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Msembi, l’altro cameriere, era alto, bello e rozzo. Indossava sempre la veste<br />
verde da cameriere con l’aria di partecipare a una mascherata. Otteneva questo effetto<br />
mettendosi il berrettino verde sulle ventitré e drappeggiando la veste in modo da<br />
comunicarci che pur rispettandola come simbolo del suo mestiere, la trovava un po’<br />
ridicola. Io e Mary, essendo soli, non avevamo bisogno di due camerieri per servirci a<br />
tavola, ma di lì a poco il cuoco sarebbe andato a trovare la sua famiglia e a portare<br />
quanto era dovuto alle famiglie degli altri, e durante la sua assenza avrebbe cucinato<br />
Msembi. Come tutti, tranne me, odiava l’Informatore, e quella mattina, quando<br />
l’Informatore comparve fuori dalla tenda pranzo, tossicchiando con discrezione,<br />
Msembi mi guardò significativamente, s’inchinò, strinse leggermente gli occhi e uscì<br />
insieme a Ngui.<br />
«Entra, Informatore» dissi. «Che notizie porti?»<br />
«Jambo, fratello mio» rispose lui. Era avvolto nello scialle e si tolse il copricapo<br />
a tamburello. «C’è un uomo che sta oltre Laitokitok che vuole vederti. Sostiene che il<br />
suo Shamba è stato distrutto dagli elefanti.»<br />
«Lo conosci?»<br />
«No, fratello.»<br />
«Vattene e fallo entrare.»<br />
Comparve il proprietario dello Shamba, che si fermò all’ingresso della tenda,<br />
inchinandosi. «Buongiorno, signore.»<br />
Vidi che aveva il taglio di capelli stile Mau Mau di città, divisi nel mezzo e con<br />
un lato rasato a zero. Ma questo poteva non avere nessun significato.<br />
«Parlami degli elefanti» dissi.<br />
«Sono arrivati ieri sera e hanno distrutto il mio Shamba. Credo che è tuo dovere<br />
controllarli. Vorrei che vieni stasera e ne ammazzi uno, così gli altri scappano.»<br />
Lasciando il campo sguarnito, pensai, per quest’assurdità. «Grazie per il<br />
rapporto sugli elefanti» dissi. «Fra non molto arriverà un aereo, e tu verrai con noi.<br />
Faremo una ricognizione dei danni subiti dal tuo Shamba e tenteremo di localizzare<br />
gli elefanti. Ci mostrerai il tuo Shamba e ci illustrerai con esattezza i danni.»<br />
«Ma io non ho mai volato, signore.»<br />
«Comincerai oggi. Lo troverai interessante e istruttivo.»<br />
«Ma non ho mai volato, e forse mi viene il male.»<br />
«La nausea, non il male. Bisogna rispettare la lingua inglese. La parola giusta è<br />
nausea. Ti verranno dati dei contenitori di carta. Non ti interessa vedere la tua<br />
proprietà dall’alto?»<br />
«Sì, signore.»<br />
«Sarà molto interessante. Sarà come se avessi una mappa del tuo regno. Ne<br />
scoprirai le caratteristiche topografiche e i contorni, una conoscenza impossibile da<br />
acquisire in altro modo.»<br />
«Sì, signore» disse. Mi vergognavo un po’, ma c’era quel taglio di capelli, e il<br />
campo conteneva abbastanza cose da giustificare una razzia, e se Arap Meina, Ngui e<br />
io ci lasciavamo trascinare lontano per inseguire una storia di elefanti e distruzioni,<br />
sarebbe stato facile da attaccare.<br />
Poi l’uomo tentò di nuovo, senza rendersi conto che ogni volta peggiorava la<br />
situazione.