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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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5<br />

La mattina faceva freddo, con nuvole pesanti sopra tutta la Montagna. Si era alzato di<br />

nuovo un forte vento e la pioggia cadeva a scrosci, ma non era più una solida cortina<br />

compatta. Andai fuori a parlare con Keiti e lo trovai molto allegro. Indossava<br />

l’impermeabile e un cappello di feltro. Disse che probabilmente dal giorno dopo il<br />

tempo sarebbe stato bello, e io gli comunicai che avremmo aspettato il risveglio della<br />

Memsahib, prima di picchiare sui paletti delle tende e di allentare le corde bagnate.<br />

Lui era compiaciuto che i fossati fossero risultati così ben fatti che né la tenda dove<br />

dormivamo né la tenda pranzo si fossero allagate. Aveva già ordinato di accendere un<br />

fuoco, e tutto sembrava più bello. Gli raccontai di aver sognato che su alla riserva<br />

aveva piovuto molto forte. Era una bugia, ma pensavo che fosse utile buttarne là una<br />

grossa, in caso ci arrivassero buone notizie da Pop. Se vogliamo fare una profezia, è<br />

meglio farla con le probabilità in nostro favore.<br />

Keiti ascoltò tutto il mio sogno con attenzione, simulando rispetto. Poi mi disse<br />

di aver sognato che aveva piovuto forte su fino al fiume Tana, ai margini del deserto,<br />

e che sei safari erano rimasti isolati e non sarebbero stati in grado di muoversi per<br />

settimane. Questo, così com’era stato calcolato che fosse, rese il mio sogno del tutto<br />

insignificante. Sapevo che il mio sogno era stato registrato e sarebbe stato controllato,<br />

ma decisi di rafforzarlo. E così raccontai, ed era vero, che avevo sognato di impiccare<br />

l’Informatore. Il resoconto fu completo dell’intera procedura seguita: dove, come,<br />

perché. Come l’aveva presa lui e come poi l’avevamo portato via sulla camionetta per<br />

lasciarlo in pasto alle iene.<br />

Keiti odiava l’Informatore, lo odiava da molti anni, e il mio sogno gli piacque,<br />

ma ci tenne a chiarire che lui non aveva assolutamente sognato l’Informatore.<br />

Sapendo che per lui era importante, gli fornii qualche altro particolare<br />

dell’esecuzione. Ne fu entusiasta e commentò con rammarico, ma giudiziosamente:<br />

«Non puoi fare questo».<br />

«Io non posso. Ma forse il mio sogno può.»<br />

«Non devi fare uchawi.»<br />

«Non faccio uchawi. Mi hai mai visto fare del male a un uomo o a una donna?»<br />

«Non ho detto che sei mchawi. Ho detto che non devi diventarlo e che non può<br />

essere di impiccare l’Informatore.»<br />

«Se vuoi salvarlo, posso dimenticare il sogno.»<br />

«È un buon sogno» disse Keiti. «Ma può creare troppi guai.»<br />

Il giorno dopo una pioggia abbondante è un giorno splendido per predicare la<br />

religione, mentre finché piove sembra che la mente dell’uomo si allontani dalla<br />

bellezza della fede. Ormai non cadeva più neanche una goccia ed ero seduto davanti<br />

al fuoco a bere il tè e a guardare il paesaggio imbevuto d’acqua. Miss Mary dormiva<br />

ancora profondamente perché non c’era il sole a svegliarla. Mwindi venne al tavolo<br />

vicino al fuoco con una teiera di tè caldo e me ne versò una tazza.<br />

«Molta pioggia» disse. «Ora finita.»

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