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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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usato, in Swahili veniva chiamato panga ed era una spada dalla grossa lama, affilata<br />

da una sola parte e fabbricata nelle Midlands inglesi, capace di tagliare arbusti,<br />

scavare fossi e, nelle condizioni adatte, di uccidere esseri umani. Quasi tutti i<br />

lavoratori agricoli ne possedevano una. Io non sono un antropologo, e ciò che<br />

descrivo potrebbe non avere senso, ma è così che erano visti i Mau Mau dagli<br />

agricoltori arrivati dall’Europa, dalle loro mogli e dai loro figli. Per quanto triste, la<br />

maggior parte delle persone uccise o mutilate da questa sorta di antropologia<br />

applicata non erano le famiglie degli agricoltori europei, contro i quali, in teoria,<br />

avrebbe dovuto essere usata, ma i Kikuyu che si rifiutavano di prestare il giuramento<br />

e collaboravano con le autorità coloniali inglesi.<br />

Quelle che all’epoca della nostra storia erano note come le Montagne Bianche e<br />

che i Kikuyu ritenevano fossero state rubate a loro, in realtà erano una riserva<br />

destinata esclusivamente all’insediamento degli agricoltori europei. La riserva si<br />

trovava a un’altitudine notevole ed era ben più irrigata dei tradizionali territori dei<br />

Kamba. Per quanto parlassero una lingua bantu strettamente collegata al Kikuyu, per<br />

sopravvivere, gli agricoltori kamba dovevano cacciare e tentare di avere più terra per<br />

integrare il raccolto dei loro campi, certo non coltivati in modo irreprensibile. Di<br />

conseguenza, erano meno attaccati alla terra di quanto lo fossero i loro confinanti<br />

kikuyu. Le diversità culturali fra le due popolazioni erano sottili, e le si possono<br />

capire maggiormente se si paragonano le due nazioni che vivono insieme sulla<br />

penisola iberica, la spagnola e la portoghese. La maggior parte di noi ne sa a<br />

sufficienza per capire come mai una cosa che va bene agli uni può non piacere agli<br />

altri. Lo stesso accadeva con i Mau Mau. In molte occasioni, per i Kamba non andava<br />

bene ciò che piaceva ai Kikuyu. Per gli <strong>Hemingway</strong>, tanto <strong>Ernest</strong> quanto Mary, fu<br />

una fortuna che così fosse, perché altrimenti avrebbero avuto molte probabilità di<br />

essere colpiti a morte nei loro letti, mentre dormivano, dagli stessi inservienti dei<br />

quali tanto si fidavano e che credevano di capire così bene.<br />

All’inizio del capitolo 6 la minaccia di un attacco dall’esterno contro il campo<br />

safari degli <strong>Hemingway</strong> da parte di un gruppo di Mau Mau che avevano prestato<br />

giuramento ed erano evasi dalla prigione, evapora come la foschia dell’alba nel calore<br />

del sole del mattino, e il lettore contemporaneo potrà godere senza difficoltà degli<br />

avvenimenti successivi.<br />

Grazie alla mia casuale posizione di figlio numero due, durante l’infanzia e<br />

l’adolescenza passai molto tempo con mio padre, nel periodo in cui fu sposato con<br />

Martha Gellhorn e con Mary Welsh. Ricordo che un’estate, quando avevo tredici<br />

anni, entrai inavvertitamente nella camera da letto di papà, nella casa che Marty<br />

aveva trovato per loro due a Cuba, e li vidi fare l’amore in uno di quei modi alquanto<br />

atletici consigliati dai manuali sulla ricerca della felicità coniugale. Mi ritirai<br />

immediatamente, e non credo che si accorsero di me, ma mentre rivedevo il<br />

manoscritto per la stampa, arrivato al passaggio in cui papà descrive Marty come una<br />

simulatrice, la scena mi è tornata molto vivida alla mente, dopo cinquantasei anni di<br />

oblio. Altro che simulatrice.<br />

Il dattiloscritto senza titolo di <strong>Hemingway</strong> è di duecentocinquantamila parole e<br />

certo non è un diario. Ciò che qui leggerete è per metà narrativa. Spero che Mary non<br />

si arrabbi troppo con me per aver dato tanto spazio a Debba, la quale rappresenta

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