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Avevo pensato alla domanda e alla stranezza della situazione, e avevo risposto:<br />
«Al suo paese, nessuno vorrebbe mai contarle».<br />
«Ndio» aveva detto Mwindi. Era così che parlavano i Mzee.<br />
In realtà, Mayito aveva una sola moglie. Bellissima. Mwindi se n’era andato<br />
ancor più di malumore.<br />
Ora quel giorno, tornando dallo Shamba, io e Ngui ci impegnammo in quella<br />
caratteristica occupazione degli uomini che consiste nel pianificare un’operazione che<br />
non verrà mai realizzata.<br />
«D’accordo» dissi. «Prendiamo lo Shamba.»<br />
«Bene.»<br />
«E chi si prende Debba?»<br />
«È tua. È la tua fidanzata.»<br />
«Bene. E quando l’avremo preso, come facciamo a tenerlo, se mandano una<br />
compagnia dell’esercito keniota?»<br />
«Ci facciamo mandare delle truppe da Mayito.»<br />
«Mayito è a Hong Kong. In Cina.»<br />
«Abbiamo l’aereo.»<br />
«Non del tipo giusto. Che cosa facciamo senza Mayito?»<br />
«Andiamo sulla Montagna.»<br />
«Molto freddo. Troppo freddo perfino adesso. Perderemo di sicuro lo Shamba.»<br />
«La guerra è merda» disse Ngui.<br />
«Sottoscrivo» risposi. Ora eravamo tutti e due felici. «No. Prendiamo lo Shamba<br />
giorno dopo giorno. Il giorno è la nostra forza. Adesso abbiamo quello che i vecchi<br />
pensano di avere quando moriranno. Adesso cacciamo bene, mangiamo buona carne,<br />
e quando la Memsahib avrà ucciso il leone berremo ancora meglio. Godiamoci i<br />
terreni di caccia mentre siamo ancora vivi.»<br />
Mthuka era troppo sordo per sentire quello che dicevamo. Era come un motore<br />
che funziona alla perfezione, ma scollegato dagli strumenti indicatori. Accade solo<br />
nei sogni, eppure Mthuka aveva la vista migliore di tutti noi, era il miglior guidatore<br />
e, ammesso che una cosa del genere esista, possedeva una profonda percezione<br />
extrasensoriale. Quando entrammo nel campo e Ngui spense il motore, e io sapevo<br />
che non aveva sentito una sola parola di quello che avevamo detto, Mthuka<br />
commentò: «È meglio, molto, molto meglio».<br />
Negli occhi aveva pietà e gentilezza, ed ero consapevole che come uomo era<br />
migliore e più cortese di quanto io sarei mai stato. Mi offrì la scatola del tabacco da<br />
fiuto. Era tabacco seminormale, senza nessuna delle strane aggiunte di Arap Meina,<br />
ma aveva un ottimo sapore e mi cacciai sotto il labbro superiore una grossa presa a<br />
tre dita.<br />
Nessuno di noi aveva bevuto neanche un goccio. Quando faceva freddo, Mthuka<br />
assumeva un portamento da gru, con le spalle curve. Il cielo era coperto e le nuvole<br />
rasentavano la pianura, e appena gli restituii la scatola del tabacco, Mthuka disse:<br />
«Wakamba tu».<br />
Lo sapevamo tutti e due e non c’era niente da fare, e mentre lui copriva la<br />
macchina, io andai alla tenda.<br />
«Era tutto in ordine, allo Shamba?» chiese Miss Mary.