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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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3<br />

Mi alzai all’alba e andai alla tenda cucina e poi in giro per il campo. Keiti era un<br />

grande tradizionalista, e così ispezionammo tutto in modo assai militare. Vidi che<br />

Keiti non era per niente preoccupato. La carne era appesa, avvolta in teli di cotone, e<br />

gli uomini ne avrebbero avuta abbastanza per tre giorni. I più mattinieri ne stavano<br />

arrostendo una parte, infilzata su rami tagliati. Ripassammo i piani che avevamo fatto<br />

per intercettare i Mau Mau nel caso fossero arrivati in uno degli Shamba.<br />

«Il piano è buono, ma non verranno» disse Keiti.<br />

«Stanotte hai sentito il silenzio, prima del leopardo?»<br />

«Sì» rispose, e sorrise. «Ma era per il leopardo.»<br />

«Non hai pensato che potesse essere per loro?»<br />

«Sì. Ma non era per loro.»<br />

«E va bene» dissi. «Per favore, mandami Mwindi là al fuoco.»<br />

Mi sedetti a bere il tè vicino al fuoco che era stato acceso ammucchiando le<br />

estremità non bruciate dei vecchi ceppi e mettendo dei legnetti sopra la cenere.<br />

Faceva freddo, e Mwindi portò un’altra brocca di tè. Mwindi era formale e<br />

tradizionalista quanto Keiti e aveva lo stesso senso dell’umorismo, tranne che il suo<br />

era più rozzo. Mwindi conosceva l’inglese, ma lo capiva meglio di quanto lo parlasse.<br />

Era molto vecchio e sembrava un cinese nerissimo e dalla faccia lunga. Era lui a<br />

tenere tutte le mie chiavi e a essere responsabile della tenda in cui dormivamo.<br />

Faceva i letti, portava l’acqua per il bagno, lavava la roba, puliva gli stivali,<br />

preparava il tè della mattina e custodiva i miei soldi personali e i soldi che mi<br />

servivano per finanziare il safari. Il denaro era chiuso nel bauletto di ferro e le chiavi<br />

le teneva lui. Gli piaceva che avessi in lui la stessa vecchia fiducia che si aveva un<br />

tempo nella gente. Mi insegnava il Kamba, ma non lo stesso Kamba che imparavo da<br />

Ngui. Era convinto che io e Ngui avessimo una cattiva influenza l’uno sull’altro, ma<br />

era troppo vecchio e troppo cinico per essere disturbato da qualunque cosa, salvo che<br />

dalle interruzioni nell’ordine del suo lavoro. Lavorare gli piaceva e amava le<br />

responsabilità, e aveva trasformato la vita del safari in un gradevole meccanismo ben<br />

oliato.<br />

«Bwana vuole qualcosa?» chiese, in piedi, con l’aria solenne e scoraggiata.<br />

«Abbiamo troppe armi e troppe munizioni, in questo campo» dissi.<br />

«Nessuno sa» rispose. «Tu portate nascoste da Nairobi. Nessuno vede niente a<br />

Kitanga. Noi sempre portiamo nascoste. Nessuno vede. Nessuno sa. Tu sempre dormi<br />

con arma vicino a tua gamba.»<br />

«Lo so. Ma se fossi nei Mau Mau, attaccherei il campo di notte.»<br />

«Se tu eri Mau Mau molte cose succedevano. Ma tu non sei Mau Mau.»<br />

«D’accordo. Ma se non ci stai tu, nella tenda, allora dovrà starci qualcun altro,<br />

armato e responsabile.»<br />

«Prego, Bwana, fai loro fare la guardia fuori. Non voglio nessuno nella tenda.<br />

Della tenda, sono io responsabile.»

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