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sparato bene ed era fiduciosa. Ma se appena ci fosse capitato di spaventarlo o di<br />
spingerlo nell’erba alta o su un terreno difficile dove lei non poteva vederlo a causa<br />
della statura, l’avremmo lasciato in pace finché non avesse acquistato di nuovo<br />
fiducia. Speravo di scoprire che dopo essersi nutrito era andato a bere a una delle<br />
pozze d’acqua che ancora stagnavano negli avvallamenti fangosi della pianura, e poi<br />
si era messo a dormire fra i cespugli o in una della macchie d’alberi che<br />
interrompevano le radure.<br />
La macchina era pronta, con Mthuka al volante, e quando Mary tornò, io avevo<br />
già controllato tutte le armi. Ormai c’era la luce, ma non abbastanza per sparare. Le<br />
nuvole coprivano ancora i pendii della Montagna e non vedevo traccia di sole, anche<br />
se il giorno stava avanzando. Guardai il teschio d’elefante attraverso il mirino del<br />
fucile, ma era ancora troppo buio per sparare. Charo e Ngui erano molto seri e<br />
formali.<br />
«Come ti senti, gattina?» chiesi a Mary.<br />
«Splendidamente. Come pensavi che mi sentissi?»<br />
«Hai usato l’Eygene?»<br />
«Naturalmente» rispose. «E tu?»<br />
«Sì. Dobbiamo solo aspettare che venga più luce.»<br />
«Per me ce n’è abbastanza.»<br />
«Per me no.»<br />
«Dovresti farti curare la vista.»<br />
«Ho detto agli uomini che torneremo per l’ora di colazione.»<br />
«Mi verrà il mal di testa, se non mangio qualcosa.»<br />
«Porteremo del cibo. È in una cassetta là dietro.»<br />
«Charo ha preso munizioni sufficienti per me?»<br />
«Chiediglielo.»<br />
Mary parlò con Charo, che rispose di avere «Mingi risasi».<br />
«Non vuoi arrotolarti la manica destra?» dissi. «Mi avevi chiesto di<br />
ricordartelo.»<br />
«Non ti ho chiesto di ricordarmelo così di cattivo umore.»<br />
«Perché non ti arrabbi con il leone, invece che con me?»<br />
«Non potrei mai arrabbiarmi con il leone. Pensi che ora ci sia abbastanza luce<br />
perché tu possa vedere?»<br />
«Kwenda na Simba» dissi a Mthuka. E poi, a Ngui: «Stai in piedi, là dietro, così<br />
guardi più lontano».<br />
Ci mettemmo in moto, con i pneumatici che mordevano la strada sempre più<br />
asciutta, e io con i piedi fuori dall’apertura priva di portiera, e l’aria fredda che<br />
scendeva dalla Montagna, e il fucile che mi dava una bella sensazione. Lo imbracciai<br />
e mirai un paio di volte. Perfino attraverso le grandi lenti gialle del cannocchiale, che<br />
accentuavano la luce, mi accorsi che non si vedeva abbastanza bene per sparare. Ma<br />
ci avremmo messo venti minuti ad arrivare sul posto e il chiarore aumentava sempre<br />
più.<br />
«La luce andrà bene» dissi.<br />
«Ne ero certa» ribatté Miss Mary. Mi voltai a guardarla. Sedeva con grande<br />
dignità e masticava gomma.