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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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«Dille che verrò allo Shamba quando sarà mio dovere.»<br />

«Fratello, che cos’è questo sogno dove sono impiccato?»<br />

«È un sogno che ho fatto, ma non posso parlartene prima di aver fatto<br />

colazione.»<br />

«Gli altri l’hanno già sentito.»<br />

«È meglio che tu non lo ascolti. Non era un sogno ufficiale.»<br />

«Non posso sopportare di essere impiccato» disse l’Informatore.<br />

«Non ti impiccherò mai.»<br />

«Ma qualcuno potrebbe fraintendere le mie attività.»<br />

«Nessuno ti impiccherà, a meno che tu non abbia a che fare con quegli altri.»<br />

«Ma io ho costantemente a che fare con gli altri.»<br />

«Capisci bene a chi alludo. Ora va’ a riscaldarti vicino al fuoco, mentre preparo<br />

le medicine.»<br />

«Sei mio fratello.»<br />

«No» dissi. «Sono tuo amico.»<br />

Andò vicino al fuoco e io aprii la cassetta dei medicinali per prendere<br />

l’Atabrina, l’aspirina, un linimento, un po’ di sulfamidici e alcune pastiglie contro la<br />

tosse, sperando di sferrare un piccolo colpo contro l’uchawi. Ma continuavo a<br />

ricordare i particolari dell’esecuzione dell’Informatore, vissuta in un terzo dei miei<br />

incubi, e a vergognarmi delle mie fantasie notturne. Gli spiegai quali medicine<br />

prendere e quali dare al padre della ragazza. Poi andammo insieme fino ai bordi del<br />

campo, dove detti alla ragazza due confezioni di spuntini al salmone e un contenitore<br />

di vetro pieno di caramelle, poi chiesi a Mthuka di accompagnarli in macchina allo<br />

Shamba e di tornare subito indietro. Lei mi aveva portato quattro pannocchie di<br />

granturco, e mentre parlavo non alzò mai lo sguardo. Mi appoggiò la testa sul petto,<br />

come fanno i bambini, poi si spostò dall’altra parte della camionetta, dove nessuno<br />

poteva vederla, lasciò cadere il braccio e mi strinse i muscoli della coscia con la<br />

mano. Quando fu a bordo feci la stessa cosa, e lei continuò a non guardarmi. Poi<br />

pensai al diavolo tutto e la baciai sulla testa, e lei scoppiò nella solita risata<br />

impudente. Mthuka sorrise e mise in moto. Il fondo stradale era sabbioso e con<br />

qualche residuo d’acqua, ma solido, e la camionetta si allontanò fra gli alberi, e<br />

nessuno si voltò indietro.<br />

Dissi a Ngui e a Charo che non appena Miss Mary si fosse alzata e avesse fatto<br />

colazione, saremmo andati a nord per un’ispezione di routine, spingendoci il più<br />

lontano possibile. Potevano prendere subito le armi per pulirle dopo tutta quella<br />

pioggia. Raccomandai di fare in modo di togliere tutta l’untuosità dall’interno delle<br />

canne. Faceva freddo e soffiava il vento. Il sole era nascosto dalle nuvole. Ma la<br />

pioggia era finita, a parte forse qualche rovescio. Erano tutti molto indaffarati e non si<br />

sentivano sciocchezze.<br />

A colazione Mary sembrò felice. Aveva dormito bene, dopo essersi svegliata<br />

durante la notte, e i suoi sogni erano stati belli. Prima aveva sognato che Pop, G.C. e<br />

io eravamo stati tutti uccisi. Non ricordava i particolari. Qualcuno le aveva portato la<br />

notizia. Pensava che si fosse trattato di un’imboscata di qualche tipo. Avrei voluto<br />

chiederle se aveva sognato l’impiccagione dell’Informatore, ma decisi che sarebbe<br />

stata un’interferenza. La cosa importante era che si fosse svegliata bene e che non

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