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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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Proseguimmo oltre l’improvvisata pista di decollo. C’erano animali da tutte le<br />

parti, e dalla mattina del giorno prima l’erba nuova sembrava essere cresciuta di due<br />

o tre centimetri. Erano spuntati anche dei fiori bianchi, folti nella distesa d’erba, tanto<br />

da rendere bianca tutta la pianura. Nella parti più infossate del terreno restava ancora<br />

un po’ d’acqua, e io feci cenno a Mthuka di lasciare la pista, svoltando a sinistra, per<br />

evitare l’acqua stagnante. L’erba fiorita era scivolosa. La luce migliorava di minuto<br />

in minuto.<br />

Mthuka vide gli uccelli pesantemente appollaiati fra i rami dei due alberi sulla<br />

destra, oltre le due prime radure, e li indicò puntando il dito. Se restavano ancora<br />

lassù, voleva dire che il leone era in giro a caccia di preda. Ngui picchiò il palmo<br />

della mano sul fianco della macchina e ci fermammo. Ricordo di aver considerato<br />

strano che Mthuka avesse scorto gli uccelli prima di Ngui, quando Ngui vedeva<br />

molto più dall’alto. Ngui saltò giù dalla macchina e venne lungo la fiancata tenendosi<br />

chino, in modo da non interromperne la sagoma. Mi afferrò per il piede, indicando i<br />

margini della foresta.<br />

Il grande leone dalla criniera scura, con il corpo che appariva quasi nero e la<br />

grossa testa e le spalle che andavano su e giù, trottava verso l’erba alta.<br />

«Lo vedi?» chiesi sottovoce a Mary.<br />

«Lo vedo.»<br />

Ora era in mezzo all’erba e si vedevano solo la testa e le spalle; poi solo la testa;<br />

l’erba ondeggiò e si richiuse dietro di lui. Doveva aver sentito la macchina, oppure si<br />

era diretto subito verso la foresta e ci aveva visti arrivare lungo la strada.<br />

«Sarebbe assurdo che tu ti addentrassi là» dissi a Mary.<br />

«Lo so benissimo. Se fossimo arrivati prima, l’avremmo intercettato.»<br />

«Non c’era abbastanza luce per sparare. Se tu l’avessi solo ferito, io sarei stato<br />

costretto a seguirlo in mezzo all’erba.»<br />

«Noi saremmo stati costretti a seguirlo.»<br />

«Al diavolo questa storia del noi.»<br />

«Come pensi di riuscire ad abbatterlo, ora?» Era arrabbiata, ma arrabbiata solo<br />

perché la prospettiva dell’azione e dell’uccisione dell’animale erano sfumate, eppure<br />

la rabbia non la rendeva stupida, e quindi non dovevo temere che affermasse<br />

veramente di poter inseguire un leone ferito in mezzo all’erba che le arrivava sopra la<br />

testa.<br />

«Scommetto che si sentirà al sicuro, dopo che ci avrà visti proseguire senza<br />

neppure avvicinarsi ai resti della sua preda.» Poi mi interruppi per dire: «Salta su,<br />

Ngui. E tu va’ avanti poli poli, Mthuka». Poi, sentendo Ngui vicino a me e la<br />

macchina che proseguiva lentamente lungo la pista, con i miei due amici e fratelli che<br />

tenevano d’occhio gli avvoltoi appollaiati fra gli alberi, dissi a Mary: «Che cosa pensi<br />

che avrebbe fatto Pop? Che avrebbe seguito il leone in mezzo all’erba e agli alberi<br />

caduti, portandoti con lui, quando non sei abbastanza alta per vedere? E noi, che cosa<br />

dovremmo fare? Farti ammazzare o ammazzare il leone?».<br />

«Non mettere in imbarazzo Charo con i tuoi urli.»<br />

«Non sto urlando.»<br />

«Dovresti ascoltarti, qualche volta.»<br />

«Sta’ a sentire» sussurrai.

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