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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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perché non vedesse Charo infilare il coltello nel punto particolare che rendeva il<br />

vecchio maschio carne buona per tutti i maomettani.<br />

«Non sei contento che mi sia avvicinata tanto a lui e che l’abbia ucciso nel modo<br />

preciso e pulito che ci si aspettava da me? Non sei un po’ orgoglioso della tua<br />

piccolina?»<br />

«Sei stata meravigliosa. L’hai raggiunto in modo perfetto e l’hai ucciso con un<br />

solo colpo, e lui non ha neanche capito che cosa stava succedendo e non ha<br />

assolutamente sofferto.»<br />

«Devo dire che era spaventosamente grosso e, tesoro, sembrava addirittura<br />

feroce.»<br />

«Gattina, va’ a sederti in macchina e bevi un sorso dalla fiaschetta Jinny. Io li<br />

aiuto a caricarlo sulla camionetta.»<br />

«Vieni a bere con me. Ho appena sfamato diciotto persone, con il mio fucile, e ti<br />

amo e voglio bere qualcosa. Charo e io non ci siamo avvicinati troppo?»<br />

«Ti sei avvicinata al punto giusto. Non avresti potuto fare di meglio.»<br />

La fiaschetta Jinny era in una tasca della doppia cartucciera spagnola. In realtà,<br />

era una bottiglia da mezzo litro di gin Gordon’s che avevamo comprato a Sultan<br />

Hamid e aveva preso il nome da una famosa vecchia fiaschetta d’argento che alla<br />

fine, dopo un uso ininterrotto, si era dissaldata durante una guerra, spingendomi a<br />

credere per un momento di essere stato colpito alle natiche. La vecchia fiaschetta non<br />

era mai stata riparata bene, e così avevamo battezzato quella piatta bottiglia da mezzo<br />

litro con il nome della lunga fiaschetta da tasca posteriore che sul tappo d’argento<br />

portava il nome di una ragazza, ma non i nomi delle battaglie alle quali era stata<br />

presente, né quelli di coloro che erano morti e avevano bevuto dalla sua imboccatura.<br />

Le battaglie e i nomi avrebbero occupato tutti e due i lati della vecchia fiaschetta<br />

Jinny, purché incisi a piccole lettere. La nuova fiaschetta Jinny, così priva di gloria,<br />

era del tutto anonima.<br />

Mary bevve a canna e io bevvi a canna e Mary disse: «Sai, l’Africa è l’unico<br />

posto in cui il gin puro non sembra più forte dell’acqua.»<br />

«Un pochino sì.»<br />

«Oh, parlavo in senso figurato. Ne berrò un altro sorso, se posso.»<br />

Il gin aveva proprio un buon sapore pulito e riscaldava gradevolmente e rendeva<br />

felici, e per me non era per niente come acqua. Porsi a Mary la fiaschetta e lei bevve<br />

una lunga sorsata. «Anche l’acqua è buona» disse poi. «Non è giusto fare paragoni.»<br />

La lasciai con la fiaschetta Jinny in mano e andai dietro la camionetta, dove la<br />

sponda posteriore era stata abbassata per caricare lo gnu. Per guadagnare tempo, lo<br />

cacciammo dentro intero. Quelli che amavano le interiora potevano prendersele al<br />

campo, quando l’animale sarebbe stato macellato. Tirato su e infilato dentro a forza,<br />

non aveva più nessuna dignità, afflosciato com’era e con gli occhi vitrei, la pancia<br />

grossa, la testa ripiegata a un’angolatura assurda e la lingua grigia penzolante come<br />

quella di un impiccato. Ngui, che con Mthuka aveva fatto lo sforzo maggiore per<br />

tirare su la bestia, ficcò il dito nel foro del proiettile, subito sopra la spalla. Io feci un<br />

cenno e richiudemmo in fretta la sponda. Mi feci prestare la borraccia da Mary per<br />

lavarmi le mani.<br />

«Fa’ il bravo, Papa, bevi un sorso» disse lei. «Come mai sei così cupo?»

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