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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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«Io lo so» risposi e glielo dissi. Sapevo che anche lui sapeva. Ma era un<br />

Informatore e da molto tempo la sua vita era un fallimento ed erano stati i Bwana a<br />

rovinarlo, anche se lui ne attribuiva tutta la colpa a una moglie somala. A rovinarlo,<br />

se quello che l’Informatore raccontava era vero, era stato un Bwana, un grande<br />

Signore, il più grande amico che il Masai avesse mai avuto, ma al quale, così diceva,<br />

piaceva fare le cose dal di dietro. Nessuno sa quanto c’è di vero in quello che un<br />

Informatore racconta, ma la descrizione di questo grande uomo era stata fatta con un<br />

tale misto di ammirazione e rimorso da spiegare molti particolari che non avevo mai<br />

capito. Prima di conoscere l’Informatore, non avevo mai sentito che il grande uomo<br />

avesse la tendenza a fare le cose dal di dietro. Quei racconti sorprendenti mi<br />

lasciavano sempre incredulo.<br />

«Naturalmente» disse l’Informatore, ora che la sua grande voglia d’informare<br />

era stata acuita dal gin canadese, «sentirai dire che sono un agente dei Mau Mau e<br />

potresti crederci perché ho detto quello che ho detto sul fare le cose dal di dietro. Ma,<br />

fratello, non è vero. Amo sinceramente i Bwana e mi fido di loro. Vero è che tranne<br />

un paio, i grandi Bwana sono tutti morti.<br />

«Avrei dovuto condurre una vita molto diversa» continuò. «Pensare a quei<br />

grandi Bwana morti mi fa nascere la decisione di condurre una vita migliore, più<br />

bella. Posso?»<br />

«L’ultimo» dissi. «E solo come medicina.»<br />

Alla parola medicina, l’Informatore s’illuminò. Aveva una grande faccia<br />

simpatica e di una certa nobiltà, percorsa da piccole rughe. Una faccia che rivelava<br />

buon carattere, ma anche dissolutezza e corruzione. Non era una faccia ascetica, ma<br />

nemmeno aveva niente di depravato. Era la faccia di un uomo dignitoso che essendo<br />

un Masai rovinato dai Bwana e da una moglie somala, viveva in un villaggio kamba<br />

fuori legge con lo status di protettore di una Vedova e guadagnava ottantasei scellini<br />

al mese tradendo chiunque riuscisse a tradire. Eppure era una bella faccia, devastata e<br />

allegra, e io ero molto affezionato all’Informatore, malgrado lo disapprovassi<br />

profondamente e gli avessi detto più di una volta che il mio dovere poteva impormi di<br />

farlo impiccare.<br />

«Fratello» disse, «quelle medicine devono esistere. Se non esistessero, come<br />

avrebbe fatto il grande medico con il nome olandese a scrivere di loro su una rivista<br />

seria come il “Reader’s Digest”?»<br />

«Esistono» dissi io. «Ma non le ho. Posso farmele mandare.»<br />

«Fratello, un’altra cosa. Quella ragazza è una cosa molto seria.»<br />

«Se lo dici un’altra volta saprò che sei uno stupido. Come tutti quelli che<br />

bevono, ti ripeti.»<br />

«Mi scuso.»<br />

«Va’, fratello. Tenterò, sinceramente, di mandarti la medicina e altre buone<br />

medicine. Quando ci vedremo la prossima volta sii pronto a raccontarmi ancora un<br />

po’ della storia dello Shamba.»<br />

«Hai messaggi?»<br />

«Niente messaggi.»<br />

Mi sorprendeva sempre pensare che l’Informatore e io avevamo la stessa età.<br />

Non esattamente la stessa età, ma appartenevamo alla stessa generazione, il che non

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