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«È stato un bel pomeriggio» disse lei. «Grazie, a tutti, grazie mille.»<br />
Andò verso la tenda, dove Mwindi aveva pronta l’acqua calda per il bagno da<br />
versare nella vasca di canapa e io ero felice che lei fosse felice per come aveva<br />
sparato e, aiutato dalla fiaschetta Jinny, ero sicuro che avremmo risolto tutti i<br />
problemi e al diavolo l’eventuale piccolo scarto di quaranta centimetri nel corpo di un<br />
leone da una distanza di venticinque metri. Sì, poteva andarsene al diavolo. La<br />
macchina proseguì, lentamente, fino al posto in cui scuoiavamo e macellavamo.<br />
Venne fuori Keiti con gli altri che lo seguivano e io scesi, dicendo: «La Memsahib ha<br />
ucciso uno gnu con un bel colpo secco».<br />
«Mzuri» disse Keiti.<br />
Lasciammo accesi i fari della macchina per illuminare la scena. Ngui, con in<br />
mano il mio miglior coltello, si unì allo scuoiatore, che aveva già cominciato a<br />
lavorare, accucciato vicino allo gnu.<br />
Mi avvicinai e detti un colpetto alla spalla di Ngui per portarlo fuori dal cono di<br />
luce. Era molto preso dalla macellazione, ma capì e uscì in fretta dal chiarore.<br />
«Taglia un bel pezzo in alto sul dorso per lo Shamba» dissi. Segnai il punto con<br />
il dito sulla sua schiena.<br />
«Ndio.»<br />
«Avvolgilo in parte della trippa, quando la trippa sarà pulita.»<br />
«Bene.»<br />
«Da’ a tutti un bel pezzo di carne normale.»<br />
«Ndio.»<br />
Avrei voluto distribuirne di più, di carne, ma sapevo che non sarebbe stato<br />
giusto e mi placai la coscienza pensando che era necessaria per le operazioni dei due<br />
giorni futuri, e ricordandomelo dissi a Ngui: «Aggiungi anche un grosso pezzo di<br />
carne da stufato per lo Shamba».<br />
Poi mi allontanai dalle luci della macchina e raggiunsi l’albero subito fuori dal<br />
bagliore del fuoco della cucina, dove aspettavano la Vedova, il suo bambino e Debba.<br />
Le due donne indossavano i loro abiti variopinti, ormai scoloriti, e stavano<br />
appoggiate all’albero. Il bambino venne avanti e mi picchiò la testa sulla pancia e io<br />
lo baciai sulla testa.<br />
«Come va, Vedova?» chiesi. Lei scosse la testa.<br />
«Jambo, tu» dissi a Debba. Baciai anche lei sulla testa e lei rise. Alzai la mano<br />
per posargliela sul collo e poi sulla nuca, e lei mi dette due colpetti contro il cuore e<br />
io le baciai di nuovo la testa. La Vedova era molto tesa, quando disse: «Kwenda na<br />
shamba» il che significava, torniamo al villaggio. Debba non aprì bocca. Aveva perso<br />
la sua bella impudenza kamba e io le accarezzai di nuovo la testa china, che era<br />
morbida al tatto, e le sfiorai i punti segreti dietro le orecchie e lei alzò la mano,<br />
furtivamente, per toccare le mie peggiori cicatrici.<br />
«Vi accompagna Mthuka con la macchina» dissi. «C’è della carne per la<br />
famiglia. Io non posso venire. Jambo, tu» aggiunsi, con quello che era il modo più<br />
brusco e amorevole per porre fine in fretta alla situazione.<br />
«Quando verrai?» chiese la Vedova.<br />
«Uno di questi giorni. Quando sarà mio dovere venire.»<br />
«Andremo a Laitokitok prima della Nascita di Gesù Bambino?»