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erano pagati com’erano pagati e sistemavano i loro clienti in campi in cui potevano<br />
proteggerli adeguatamente. Pop non avrebbe mai portato Miss Mary a caccia in<br />
quella zona e sapevo che non avrebbe tollerato niente d’irrazionale. Ma io ricordavo<br />
che quasi sempre le donne s’innamoravano dei loro cacciatori bianchi, e speravo che<br />
accadesse qualcosa di tanto spettacolare da trasformarmi in un eroe agli occhi della<br />
mia cliente, facendomi così amare come grande cacciatore dalla mia legittima moglie,<br />
invece di restare per lei solo una noiosa quanto gratuita guardia del corpo. Nella vita<br />
reale, situazioni del genere non capitano spesso, e quando capitano, dato che si sta<br />
attenti a non farle andare troppo oltre, si esauriscono tanto in fretta da spingere le<br />
clienti a pensare che sia stato facile gestirle. Certo era logico che io venissi<br />
continuamente rimproverato: il mio non era certo un comportamento da cacciatore<br />
bianco. Io non agivo come quei ruffiani dai nervi d’acciaio, pronti a dare alle donne<br />
tutto ciò che si aspettano.<br />
Andai a dormire nella grande poltrona all’ombra dell’albero più alto, e quando<br />
mi svegliai, le nuvole erano scese dalle Chulu e si erano ammassate nere contro il<br />
fianco della Montagna. Il sole era ancora fuori, ma si sentiva arrivare il vento, con<br />
dietro la pioggia. Urlai per chiamare Mwindi e Keiti, e quando la pioggia arrivò,<br />
abbattendosi sulla pianura e sugli alberi come una solida massa bianca, tutti<br />
piantavano paletti, allentavano e tiravano corde e scavavano. Pioveva a dirotto e il<br />
vento era molto forte. Per un attimo parve che la tenda principale, quella dove<br />
dormivamo, potesse volare via, ma appena rinforzammo i paletti sul lato esposto al<br />
vento, resse. Poi il ruggito del vento si attenuò e restò la pioggia. Piovve tutta la notte<br />
e quasi tutto il giorno dopo.<br />
Durante la pioggia della prima sera arrivò un poliziotto locale con un messaggio<br />
di G.C. “La spedizione è passata”. L’ascaro era inzuppato d’acqua. Era venuto a piedi<br />
dal punto in cui il suo camion era rimasto impantanato, in alto sulla strada.<br />
Mi chiesi come aveva fatto G.C. ad avere la notizia così in fretta e a passarla<br />
subito a noi. Lungo il tragitto, doveva essersi imbattuto nella guida che la portava a<br />
lui, e lui ce l’aveva ritrasmessa attraverso un camion indù. Non c’erano più problemi,<br />
e così uscii sotto la pioggia battente con indosso l’impermeabile, camminando nel<br />
fango spesso e scansando i rivoli e le pozze d’acqua, e raggiunsi i margini del campo<br />
per dirlo a Keiti. Keiti rimase sorpreso che la comunicazione fosse arrivata così<br />
velocemente, ma fu felice del cessato allarme. Sarebbe stato un grosso problema, se<br />
la situazione li avesse costretti a continuare a muoversi sotto la pioggia. Gli lasciai<br />
detto di riferire ad Arap Meina, se fosse comparso, che poteva dormire nella tenda<br />
pranzo, e Keiti rispose che Arap Meina era troppo intelligente. Non si sarebbe mai<br />
fatto vivo per finire a fare la guardia a un fuoco sotto quella pioggia.<br />
E invece Arap Meina arrivò, bagnato da capo a piedi. Aveva percorso tutta la<br />
strada dallo Shamba nel momento peggiore del temporale. Gli offrii da bere e gli<br />
chiesi se voleva fermarsi, mettersi degli indumenti asciutti e dormire nella tenda<br />
pranzo. Rispose che preferiva tornare al suo Shamba, dove aveva da cambiarsi, e<br />
aggiunse che per lui era meglio stare là, dato che la pioggia sarebbe durata un altro<br />
giorno, o magari due. Gli domandai se aveva previsto tutta quell’acqua, e lui disse di<br />
no. Non l’aveva prevista nessuno, e se qualcuno diceva di sì, era un bugiardo. Per una<br />
settimana era parso che dovesse piovere, e poi era successo all’improvviso. Gli detti