita fra la gestione pubblica e<br />
il regno dello spirito» e parlò <strong>di</strong> se<br />
stesso descrivendosi così: «Eccovi<br />
l’uomo a due teste, o amatori <strong>di</strong> fiere<br />
e <strong>di</strong> fenomeni! Egli una ne curva al<br />
giogo asinario per sollevare l’altra al<br />
Cigno dei Cieli».<br />
Proseguì la sua attività letteraria<br />
con opere sia in prosa, sia in versi<br />
integrando temi futuristi con quelli<br />
eroici e lirici (scrisse ad esempio:<br />
Canti per le chiese vuote, 1929; Le dannazioni,<br />
1929; Le beatitu<strong>di</strong>ni, 1930;<br />
Echi del Labirinto, 1931; Canto quoti<strong>di</strong>ano,<br />
1933).<br />
Dopo trentotto anni <strong>di</strong> carriera<br />
pubblica, nel 1935 abbandonò volontariamente<br />
la carica <strong>di</strong> Amministratore<br />
provinciale <strong>di</strong> Milano per<br />
Opera in bronzo raffigurante Paolo<br />
Buzzi <strong>di</strong> profilo realizzata da Enrico<br />
Pancera. Il maestro ne colse i tratti<br />
fisici e la psiche<br />
de<strong>di</strong>carsi completamente alla poesia<br />
e alle lettere, ritirandosi in Brianza,<br />
sua terra d’origine.<br />
Cominciò per Buzzi un lungo<br />
periodo <strong>di</strong> esilio, che durò fino alla<br />
sua morte (1956), lontano dalla vita<br />
mondana a cui era avvezzo. Viaggiò<br />
per l’Egitto, l’Europa e le Alpi con la<br />
sua sposa Maria definita «custode<br />
guerriera» che lo seguiva ovunque<br />
«coi suoi passi <strong>di</strong> Calpurnia eroica e<br />
<strong>di</strong> Cecilia cristiana». Lo scrittore rimase<br />
in contatto con il mondo attraverso<br />
i suoi libri e gli articoli per i<br />
giornali, ma apprezzava molto la visita<br />
<strong>di</strong> qualche amico o la curiosità e<br />
il rispetto <strong>di</strong> qualche giovane interessato<br />
all’amicizia <strong>di</strong> un personaggio<br />
così eclettico e affascinante.<br />
Tra questi possiamo annoverare<br />
Mario Morini (1929-2005), scrittore,<br />
giornalista culturale per la<br />
“Nazione”, “Il Resto del Carlino”,<br />
“Il Corriere Lombardo”, “La Notte”,<br />
personaggio che fu molto legato<br />
all’autore, tanto da essere definito<br />
dalla moglie <strong>di</strong> Buzzi, Maria, «il figlio<br />
spirituale <strong>di</strong> Paolo».<br />
Tale informazione è fornita<br />
dalle de<strong>di</strong>che autografe presenti<br />
sugli esemplari delle opere <strong>di</strong> Buzzi<br />
conservate presso il Fondo <strong>di</strong> Letteratura<br />
del Novecento della <strong>Biblioteca</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong>.<br />
La <strong>Biblioteca</strong> possiede quasi<br />
tutte le opere <strong>di</strong> Paolo Buzzi, molte<br />
delle quali in prima e<strong>di</strong>zione e corredate<br />
<strong>di</strong> de<strong>di</strong>che manoscritte firmate<br />
dall’autore stesso o dalla moglie<br />
Maria nel caso <strong>di</strong> scritti pubblicati<br />
postumi.<br />
La <strong>maggio</strong>r parte dei componimenti<br />
realizzati dopo l’abbandono<br />
degli impegni pubblici del 1935<br />
restarono ine<strong>di</strong>ti, a eccezione <strong>di</strong><br />
Nostra signora degli Abissi, 1935;<br />
Poema <strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>o-Onde, 1940; Elica ad