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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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molto famoso, confidava a tutti con grande riservatezza che andavamo alla Mecca<br />

insieme. Solo più tardi avrei scoperto che il grande cacciatore non avrebbe mai potuto<br />

concepirlo.<br />

A un certo punto ero stato messo alle corde da Ngui su un argomento teologico e<br />

sebbene lui non avesse formulato la domanda direttamente gli dissi per sua<br />

informazione che non ero mai stato alla Mecca e non avevo nessuna intenzione di<br />

andarci. Questo lo sollevò molto.<br />

Mary era andata a fare un sonnellino e io rimasi all’ombra della tenda pranzo a<br />

leggere e a pensare allo Shamba e a Laitokitok. Sapevo di non dover pensare troppo<br />

allo Shamba, altrimenti avrei inventato una scusa per andarci. Debba e io non ci<br />

rivolgevamo mai la parola di fronte agli altri. Io dicevo solo «Jambu, tu» e se oltre a<br />

Ngui e a Mthuka c’era qualcun altro, lei chinava la testa con aria molto grave. Se<br />

c’eravamo solo noi tre scoppiava a ridere e anche loro ridevano per poi restarsene in<br />

macchina o andarsene da qualche altra parte, mentre lei e io facevamo un giretto<br />

insieme. La cosa che più le piaceva quando eravamo in pubblico era starsene sul<br />

sedile anteriore della camionetta fra Mthuka, che guidava, e me. Sedeva sempre<br />

molto eretta e guardava tutti gli altri come se non li avesse mai visti prima. A volte<br />

faceva un inchino educato a suo padre e a sua madre e altre volte non li vedeva<br />

neanche. Il suo vestito, che avevamo comprato a Laitokitok, ormai era liso sul seno<br />

per il fatto che lei sedeva sempre così dritta, e con il colore che non aveva resistito ai<br />

lavaggi quotidiani ai quali veniva sottoposto.<br />

Ci eravamo accordati per un nuovo vestito. L’avremmo comprato per Natale, o<br />

per quando avessimo ucciso il leopardo. C’erano molti leopardi, ma questo aveva<br />

un’importanza speciale. Per diverse ragioni, per me era importante quanto il vestito<br />

era importante per lei.<br />

«Se ho nuovo vestito non devo lavare tanto questo» mi aveva spiegato Debba.<br />

«Lo lavi tanto perché ti piace giocare con il sapone.»<br />

«Forse. Ma quando potremo andare insieme a Laitokitok?»<br />

«Presto» dissi.<br />

«Presto non serve a niente.»<br />

«È tutto quello che ho.»<br />

«Quando verrai a bere birra di sera?»<br />

«Presto.»<br />

«Odio presto. Tu e presto siete fratelli bugiardi.»<br />

«Allora non verrà nessuno di noi due.»<br />

«Vieni e porta anche presto.»<br />

«Verrò.»<br />

Quando andavamo in giro in macchina, seduti sul sedile anteriore, a Debba<br />

piaceva sentire l’incisione della vecchia fondina di cuoio della mia pistola. Era un<br />

disegno floreale molto vecchio e consunto e lei lo seguiva accuratamente con la punta<br />

delle dita e poi ritirava la mano e si premeva contro la coscia la pistola con la sua<br />

fondina. Poi si sedeva più eretta che mai. Io le passavo un dito sulle labbra, molto<br />

delicatamente, e lei rideva e Mthuka diceva qualcosa in Kamba e lei si tirava su<br />

diritta e premeva ancora la coscia contro la fondina. Solo molto tempo dopo che tutto

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