Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
«Ti senti bene?»<br />
«Sì. Perché?»<br />
«Perché hapana. Chiedo per sapere.»<br />
«Mi sento benissimo.» Mi alzai, uscii dalla vasca e cominciai ad asciugarmi.<br />
Avrei voluto dire che ero rilassato e un po’ insonnolito e non avevo molta voglia di<br />
parlare e avrei preferito la carne agli spaghetti, ma non me l’ero sentita di uccidere<br />
qualche animale, e per ragioni diverse ero preoccupato per i miei tre figli ed ero<br />
preoccupato per lo Shamba ed ero un po’ preoccupato per G.C. e molto preoccupato<br />
per Mary e pensavo che come medico stregone ero fasullo ma non più fasullo degli<br />
altri, e mi auguravo che il signor Singh si tenesse fuori dai guai e speravo che<br />
l’operazione nella quale eravamo impegnati per il giorno di Natale andasse bene e<br />
che Simenon scrivesse meno libri ma migliori. Non sapevo di che cosa discuteva Pop<br />
con Keiti, quando faceva il bagno, ma sapevo che Mwindi voleva essere amichevole<br />
e lo volevo anch’io. Ma quella sera ero stanco senza ragione e lui l’aveva capito ed<br />
era preoccupato.<br />
«Tu mi chiedi parole wakamba» disse.<br />
E così gli chiesi parole wakamba e mi sforzai di memorizzarle e poi lo ringraziai<br />
e andai fuori a sedermi vicino al fuoco con indosso un vecchio pigiama comprato<br />
nell’Idaho, i piedi infilati in due comodi stivali fatti a Hong Kong, una calda vestaglia<br />
di lana acquistata a Pendleton, nell’Oregon, e bevvi whisky e soda versando il whisky<br />
da una bottiglia che il signor Singh mi aveva dato come regalo di Natale e<br />
aggiungendo acqua bollita attinta dal ruscello che scorreva giù dalla Montagna,<br />
animata da un sifone costruito a Nairobi.<br />
Sono un estraneo, qui, pensai. Ma il whisky disse no, ed era l’ora del giorno in<br />
cui il whisky aveva ragione. Il whisky può avere ragione così come può avere torto, e<br />
ora diceva che non ero un estraneo e io sapevo che a quell’ora del giorno non<br />
sbagliava. Comunque, gli stivali mi avevano seguito perché erano di pelle di struzzo e<br />
ancora ricordavo il posto dove avevo trovato la pelle, dal calzolaio di Hong Kong.<br />
No, non ero stato io a trovare la pelle. Era stato qualcun altro e allora pensai a chi<br />
aveva trovato la pelle e a quei tempi e poi pensai a diverse donne e a come si<br />
sarebbero trovate in Africa e a com’ero stato fortunato a conoscere tante brave donne<br />
che amavano l’Africa. Ne avevo conosciute anche di terribili, che ci erano andate<br />
solo per dire che c’erano state, e avevo conosciuto delle vere puttane e molte<br />
alcolizzate per le quali l’Africa era stata solo un altro posto dove fare le puttane su<br />
più vasta scala o dove ubriacarsi ancora di più.<br />
L’Africa le aveva accolte tutte e in qualche modo le aveva cambiate. E quelle<br />
che erano state incapaci di cambiare la odiavano.<br />
E così ero felice di avere di nuovo G.C. al campo, e lo era anche Mary. Lui pure<br />
era felice di essere tornato perché eravamo diventati una famiglia e quando eravamo<br />
divisi sentivamo sempre la mancanza l’uno dell’altro. G.C. amava il suo lavoro e ci<br />
credeva e lo considerava importante quasi in modo fanatico. Amava gli animali e<br />
voleva prendersene cura e proteggerli, e penso che non credesse a nient’altro, tranne<br />
che a un complicato e assai rigido sistema etico.