Scarica l'edizione di maggio - Biblioteca di via Senato
Scarica l'edizione di maggio - Biblioteca di via Senato
Scarica l'edizione di maggio - Biblioteca di via Senato
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
38<br />
PAGINE CHE PARLANO DI LIBRI<br />
Per una biblioteca degli oggetti letterari.<br />
Due libri sui libri e i loro <strong>di</strong>ntorni<br />
<strong>di</strong> matteo noja<br />
DALLE SCRIVANIE INGOMBRE<br />
ARRIVANO I PENSIERI<br />
Apparentemente non li lega<br />
nessuna cosa, tranne, appunto,<br />
il parlare dei libri, o dei loro<br />
<strong>di</strong>ntorni. Sono Scrivanie e Le voci dei<br />
libri. In realtà li lega strettamente una<br />
fotografia pubblicata nel secondo, che<br />
ritrae l’autore, Ezio Raimon<strong>di</strong>, seduto a<br />
una scrivania ingombra <strong>di</strong> libri e altri<br />
oggetti.<br />
Le scrivanie hanno per gli scrittori<br />
una funzione quasi apotropaica. Ce ne<br />
parla in una sorta <strong>di</strong> auto-recensione<br />
(apparsa sul “Domenicale” del “Sole 24<br />
Ore” <strong>di</strong> domenica 22 aprile scorso),<br />
l’e<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> Scrivanie, Vincenzo Campo,<br />
delle e<strong>di</strong>zioni “Henry Beyle”, che da<br />
qualche tempo ci approvvigiona <strong>di</strong> testi<br />
rari e raffinati, perlopiù <strong>di</strong>menticati,<br />
nelle piccole e<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> pregio che<br />
prendono il nome da quel milanese<br />
“doc” che fu Stendhal.<br />
Campo (<strong>di</strong> cui pubblichiamo<br />
un’intervista a cura <strong>di</strong> Luigi Mascheroni<br />
a p.36) ci conduce tra le “pieghe del<br />
ventre” degli scrittori con perizia.<br />
Peccato che non abbia pensato a<br />
mettere questo testo come prefazione al<br />
suo libretto: lo avrebbe arricchito. Ci<br />
parla <strong>di</strong> uomini con e senza scrivania: ci<br />
parla <strong>di</strong> Montale e Cardarelli, “senza”,<br />
ma anche delle scrivanie <strong>di</strong> Mora<strong>via</strong>,<br />
Pasolini e degli amuleti <strong>di</strong> molti scrittori.<br />
D’altronde la collana in cui compare il<br />
libretto si chiama “Piccola <strong>Biblioteca</strong><br />
degli Oggetti Letterari”. Forse l’e<strong>di</strong>tore<br />
non s’è mischiato per pudore nei<br />
confronti degli autori. Ma ha fatto male:<br />
ci avrebbe guidato meglio tra questi<br />
oggetti che nella mitomania <strong>di</strong> noi<br />
lettori sono sacri.<br />
I testi sono <strong>di</strong> mani preziose:<br />
Kafka, Perec e “l’innominabile anglista”,<br />
il grande saggista ed esteta Mario Praz.<br />
Tre testi che ci presentano, quasi in una<br />
<strong>di</strong>alettica hegeliana, la filosofia, la<br />
materialità e lo stile del luogo dove<br />
alcuni uomini traducono in parole<br />
l’ineffabile alito dell’ispirazione.<br />
Per Kafka le troppe cose<br />
<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nate sulla scrivania sono prive<br />
d’armonia ed equilibrio tanto da essere<br />
intollerabili: «Opuscoli, vecchi giornali,<br />
cataloghi, cartoline illustrate, lettere, in<br />
parte stracciate, in parte aperte. […]<br />
Vecchie carte che avrei già buttato da<br />
un pezzo, se avessi un cestino, matite<br />
spuntate, una scatoletta <strong>di</strong> fiammiferi<br />
vuota, un fermacarte <strong>di</strong> Karlsbad, un<br />
righello con un bordo troppo<br />
accidentato anche per una strada <strong>di</strong><br />
campagna, innumerevoli bottoni da<br />
solino, lame da rasoio senza più filo (per<br />
loro non c’è posto al mondo), mollette<br />
da cravatta e un altro pesante<br />
fermacarte <strong>di</strong> ferro…». Tutto ciò crea:<br />
«Miseria, miseria, eppure intenzioni<br />
buone». Ma tale miseria non può<br />
togliergli il <strong>di</strong>ritto a scrivere: «La<br />
lampada accesa, la casa quieta, le<br />
tenebre <strong>di</strong> fuori, gli ultimi istanti <strong>di</strong><br />
veglia mi danno il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> scrivere,<br />
fosse pure la cosa più misera. E <strong>di</strong> tale<br />
<strong>di</strong>ritto mi avvalgo al piu presto. Sono<br />
fatto così».<br />
Riecheggiano le parole <strong>di</strong> un<br />
nostro grande autore dell’Ottocento,<br />
spesso <strong>di</strong>menticato, Vittorio Imbriani:<br />
la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano – <strong>maggio</strong> 2012<br />
«Non oso scommettere ma giurerei<br />
d’esserci più caos, molto più, sul mio<br />
tavolino che nell’amministrazione<br />
italiana: carte scritte, da scrivere e<br />
geografiche; armi bianche e da fuoco;<br />
oggetti <strong>di</strong> scrittojo; capi <strong>di</strong> vestiario;<br />
libri e libercoli; occhiali e cannocchiali;<br />
mille cosette stravaganti vi sono<br />
confusissimamente frammischiate; e<br />
quantunque volte m’accade <strong>di</strong> cercare o<br />
questo o quello, travolgo ogni cosa in<br />
guisa da far <strong>maggio</strong>re il <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne, se<br />
fosse possibile. Altrimenti, se tutto fosse<br />
or<strong>di</strong>nato, sistemato e classificato, non<br />
saprei lavorare, non mi verrebbe un<br />
pensiero» [Merope IV. Sogni e fantasie <strong>di</strong><br />
Quattr’Asterischi, cap. 1, Il mio scrittoio,<br />
Napoli 1867].<br />
Perec descrive invece la<br />
consistenza della sua scrivania e degli<br />
oggetti che vi sono appoggiati come un<br />
entomologo: «vi sono oggetti utili al<br />
mio lavoro che non si trovano o non si<br />
trovano sempre sul mio tavolo (colla,<br />
forbici, nastro adesivo, bottiglie<br />
d’inchiostro, cucitrice), altri che non<br />
sono imme<strong>di</strong>atamente utili (timbro per<br />
cera lacca), o che servono ad altro<br />
(limetta per unghie) o che non servono<br />
proprio a niente (conchiglia) e che ciò<br />
nonostante vi si trovano». Anche se<br />
nell’elencare gli oggetti si rammarica <strong>di</strong><br />
quanto sia complicato fare una lista e<br />
come la letteratura contemporanea non<br />
ne sia più capace, avendo «<strong>di</strong>menticato<br />
l’arte <strong>di</strong> enumerare: le liste <strong>di</strong> Rabelais,<br />
l’elenco linneano dei pesci in Ventimila<br />
leghe sotto i mari, l’enumerazione dei<br />
geografi che hanno esplorato l’Australia<br />
ne I Figli del capitano Grant…». Alla