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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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Texas e quando guidavi tu? Allora tenevi un bel diario. Ricordi quando l’aquila<br />

ghermì l’opossum, e l’opossum era tanto pesante che lei dovette mollarlo?»<br />

«Questa volta sono sempre stanca e insonnolita. Allora ci fermavamo presto e<br />

andavamo in un motel dove c’era la luce per vedere che cosa scrivevo. Ora è più<br />

difficile. Ci alziamo all’alba, e a letto non si può scrivere, bisogna andare fuori, e<br />

attorno alla lampada si raccolgono un sacco di insetti sconosciuti. Se conoscessi i<br />

nomi di tutti gli insetti che mi disturbano sarebbe più semplice.»<br />

«Dobbiamo pensare ai poveretti come Thurber e Joyce. Alla fine erano ridotti al<br />

punto di non vedere più quello che scrivevano.»<br />

«A volte neanch’io riesco a leggere le mie cose e grazie al cielo non può<br />

leggerle nessun altro, con quello che annoto.»<br />

«Lo so, facciamo degli scherzi rozzi, perché questa è una spedizione rozzamente<br />

scherzosa.»<br />

«Gli scherzi tuoi e di G.C. sono veramente rozzi e anche quelli di Pop lo sono.<br />

D’accordo, anche a me capita di fare delle battutacce. Ma non terribili come le<br />

vostre.»<br />

«Alcuni scherzi vanno benissimo, in Africa, ma non fuori di qui, perché la gente<br />

non sa come sono fatti un paese e i suoi animali, quando sono gli animali a possedere<br />

il paese. Per non parlare delle bestie feroci. Chi non ha mai incontrato le bestie feroci<br />

non sa niente. Così come non sa niente chi non ha mai dovuto uccidere per procurarsi<br />

la carne, né chi non conosce le tribù e non ha capito che cosa significhi naturale e<br />

normale. Lo so, gattina, mi esprimo molto male, ma cercherò di scriverlo, così sarà<br />

più comprensibile. Guarda, però, che dovrò dire molte cose che la maggior parte della<br />

gente non capisce, né concepisce di poter fare.»<br />

«Lo so» disse Mary. «E poi, ci sono i bugiardi che scrivono libri, e come fai a<br />

competere con i bugiardi? Come fai a competere con uno che racconta di come ha<br />

sparato e ucciso un leone e di come l’hanno caricato su un camion per portarlo al<br />

campo e all’improvviso il leone è tornato vivo? Come fai a competere usando la<br />

verità contro uno che sostiene che il Grande Ruaha andava matto per i coccodrilli?<br />

Ma non sei tenuto a farlo.»<br />

«No» risposi. «E non lo farò. Ma non puoi biasimare i bugiardi, perché lo<br />

scrittore di narrativa non è nient’altro che un bugiardo congenito. Inventa tutto, sia<br />

pure attingendo alla propria conoscenza o a quella degli altri. Io sono uno scrittore di<br />

narrativa, quindi anch’io sono un bugiardo e invento da ciò che so e da ciò che ho<br />

sentito. Sono un bugiardo.»<br />

«Ma tu non mentiresti a G.C., o a Pop, o a me su quello che hanno fatto un<br />

leone, o un leopardo, o un bufalo.»<br />

«No. Ma questa è una questione privata. La mia attenuante è che quando invento<br />

la verità, la rendo più vera di quanto lo sia realmente. È questa la differenza fra i<br />

buoni e i cattivi scrittori. Se scrivo in prima persona, dichiarando che è narrativa, i<br />

critici continueranno a tentare di provare che quelle cose non mi sono mai successe. È<br />

stupido, come se si cercasse di provare che Defoe non era Robinson Crusoe, e che<br />

quindi il suo è un brutto libro. Scusa se ho l’aria di fare un’orazione. Ma in una<br />

giornata di pioggia possiamo anche fare orazioni, fra noi.»

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