Scarica l'edizione di maggio - Biblioteca di via Senato
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ANDANDO PER MOSTRE<br />
A Venezia, fra Liberty, vedute e tauromachie<br />
dal Settecento al XX secolo<br />
<strong>di</strong> luca pietro nicoletti<br />
CANALETTO,<br />
IL QUADERNO VENEZIANO<br />
A PALAZZO GRIMANI<br />
Si è insistito molto, in passato, sulla<br />
leggenda <strong>di</strong> Canaletto che gira per<br />
Venezia con la camera ottica per<br />
riprendere gli scorci da restituire poi, con<br />
grande fedeltà, sulla tela: si era arrivati<br />
all’aberrazione <strong>di</strong> ritenere queste opere<br />
alla stregua della fotografia. Più rare,<br />
invece, sono state le occasioni <strong>di</strong> poter<br />
vedere dal vivo i <strong>di</strong>segni del maestro<br />
veneziano e rendersi conto <strong>di</strong> come la<br />
questione del <strong>di</strong>segno sia più complessa<br />
del previsto. Verte intorno a questo la<br />
mostra Canaletto. Il quaderno veneziano<br />
<strong>di</strong> Palazzo Grimani, a Venezia (fino al<br />
1 luglio), de<strong>di</strong>cata all’omonimo quaderno<br />
<strong>di</strong> vedute della città - appena pubblicato<br />
in copia anastatica da Marsilio - tornato<br />
in laguna soltanto nel 1949 dopo<br />
un complicato periplo collezionistico:<br />
rilegato soltanto nell’Ottocento, alla fine<br />
degli anni Quaranta del Novecento don<br />
Guido Cagnola <strong>di</strong> Gazzada, suo ultimo<br />
Sopra: Antonio Canaletto, Schizzi<br />
architettonici; Quaderno dei <strong>di</strong>segni, l'Arsenale<br />
A destra: Antonio Canaletto e Antonio<br />
Visentini, Campo Santa Maria Formosa<br />
CANALETTO<br />
IL QUADERNO VENEZIANO<br />
VENEZIA,<br />
MUSEO DI PALAZZO GRIMANI<br />
FINO AL 1° LUGLIO<br />
www.palazzogrimani.org<br />
proprietario, ormai anziano, lo spe<strong>di</strong>sce<br />
per posta al Gabinetto dei Disegni e delle<br />
Stampe dell’Accademia <strong>di</strong> Venezia.<br />
Si tratta <strong>di</strong> un documento prezioso per<br />
capire il modo <strong>di</strong> lavorare del pittore,<br />
e immaginarlo girare per la città con<br />
i suoi fascicoli <strong>di</strong> carte per raccogliere<br />
spunti, viste e inquadrature matita nera,<br />
a sanguigna, oppure a penna o punta<br />
la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano – <strong>maggio</strong> 2012<br />
metallica, talvolta con acquerellature.<br />
Non c’è dubbio che si trattasse <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni<br />
preparatori per dei <strong>di</strong>pinti, perché molti,<br />
come è pratica nota del pittore, recano<br />
delle annotazioni ad uso personale circa<br />
i colori, ma anche in<strong>di</strong>cazioni su come<br />
ricomporre in modo unitario le singole<br />
parti <strong>di</strong>segnate dal vero in un’unica<br />
veduta. In mostra, però, ci sono anche<br />
alcuni fogli rari già appartenuti alla<br />
collezione Corniani Algarotti, che<br />
possedeva in origine trentacinque schizzi<br />
del maestro <strong>di</strong>spersi fra 1850 e 1854<br />
e solo in parte reperibili in se<strong>di</strong> <strong>di</strong>verse,<br />
che complicano il <strong>di</strong>scorso. Si tratta<br />
infatti <strong>di</strong> schizzi a penna che conservano<br />
l’imme<strong>di</strong>atezza della copia in presa