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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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Mary mi aveva chiesto di esibirmi, alzai lentamente la mano sinistra e me la picchiai<br />

contro il lato del collo. Questo stava a indicare il punto in cui intendevo colpire.<br />

Qualunque altro punto non sarebbe valso niente. Nessuno indica mai un punto così<br />

preciso su un piccolo animale come la Thomson, che può fuggire velocemente. Ma se<br />

l’avessi colpita dove dicevo sarebbe stato un bene per il morale, e se non ci riuscivo,<br />

sarebbe stata considerata un’ovvia impossibilità.<br />

Era gradevole camminare nell’erba tra i fiori bianchi e procedetti lentamente con<br />

il fucile dietro di me, contro la gamba destra, la canna verso terra. Mentre avanzavo<br />

non pensavo a niente, tranne che era un bel pomeriggio e che ero fortunato a essere in<br />

Africa. Ormai avevo raggiunto l’estremità destra del folto di cespugli e avrei dovuto<br />

chinarmi e strisciare, ma c’erano troppa erba e troppi fiori e portavo gli occhiali ed<br />

ero troppo vecchio per strisciare. E così tolsi la sicura, tenendo il dito sul grilletto.<br />

Quando alzai il fucile, le due gazzelle schizzarono via di corsa. La più lontana<br />

aveva la testa voltata verso di me. Puntarono i piccoli zoccoli e partirono in un<br />

galoppo saltellante. Centrai la seconda nel mirino, spostai il peso del corpo sul<br />

davanti del piede sinistro, la tenni nel mirino e poi la superai lentamente. Tirai<br />

quando il fucile puntò davanti a lei. Ci fu lo schiocco dello sparo e un secco uànc, e<br />

mentre spingevo avanti la seconda cartuccia, vidi il ventre bianco e le quattro zampe<br />

rigide nell’aria, e poi le zampe che si abbassavano lentamente. Mi avvicinai, sperando<br />

di non aver commesso l’errore di colpirla alla schiena o di ferirla o di prenderla nella<br />

parte superiore della spina dorsale o nella testa, e sentii arrivare la macchina. Charo<br />

balzò giù con il coltello in mano e corse dalla gazzella e rimase lì.<br />

Lo raggiunsi, dicendo: «Halal».<br />

«Hapana» rispose lui, e toccò i poveri occhi morti con la punta della lama.<br />

«Comunque sia, halal.»<br />

«Hapana» ripeté. Non l’avevo mai visto piangere, ed era molto vicino alle<br />

lacrime. Quella era una crisi mistica, e lui era vecchio e devoto.<br />

«Okay» dissi. «Infilzala, Ngui.»<br />

Erano rimasti tutti molto silenziosi per rispetto a Charo. Tornò alla camionetta, e<br />

fu come se ci fossimo solo noi non credenti. Mthuka mi strinse la mano, mordendosi<br />

le labbra. Pensava a suo padre, che non avrebbe potuto godere della carne della<br />

gazzella. A Ngui scappava da ridere, ma si sforzava di non darlo a vedere. Il portatore<br />

d’armi che Pop aveva lasciato con noi aveva la faccia di un elfo rotondo e molto<br />

scuro. Si portò la mano alla testa in segno di dolore. Poi se la picchiò sul collo. Il<br />

ragazzo che ci aiutava a trasportare le cose pesanti aveva l’aria beata, allegra e<br />

stupida, ed era felice di essere là fuori con i cacciatori.<br />

«Dove l’hai colpita?» chiese Mary.<br />

«Nel collo, temo.»<br />

Ngui le mostrò il foro, e lui, Mthuka e il portatore afferrarono la gazzella, la<br />

fecero oscillare e la caricarono nel retro del veicolo.<br />

«Sembra un po’ troppo una magia» disse Mary. «Quando ti ho chiesto di esibirti<br />

non intendevo fino a questo punto.»<br />

Entrammo nel campo procedendo lentamente per accompagnare Miss Mary e<br />

non sollevare polvere.

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