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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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In macchina, superammo la pista di decollo. In lontananza di fronte a noi si<br />

stendeva l’irregolare territorio della foresta e in una radura vidi due gruppi di gnu che<br />

mangiavano e un vecchio maschio adagiato a terra poco lontano da una macchia<br />

d’alberi. Lo indicai con un movimento della testa a Mthuka, che l’aveva già<br />

avvistato, e con la mano indicai che dovevamo aggirarlo da lontano sulla sinistra per<br />

poi avvicinarci da dietro la vegetazione, in modo da non essere visti.<br />

Feci cenno a Mthuka di fermare la macchina e Mary scese, con Charo che le<br />

andava dietro armato di binocolo. Mary portava il Mannlicher 6.5 e quando fu a terra<br />

imbracciò il fucile, tirò indietro l’otturatore, lo spostò di nuovo in avanti e spinse la<br />

cartuccia in canna.<br />

«Ora che faccio?»<br />

«L’hai visto il vecchio maschio sdraiato a terra?»<br />

«Sì. Ne ho visti anche altri due fra i cespugli.»<br />

«Tu e Charo provate a vedere quanto riuscite ad avvicinarvi a quel vecchio<br />

maschio. Il vento è giusto e dovreste essere in grado di raggiungere gli alberi. Vedi<br />

quel boschetto?»<br />

Era là che se ne stava sdraiato, il vecchio gnu maschio, nero e strano con la sua<br />

testa enorme, china verso il basso, le grandi corna ramificate e la criniera selvaggia.<br />

Charo e Mary si stavano avvicinando alla macchia d’alberi e lo gnu si alzò. Ora<br />

sembrava ancora più strano e nella luce appariva molto nero. Non aveva visto Mary e<br />

Charo e se ne restava di lato rispetto a loro a guardare verso di noi. Pensai che era un<br />

gran bell’animale dall’aspetto particolare e che noi, vedendo gli gnu tutti i giorni, li<br />

davamo troppo per scontati. Non era una bestia dall’aria nobile, ma aveva<br />

indubbiamente qualcosa di straordinario e io mi beai nel guardarlo e nel guardare la<br />

lenta, doppia manovra d’avvicinamento di Mary e Charo.<br />

Mary aveva raggiunto i margini della macchia d’alberi, da dove poteva sparare,<br />

e noi guardammo Charo inginocchiarsi e Mary alzare il fucile e chinare la testa.<br />

Udimmo quasi nello stesso istante lo sparo e il proiettile che colpiva un osso e<br />

vedemmo la sagoma nera del vecchio maschio sollevarsi in aria e ricadere<br />

pesantemente su un fianco. Gli altri gnu galopparono via, saltellando, e noi urlammo<br />

verso Mary e la montagnola nera immobile sull’erba. Quando noi scendemmo dalla<br />

macchina, Mary e Charo erano vicino allo gnu morto. Charo, felice, aveva già in<br />

mano il coltello. Tutti dicevano: «Piga mzuri. Piga mzuri sana, Memsahib. Mzuri,<br />

mzuri, sana».<br />

Misi un braccio attorno alle spalle di Mary. «Bel colpo, gattina, e bella manovra<br />

d’avvicinamento. Ora sparagli alla base dell’orecchio sinistro, per non farlo soffrire.»<br />

«Non dovrei sparargli in fronte?»<br />

«No, ti prego, solo alla base dell’orecchio.»<br />

Mary fece cenno agli altri di allontanarsi, tolse la sicura, alzò il fucile, lo<br />

imbracciò saldamente, tirò un profondo respiro, lo ributtò fuori, spostò il peso del<br />

corpo sulla parte anteriore del piede sinistro e sparò un colpo che produsse un piccolo<br />

foro proprio dove la base dell’orecchio si congiungeva al cranio. Lo gnu distese<br />

lentamente le zampe anteriori e girò molto lentamente la testa. Aveva una certa<br />

dignità nella morte, e io passai il braccio attorno alla vita di Mary e la feci voltare,

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