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«Ieri notte molti hanno sentito i leoni, e laggiù il rinoceronte ha attraversato le<br />
tracce dei bufali.»<br />
«È troppo tardi per delle buone foto a colori.»<br />
«Lascia perdere. Magari li guardiamo e basta.»<br />
«Ti ispirano più degli stercorari.»<br />
«Non cerco l’ispirazione. Cerco la conoscenza.»<br />
«Sei fortunato ad avere un così vasto campo di ricerca.»<br />
«Sì.»<br />
Dissi a Mthuka di tentare di trovare il rinoceronte. L’animale aveva abitudini<br />
regolari e ora che era in movimento, sapevamo come fare a rintracciarlo.<br />
Non era lontano da dove avrebbe dovuto essere ma, come aveva detto Miss<br />
Mary, era troppo tardi per delle buone fotografie a colori, con i rullini di pellicola<br />
disponibili all’epoca. Il rinoceronte era stato in una pozza d’acqua sporca di argilla<br />
grigio chiaro e nel verde dei cespugli e contro i blocchi di lava di un nero intenso<br />
sembrava di un bianco spettrale.<br />
Lo lasciammo indisturbato ma splendidamente e stupidamente all’erta e<br />
girammo al largo, controvento, per sbucare alla fine sulle pianure saline che si<br />
stendevano verso i bordi della palude. Quella notte ci sarebbe stata pochissima luna e<br />
i leoni sarebbero usciti a caccia. Mi chiesi come poteva essere per la selvaggina, certo<br />
consapevole che stava per arrivare il buio. La selvaggina non aveva mai nessuna<br />
sicurezza, ma in notti come quella ne aveva ancora di meno, e io pensai al buio che<br />
l’aspettava e al grande pitone che sarebbe emerso dalla palude per andare ad<br />
arrotolarsi e ad aspettare ai margini della pianura. Una volta io e Ngui avevamo<br />
seguito le sue tracce fin dentro la palude, ed era stato come seguire l’unica traccia di<br />
un enorme pneumatico da camion. A volte s’infossava nella terra ed era come un<br />
solco profondo.<br />
Trovammo le tracce delle due leonesse sulla pianura e poi lungo la pista. Una<br />
era molto grande. Ci aspettavamo di vederle sdraiate da qualche parte, ma non le<br />
trovammo. Pensai che probabilmente il leone era nella zona del vecchio Manyatta<br />
masai abbandonato e poteva essere lo stesso che aveva aggredito i Masai dai quali<br />
eravamo andati quella mattina. Ma era una semplice congettura e non una prova in<br />
base alla quale ucciderlo. Quella notte avrei ascoltato le leonesse braccare le loro<br />
prede e l’indomani, se le avessimo incontrate, sarei stato di nuovo in grado di<br />
identificarle. Agli inizi G.C. aveva detto che forse avremmo dovuto far scomparire<br />
dalla zona quattro o anche sei leoni. Noi ne avevamo abbattuti tre e i Masai ne<br />
avevano ucciso un quarto e ferito un altro.<br />
«Non voglio avvicinarmi troppo alla palude, altrimenti il vento porta il nostro<br />
odore ai bufali. Invece, chissà, domani potrebbero uscire all’aperto per mangiare»<br />
dissi a Mary, e lei fu d’accordo. E così ci avviammo a piedi per tornare a casa e,<br />
mentre camminavamo, Ngui e io leggemmo i segni sulle pianure.<br />
«Usciremo di prima mattina, tesoro» dissi a Mary. «Abbiamo più di una<br />
possibilità di trovare i bufali all’aperto.»<br />
«Andremo a letto presto e faremo l’amore e ascolteremo la notte.»<br />
«Splendido.»