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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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Non ci eravamo mai fatti domande, tranne che sugli aerei e sul volo. Tutto il<br />

resto era sottinteso. Avevo dedotto che fosse nato in Kenia perché parlava molto bene<br />

lo Swahili ed era gentile e comprensivo con gli africani, ma non mi era mai venuto in<br />

mente di chiedergli dove fosse nato. Per quanto ne sapevo, poteva essere arrivato in<br />

Africa da bambino.<br />

Per non sollevare polvere, entrammo nel campo lentamente e ci fermammo sotto<br />

il grande albero, fra le nostre tende e quelle degli uomini. Miss Mary andò a parlare<br />

con il cuoco, Mbebia, perché preparasse subito da mangiare, mentre Willie e io<br />

andammo alla tenda pranzo. Aprii una bottiglia di birra, ancora fredda nella borsa di<br />

tela appesa all’albero, e versai un bicchiere per ognuno di noi.<br />

«Chi è quell’uomo, Papa?» chiese Willie. Glielo dissi.<br />

«L’ho visto prima» continuò lui. «Il vecchio Arap Meina sembrava tenerlo sotto<br />

stretta sorveglianza. Un po’ lo sembra, il tipo da sorvegliare.»<br />

«Controlleremo il suo Shamba. Forse ce l’ha, uno Shamba, e forse hanno<br />

veramente avuto dei guai con gli elefanti. Giacché ci siamo, controlleremo anche il<br />

numero degli elefanti. Così guadagneremo tempo. Poi scaricheremo quell’uomo qui e<br />

daremo un’occhiata attorno per l’altro problema. Prendo Ngui con me. Se ci sono<br />

troppi elefanti, dovremo correre ai ripari. Meina conosce bene tutto il paese, e<br />

potremo entrare in azione io, lui e Ngui, ma solo dopo che io e Ngui avremo fatto il<br />

giro di ricognizione.»<br />

«Mi sembra bene» disse Willie. «Vedo che voi amici avete molto daffare, per<br />

una zona tranquilla come questa. Ecco che arriva Miss Mary.»<br />

Entrò Mary, entusiasta per ciò che avremmo avuto a pranzo.<br />

«Mangeremo cotolette di gazzella di Thomson, purè di patate e insalata. E ci<br />

saranno serviti immediatamente. C’è anche una sorpresa. Grazie per aver trovato il<br />

Campari, Willie. Ne bevo uno subito. Tu ne vuoi?»<br />

«No, grazie, Miss Mary. Io e Papa beviamo birra.»<br />

«Willie, vorrei poter venire anch’io. Comunque, terrò pronto l’elenco degli<br />

acquisti da fare e gli assegni e le lettere, e dopo che avrò ucciso il leone, verrò con te<br />

a Nairobi a comprare le cose per Natale.»<br />

«Devi aver sparato molto bene, Miss Mary, a giudicare dalla bella carne che ho<br />

visto appesa nella tela.»<br />

«C’è una coscia per te. Ho raccomandato di spostarla attentamente per tenerla<br />

sempre all’ombra e poi di avvolgerla bene, prima che tu parta.»<br />

«Come vanno le cose allo Shamba, Papa?»<br />

«Mio suocero ha uno strano disturbo che gli prende lo stomaco e il petto»<br />

risposi. «Lo curo con il linimento Sloan. La prima volta che gli ho massaggiato lo<br />

Sloan sulla pelle, per lui è stato uno choc.»<br />

«Ngui gli ha detto che fa parte della religione di Papa» spiegò Mary. «Ormai<br />

hanno tutti la stessa religione, e questa religione ha raggiunto un punto che considero<br />

orribile. Mangiano spuntini al salmone e bevono birra alle undici di mattina,<br />

sostenendo che è imposto dalla loro fede. Vorrei che tu potessi restare qui, Willie, a<br />

spiegarmi che cosa succede. Hanno slogan terribili e segreti spaventosi.»<br />

«È Gitchi Manitù il Potente contro Tutti gli Altri» spiegai a Willie. «Abbiamo<br />

preso il meglio da varie altre sette e dagli usi e dalle leggi tribali. E l’abbiamo

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