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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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Avevo pensato alla domanda e alla stranezza della situazione, e avevo risposto:<br />

«Al suo paese, nessuno vorrebbe mai contarle».<br />

«Ndio» aveva detto Mwindi. Era così che parlavano i Mzee.<br />

In realtà, Mayito aveva una sola moglie. Bellissima. Mwindi se n’era andato<br />

ancor più di malumore.<br />

Ora quel giorno, tornando dallo Shamba, io e Ngui ci impegnammo in quella<br />

caratteristica occupazione degli uomini che consiste nel pianificare un’operazione che<br />

non verrà mai realizzata.<br />

«D’accordo» dissi. «Prendiamo lo Shamba.»<br />

«Bene.»<br />

«E chi si prende Debba?»<br />

«È tua. È la tua fidanzata.»<br />

«Bene. E quando l’avremo preso, come facciamo a tenerlo, se mandano una<br />

compagnia dell’esercito keniota?»<br />

«Ci facciamo mandare delle truppe da Mayito.»<br />

«Mayito è a Hong Kong. In Cina.»<br />

«Abbiamo l’aereo.»<br />

«Non del tipo giusto. Che cosa facciamo senza Mayito?»<br />

«Andiamo sulla Montagna.»<br />

«Molto freddo. Troppo freddo perfino adesso. Perderemo di sicuro lo Shamba.»<br />

«La guerra è merda» disse Ngui.<br />

«Sottoscrivo» risposi. Ora eravamo tutti e due felici. «No. Prendiamo lo Shamba<br />

giorno dopo giorno. Il giorno è la nostra forza. Adesso abbiamo quello che i vecchi<br />

pensano di avere quando moriranno. Adesso cacciamo bene, mangiamo buona carne,<br />

e quando la Memsahib avrà ucciso il leone berremo ancora meglio. Godiamoci i<br />

terreni di caccia mentre siamo ancora vivi.»<br />

Mthuka era troppo sordo per sentire quello che dicevamo. Era come un motore<br />

che funziona alla perfezione, ma scollegato dagli strumenti indicatori. Accade solo<br />

nei sogni, eppure Mthuka aveva la vista migliore di tutti noi, era il miglior guidatore<br />

e, ammesso che una cosa del genere esista, possedeva una profonda percezione<br />

extrasensoriale. Quando entrammo nel campo e Ngui spense il motore, e io sapevo<br />

che non aveva sentito una sola parola di quello che avevamo detto, Mthuka<br />

commentò: «È meglio, molto, molto meglio».<br />

Negli occhi aveva pietà e gentilezza, ed ero consapevole che come uomo era<br />

migliore e più cortese di quanto io sarei mai stato. Mi offrì la scatola del tabacco da<br />

fiuto. Era tabacco seminormale, senza nessuna delle strane aggiunte di Arap Meina,<br />

ma aveva un ottimo sapore e mi cacciai sotto il labbro superiore una grossa presa a<br />

tre dita.<br />

Nessuno di noi aveva bevuto neanche un goccio. Quando faceva freddo, Mthuka<br />

assumeva un portamento da gru, con le spalle curve. Il cielo era coperto e le nuvole<br />

rasentavano la pianura, e appena gli restituii la scatola del tabacco, Mthuka disse:<br />

«Wakamba tu».<br />

Lo sapevamo tutti e due e non c’era niente da fare, e mentre lui copriva la<br />

macchina, io andai alla tenda.<br />

«Era tutto in ordine, allo Shamba?» chiese Miss Mary.

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