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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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volontari. Ngui mi aveva raccontato l’intera storia, fidandosi di me e mettendola sulla<br />

semplice base della lealtà tribale. Sapevo che noi, i cacciatori wakamba, avevamo<br />

fatto molta strada insieme. Ma seduto a bere il tè e a guardare gli alberi verdi e gialli<br />

cambiare colore mentre venivano investiti dalla luce del sole, pensai a quanto lontano<br />

ci eravamo spinti. Finii il tè, andai alla tenda e guardai dentro. Mary aveva già<br />

vuotato la sua prima tazza e l’aveva messa sul piattino vicino alla branda, nel punto<br />

in cui la zanzariera toccava il fondo di tela della tenda. Si era riaddormentata, e la<br />

faccia leggermente abbronzata e i bei capelli biondi spettinati spiccavano contro il<br />

cuscino. Aveva le labbra rivolte verso di me, e mentre la guardavo dormire,<br />

commosso come sempre dal suo bel viso, sorrise lievemente nel sonno. Mi chiesi che<br />

cosa stesse sognando. Poi presi il fucile di sotto le coperte del mio letto e lo portai<br />

fuori dalla tenda per togliere il proiettile dalla canna. Quella era un’altra mattina in<br />

cui Mary poteva concedersi la giusta dose di sonno.<br />

Andai alla tenda pranzo e dissi a Ngui, che stava riordinando, che cosa volevo<br />

per colazione. Un sandwich all’uovo, con l’uovo ben fritto, accompagnato da<br />

prosciutto o pancetta, e fette di cipolla cruda. Se c’era della frutta ne avrei mangiata<br />

un po’, e prima avrei bevuto una bottiglia di birra Tusker.<br />

G.C. e io bevevamo sempre birra a colazione, tranne quando andavamo a caccia<br />

di leoni. La birra prima o durante la colazione era buona, ma rallentava i riflessi, sia<br />

pure di un solo millesimo di secondo. A volte, quando le cose non andavano bene, le<br />

faceva apparire migliori, ed era ottima per chi era andato a letto molto tardi e aveva<br />

qualche rimorso gastrico.<br />

Ngui aprì la bottiglia di birra e ne versò un bicchiere. Gli piaceva versare la birra<br />

in modo che la schiuma salisse fino all’orlo senza traboccare. Ngui era molto bello,<br />

quasi bello come una ragazza, ma per niente effeminato, e G.C. lo prendeva sempre<br />

in giro chiedendogli se si depilava le sopracciglia. E avrebbe anche potuto, perché<br />

uno dei grandi divertimenti delle popolazioni primitive consiste nel sistemare e<br />

risistemare il proprio aspetto, e in questo non c’è nulla di omosessuale. Ma secondo<br />

me, G.C. esagerava nel deridere Ngui, e comunque, siccome il ragazzo era timido,<br />

amichevole e molto devoto, e per giunta un ottimo cameriere che adorava i cacciatori<br />

e i guerrieri, a volte lo portavamo a caccia con noi. Ridevano un po’ tutti di lui perché<br />

non sapeva niente di animali e nel vederli restava regolarmente sbalordito. Ma<br />

imparava qualcosa a ogni nuova uscita e noi lo prendevamo in giro con affetto.<br />

Consideravamo estremamente comico qualunque incidente ci capitasse e qualunque<br />

ferita, purché non fatale e mutilante, e questo era difficile da accettare per quel<br />

ragazzo tanto delicato, gentile e affettuoso. Avrebbe voluto essere un cacciatore e un<br />

guerriero ed era solo un apprendista cuoco e cameriere. E quando non lasciavamo il<br />

campo, in quell’anno in cui fummo tutti tanto felici, poiché la legge tribale non gli<br />

consentiva ancora di bere, uno dei suoi più grandi piaceri era versare la birra per<br />

coloro ai quali bere era consentito.<br />

«Hai sentito il leopardo?» gli chiesi.<br />

«No, Bwana. Ho il sonno troppo profondo.»<br />

Andò a prendere il sandwich che aveva ordinato al cuoco e tornò di corsa per<br />

versarmi dell’altra birra.

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