Scarica l'edizione di maggio - Biblioteca di via Senato
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ECHI DI KLIMT IN LAGUNA:<br />
VITTORIO ZECCHIN<br />
E GALILEO CHINI<br />
Dovrebbe far riflettere la singolare<br />
situazione che fa sì <strong>di</strong> trovare<br />
contemporanea a Venezia una<br />
grande e bella mostra de<strong>di</strong>cata a Klimt<br />
e al suo tempo – che porta nelle sale del<br />
Palazzo Correr persino il monumentale<br />
Fregio <strong>di</strong> Beethoven – e una mostra a<br />
Milano che si limita a proporre i <strong>di</strong>segni<br />
dello stesso fregio. Si potrà <strong>di</strong>scutere<br />
se non sia stato un azzardo muovere<br />
un’opera così fragile, ma <strong>di</strong> certo<br />
l’occorrenza <strong>di</strong> due mostre sullo stesso<br />
artista, in due città <strong>di</strong>verse, e senza<br />
rendere possibile il confronto fra un<br />
caposaldo della storia dell’arte moderna<br />
e le sue fasi ideative, risponde a logiche<br />
davvero <strong>di</strong>fficili da spiegare.<br />
Sembra essere passata in sor<strong>di</strong>na,<br />
invece, una piccola ma preziosa mostra<br />
che all’ultimo piano <strong>di</strong> Ca’ Pesaro, sede<br />
della Galleria d’arte moderna <strong>di</strong> Venezia<br />
(fino all’8 luglio), fa da corollario alla<br />
grande manifestazione <strong>di</strong> piazza San<br />
Marco. Si tratta <strong>di</strong> Spirito klimtiano.<br />
Galileo Chini, Vittorio Zecchin e la<br />
grande decorazione a Venezia. Una<br />
mostra come questa era necessaria<br />
per chiarire il nesso fra il pittore<br />
viennese e Venezia, e la scelta <strong>di</strong><br />
de<strong>di</strong>cargli una grande mostra in<br />
occasione dei centocinquant’anni della<br />
nascita. Nel 1910, infatti, la Biennale<br />
aveva ospitato una importante sala <strong>di</strong><br />
Klimt, in cui il pubblico italiano (e non<br />
solo), poté vedere per la prima volta<br />
la famosa Giu<strong>di</strong>tta e altre opere del<br />
maestro. Non a tutti piacque quella sala<br />
veneziana, tanto da attirarsi gli strani<br />
<strong>di</strong> Ardengo Soffici, che non esitò a<br />
definirla «un Carnevale in una stanza<br />
mortuaria». Tutta<strong>via</strong>, quella mostra non<br />
era rimasta senza eco, anzi aveva dato<br />
avvio ad un vero e proprio spirito<br />
“klimtiano” nel Liberty veneziano. Lo<br />
<strong>di</strong>mostrano i due gran<strong>di</strong> cicli decorativi<br />
cui è de<strong>di</strong>cata la mostra. Il primo, oggi<br />
smembrato (sei delle do<strong>di</strong>ci tele<br />
conservate a Cà Pesaro), è Le mille e una<br />
notte <strong>di</strong> Vittorio Zecchin, realizzate<br />
dall’artista muranese nel 1914 per<br />
decorare la sala da pranzo del veneziano<br />
Hotel Terminus. Il secondo, dello stesso<br />
anno, è la Primavera commissionato<br />
a Galileo Chini da Antonio Fradeletto<br />
per la decorazione del Salone centrale<br />
del Palazzo dell’Esposizione della Biennale<br />
(oggi della Galleria Nazionale d’Arte<br />
Moderna <strong>di</strong> Roma, ma esposti presso<br />
Sopra: Galileo Chini,<br />
La primavera che<br />
perennemente si rinnova II<br />
A sinistra: Vittorio Zecchin,<br />
dal ciclo Mille e una notte,<br />
Le principesse e i guerrieri<br />
la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano – <strong>maggio</strong> 2012<br />
il Museo Boncompagni, dove approderà<br />
questa mostra in autunno). Da queste<br />
tele ci si rende conto della forza<br />
generatrice dell’opera <strong>di</strong> Klimt in Italia.<br />
Dal maestro viennese, infatti, i pittori<br />
italiani prendono non tanto degli<br />
andamenti lineari, e nemmeno quella<br />
tendenza ad un pittura <strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>visionista:<br />
lo “spirito” del maestro, invece, si<br />
riscontra nella scelta <strong>di</strong> una decorazione<br />
ornata raffinatissima, che carpisce subito<br />
la suggestione dell’applicazione dell’oro a<br />
missione e dell’uso del rilievo in pastiglia:<br />
in questo modo si potevano amplificare<br />
le possibilità <strong>di</strong> rifrazione luminosa delle<br />
superficie riflettenti e accrescere la<br />
percezione preziosa dell’ornamento. Su<br />
motivi astratti che sembrano preludere al<br />
mondo della pura non rappresentazione,<br />
dunque, questi artisti costruivano un<br />
mondo incantato, privo forse delle<br />
inquietu<strong>di</strong>ni decadenti del maestro<br />
viennese, ma che portavano la sua<br />
lezione nel mondo incantato delle fiabe.