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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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sparato bene ed era fiduciosa. Ma se appena ci fosse capitato di spaventarlo o di<br />

spingerlo nell’erba alta o su un terreno difficile dove lei non poteva vederlo a causa<br />

della statura, l’avremmo lasciato in pace finché non avesse acquistato di nuovo<br />

fiducia. Speravo di scoprire che dopo essersi nutrito era andato a bere a una delle<br />

pozze d’acqua che ancora stagnavano negli avvallamenti fangosi della pianura, e poi<br />

si era messo a dormire fra i cespugli o in una della macchie d’alberi che<br />

interrompevano le radure.<br />

La macchina era pronta, con Mthuka al volante, e quando Mary tornò, io avevo<br />

già controllato tutte le armi. Ormai c’era la luce, ma non abbastanza per sparare. Le<br />

nuvole coprivano ancora i pendii della Montagna e non vedevo traccia di sole, anche<br />

se il giorno stava avanzando. Guardai il teschio d’elefante attraverso il mirino del<br />

fucile, ma era ancora troppo buio per sparare. Charo e Ngui erano molto seri e<br />

formali.<br />

«Come ti senti, gattina?» chiesi a Mary.<br />

«Splendidamente. Come pensavi che mi sentissi?»<br />

«Hai usato l’Eygene?»<br />

«Naturalmente» rispose. «E tu?»<br />

«Sì. Dobbiamo solo aspettare che venga più luce.»<br />

«Per me ce n’è abbastanza.»<br />

«Per me no.»<br />

«Dovresti farti curare la vista.»<br />

«Ho detto agli uomini che torneremo per l’ora di colazione.»<br />

«Mi verrà il mal di testa, se non mangio qualcosa.»<br />

«Porteremo del cibo. È in una cassetta là dietro.»<br />

«Charo ha preso munizioni sufficienti per me?»<br />

«Chiediglielo.»<br />

Mary parlò con Charo, che rispose di avere «Mingi risasi».<br />

«Non vuoi arrotolarti la manica destra?» dissi. «Mi avevi chiesto di<br />

ricordartelo.»<br />

«Non ti ho chiesto di ricordarmelo così di cattivo umore.»<br />

«Perché non ti arrabbi con il leone, invece che con me?»<br />

«Non potrei mai arrabbiarmi con il leone. Pensi che ora ci sia abbastanza luce<br />

perché tu possa vedere?»<br />

«Kwenda na Simba» dissi a Mthuka. E poi, a Ngui: «Stai in piedi, là dietro, così<br />

guardi più lontano».<br />

Ci mettemmo in moto, con i pneumatici che mordevano la strada sempre più<br />

asciutta, e io con i piedi fuori dall’apertura priva di portiera, e l’aria fredda che<br />

scendeva dalla Montagna, e il fucile che mi dava una bella sensazione. Lo imbracciai<br />

e mirai un paio di volte. Perfino attraverso le grandi lenti gialle del cannocchiale, che<br />

accentuavano la luce, mi accorsi che non si vedeva abbastanza bene per sparare. Ma<br />

ci avremmo messo venti minuti ad arrivare sul posto e il chiarore aumentava sempre<br />

più.<br />

«La luce andrà bene» dissi.<br />

«Ne ero certa» ribatté Miss Mary. Mi voltai a guardarla. Sedeva con grande<br />

dignità e masticava gomma.

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