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54 la Biblioteca di via Senato Milano – maggio 2012 Il carro definito “La Bara” impiegato a Messina per la Festa dell’Assunta noti studiosi, italiani e stranieri. I sedici volumi della collezione “Curiosità popolari tradizionali”, pubblicati in collaborazione con Gaetano di Giovanni, anch’egli siciliano, uscirono tra il 1885 e il 1899 ed estesero a varie regioni d’Italia gli studi sugli usi e i costumi popolari. La prima edizione della NOTE 1 G. GENTILE, Giuseppe Pitrè (1841-1916), Firenze, Sansoni, 1940, pp. 6-7. Cfr. anche ID., Il tramonto della cultura siciliana, Firenze, Sansoni, 1985 2 , pp. 101-129. 2 Cfr. Dizionario generale degli autori italiani contemporanei, Firenze, Vallecchi, 1974, pp. 1055-1056. 3 G. PITRÈ, Proverbi siciliani raccolti e confrontati con quelli degli altri dialetti d’Italia da G. Pitrè. Con discorso preliminare, glossario etc., vol. I, Bologna, Forni, 1969, Bibliografia delle tradizioni popolari d’Italia fu stampata nel 1894 e costituì fin da subito un imprescindibile strumento di consultazione per gli “addetti ai lavori” e non solo. In aggiunta, ormai anziano ma instancabile, Pitrè pubblicò nel 1904 La vita in Palermo cento e più anni fa – l’editio princeps è conserva- pp. VII-VIII (Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane, 8). 4 Cfr. Bibliografia degli scritti di Giuseppe Pitrè, a cura di G. D’Anna, Palermo-San Paolo, Italo-Latino-Americana Palma, 1998, p. 18. 5 Cfr. ibi, p. 23. 6 Cfr. ibi, pp. 27-28. 7 G. PITRÈ, Proverbi siciliani […], vol. I, Bologna, Forni, 1969, pp. X-XI. 8 ID., Spettacoli e feste popolari […], Bologna, Forni, 1969, p. VII (Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane, 12). ta presso la nostra Biblioteca –, viva rappresentazione aneddotica della città da lui tanto amata; organizzò il Museo etnografico siciliano e, nel 1911, ottenne a Palermo la prima cattedra di demopsicologia istituita nelle università. Morì nella città natale il 10 aprile 1916. 9 Cfr. Bibliografia degli scritti di Giuseppe Pitrè, p. 38. 10 Cfr. ibi, pp. 43-44. 11 G. PITRÈ, Usi e costumi, credenze e pregiudizi […], vol. I, Bologna, Forni, 1969, p. 147 (Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane, 14). Cfr. Bibliografia degli scritti di Giuseppe Pitrè, pp. 56-58. 12200 indovinelli di carattere osceno, seppur raccolti da Pitrè, vennero dall’autore lasciati inediti. Cfr. ibi, p. 79. 13 Cfr. ibi , pp. 82-83, 86-87, 91-92.
maggio 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 55 BvS: prime edizioni � Paolo Buzzi, “l’uomo a due teste”: amministratore e poeta Fratello delle avanguardie, scrittore di sensazioni e idee sembrare un’anomalia ricordare un fu- «Potrà turista in una biblioteca, che poi non è dissimile da quei musei che proprio il Futurismo, a parole, diceva di voler distruggere per sempre», e soprattutto trattare di Paolo Buzzi, che si riferiva alle biblioteche come a «quei loculi pieni di libri», paragonandole a dei cimiteri. L’argomento, però, è lecito per l’importanza del personaggio, considerato uno scrittore al pari di Lucini e Marinetti per la sensibilità che riservò agli accadimenti dei primi anni del Novecento. Paolo Buzzi nacque a Milano il 15 febbraio 1874 da Angelo, funzionario statale, e Camilla Riva, erede di una ricca famiglia borghese meneghina. Dopo aver studiato giurisprudenza intraprese la carriera amministrativa che lo portò a diventare segretario generale della provincia della città lombarda. Fin da giovane mostrò un grande interesse per la poesia e nel 1898 esordì pubblicando Rapsodie leopardiane, una raccolta di sonetti, odi, canzoni e romanze per il centenario della nascita del poeta di Recanati. I suoi primi lavori letterari furono caratterizzati da uno stile in- VALENTINA CONTI fluenzato dalla scapigliatura e dal classicismo carducciano, ma solo pochi anni dopo aderì al movimento futurista, diventandone uno degli esponenti più in vista. Collaborò come critico letterario alla rivista “Poesia”, fondata da Sem Benelli e Filippo Tommaso Marinetti, e vinse il concorso letterario del periodico con il poema in prosa L’esilio, in cui raccontava la crisi spirituale della borghesia milanese. Nel febbraio 1909 a