Scarica l'edizione di maggio - Biblioteca di via Senato
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48 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano – <strong>maggio</strong> 2012<br />
più apprezzato; Longhi a sua volta<br />
chiamò a collaborare Michele Bisi,<br />
suo allievo pre<strong>di</strong>letto, e il bolognese<br />
Francesco Rosaspina, conosciuto<br />
durante i Comizi <strong>di</strong> Lione e già forte<br />
<strong>di</strong> una riconosciuta fama come acquafortista,<br />
il quale, insieme al fratello<br />
Giuseppe, avrebbe dato il contributo<br />
<strong>maggio</strong>re all’intaglio delle<br />
lastre dei Fasti. 2 Longhi preparò<br />
una serie <strong>di</strong> prime incisioni nel 1807<br />
come riferimento per gli altri collaboratori;<br />
nel 1811, quando le sue lastre<br />
furono terminate, subentrarono<br />
al lavoro Bisi, Benaglia e i Rosaspina;<br />
non senza problemi, 3 il lavoro<br />
venne portato a termine nel 1816,<br />
sempre sotto l’accurata supervisione<br />
<strong>di</strong> Appiani, che fece appena in<br />
tempo a vedere, prima <strong>di</strong> morire<br />
l’anno successivo, la realizzazione<br />
completa <strong>di</strong> «ces magnifiques gra-<br />
vures dont la vue dut un instant le<br />
consoler des ses malheurs». 4<br />
Una volta terminata, la serie<br />
<strong>di</strong> incisioni passò poi, attraverso la<br />
Scuola d’Incisione dell’Accademia<br />
<strong>di</strong> Brera dove era in deposito, all’incisore<br />
della Zecca Milanese Giuseppe<br />
Bazzaro; costui ricevette solo<br />
nel 1845 l’opera completa che iniziò<br />
a far circolare d’accordo con i<br />
fratelli Ubicini e poi con l’e<strong>di</strong>tore<br />
Silvestri. Nel 1860 i rami furono<br />
trasferiti a Parigi presso i fratelli<br />
Didot che, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> quarant’anni<br />
dal completamento delle lastre,<br />
promossero una magnifica<br />
e<strong>di</strong>zione in folio oblungo, rilegata<br />
ad album, e de<strong>di</strong>cata da Pietro Barboglio<br />
a Napoleone III, con la quale<br />
si era potuto portare finalmente a<br />
compimento «un voeu non satisfait<br />
du Grand Empereur, qui en avait<br />
Dall’alto: tavola per l’elezione<br />
<strong>di</strong> Bonaparte a Primo Console,<br />
risolta da Appiani in chiave<br />
allegorica: la Francia, seduta al trono,<br />
riceve la spada, o<strong>maggio</strong> e simbolo<br />
<strong>di</strong> fedeltà, da Napoleone,<br />
a sua volta protetto da Marte<br />
e tenuto per mano dalla Gloria.<br />
Sotto: le tre Parche filano lo stame<br />
della vita <strong>di</strong> Napoleone,<br />
ma il Destino sottrae le forbici<br />
ad Atropo; una congiura era stata<br />
infatti or<strong>di</strong>ta nel <strong>di</strong>cembre 1800,<br />
ma Bonaparte ne uscì illeso.<br />
Nella pagina a destra: particolare<br />
dalla Battaglia <strong>di</strong> Arcole,<br />
con l’eroico gesto <strong>di</strong> Napoleone<br />
che, in un momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà<br />
delle truppe, raccoglie la ban<strong>di</strong>era<br />
francese e si lancia contro<br />
l’esercito avversario