Parigi fu uno dei primi a firmare il Manifesto del movimento futurista, in cui si leggeva: «Avevamo vegliato tutta la notte, i miei amici ed io» e tra questi personaggi era citato anche Buzzi, presente nella casa di Marinetti in via Senato 2 a Milano, per definire i caratteri del nuovo movimento artistico. I letterati dichiaravano di essere stanchi dell’immobilità della poesia e si proponevano di cantare l’amore del pericolo, la ribellione, la guerra, il patriottismo proclamando il disprezzo della don- Dall’alto: Paolo Buzzi fotografato da E. Sommariva a Milano; mezzobusto marmoreo di Paolo Buzzi, così descritto da Emilio Gucciardi: “Pupille acute, ironia bonaria, statuario, pallido e serio; apparentemente immobile, ma internamente animatissimo”
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BvS: prime e<strong>di</strong>zioni<br />
�<br />
Paolo Buzzi, “l’uomo a due<br />
teste”: amministratore e poeta<br />
Fratello delle avanguar<strong>di</strong>e, scrittore <strong>di</strong> sensazioni e idee<br />
sembrare un’anomalia<br />
ricordare un fu-<br />
«Potrà<br />
turista in una biblioteca,<br />
che poi non è <strong>di</strong>ssimile da quei<br />
musei che proprio il Futurismo, a parole,<br />
<strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> voler <strong>di</strong>struggere per<br />
sempre», e soprattutto trattare <strong>di</strong><br />
Paolo Buzzi, che si riferiva alle biblioteche<br />
come a «quei loculi pieni<br />
<strong>di</strong> libri», paragonandole a dei cimiteri.<br />
L’argomento, però, è lecito per<br />
l’importanza del personaggio, considerato<br />
uno scrittore al pari <strong>di</strong> Lucini<br />
e Marinetti per la sensibilità che<br />
riservò agli acca<strong>di</strong>menti dei primi<br />
anni del Novecento.<br />
Paolo Buzzi nacque a Milano<br />
il 15 febbraio 1874 da Angelo, funzionario<br />
statale, e Camilla Riva,<br />
erede <strong>di</strong> una ricca famiglia borghese<br />
meneghina.<br />
Dopo aver stu<strong>di</strong>ato giurisprudenza<br />
intraprese la carriera amministrativa<br />
che lo portò a <strong>di</strong>ventare<br />
segretario generale della provincia<br />
della città lombarda. Fin da giovane<br />
mostrò un grande interesse per la<br />
poesia e nel 1898 esordì pubblicando<br />
Rapso<strong>di</strong>e leopar<strong>di</strong>ane, una raccolta<br />
<strong>di</strong> sonetti, o<strong>di</strong>, canzoni e romanze<br />
per il centenario della nascita del<br />
poeta <strong>di</strong> Recanati.<br />
I suoi primi lavori letterari furono<br />
caratterizzati da uno stile in-<br />
VALENTINA CONTI<br />
fluenzato dalla scapigliatura e dal<br />
classicismo carducciano, ma solo<br />
pochi anni dopo aderì al movimento<br />
futurista, <strong>di</strong>ventandone uno degli<br />
esponenti più in vista. Collaborò come<br />
critico letterario alla rivista<br />
“Poesia”, fondata da Sem Benelli e<br />
Filippo Tommaso Marinetti, e vinse<br />
il concorso letterario del perio<strong>di</strong>co<br />
con il poema in prosa L’esilio, in cui<br />
raccontava la crisi spirituale della<br />
borghesia milanese. Nel febbraio<br />
1909 a Parigi fu uno dei primi a firmare<br />
il Manifesto del movimento futurista,<br />
in cui si leggeva: «Avevamo<br />
vegliato tutta la notte, i miei amici ed<br />
io» e tra questi personaggi era citato<br />
anche Buzzi, presente nella casa <strong>di</strong><br />
Marinetti in <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> 2 a Milano,<br />
per definire i caratteri del nuovo<br />
movimento artistico. I letterati <strong>di</strong>chiaravano<br />
<strong>di</strong> essere stanchi dell’immobilità<br />
della poesia e si proponevano<br />
<strong>di</strong> cantare l’amore del pericolo, la<br />
ribellione, la guerra, il patriottismo<br />
proclamando il <strong>di</strong>sprezzo della don-<br />
Dall’alto: Paolo Buzzi fotografato da<br />
E. Sommariva a Milano; mezzobusto<br />
marmoreo <strong>di</strong> Paolo Buzzi, così<br />
descritto da Emilio Gucciar<strong>di</strong>: “Pupille<br />
acute, ironia bonaria, statuario, pallido<br />
e serio; apparentemente immobile,<br />
ma internamente animatissimo”