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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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«Ieri notte molti hanno sentito i leoni, e laggiù il rinoceronte ha attraversato le<br />

tracce dei bufali.»<br />

«È troppo tardi per delle buone foto a colori.»<br />

«Lascia perdere. Magari li guardiamo e basta.»<br />

«Ti ispirano più degli stercorari.»<br />

«Non cerco l’ispirazione. Cerco la conoscenza.»<br />

«Sei fortunato ad avere un così vasto campo di ricerca.»<br />

«Sì.»<br />

Dissi a Mthuka di tentare di trovare il rinoceronte. L’animale aveva abitudini<br />

regolari e ora che era in movimento, sapevamo come fare a rintracciarlo.<br />

Non era lontano da dove avrebbe dovuto essere ma, come aveva detto Miss<br />

Mary, era troppo tardi per delle buone fotografie a colori, con i rullini di pellicola<br />

disponibili all’epoca. Il rinoceronte era stato in una pozza d’acqua sporca di argilla<br />

grigio chiaro e nel verde dei cespugli e contro i blocchi di lava di un nero intenso<br />

sembrava di un bianco spettrale.<br />

Lo lasciammo indisturbato ma splendidamente e stupidamente all’erta e<br />

girammo al largo, controvento, per sbucare alla fine sulle pianure saline che si<br />

stendevano verso i bordi della palude. Quella notte ci sarebbe stata pochissima luna e<br />

i leoni sarebbero usciti a caccia. Mi chiesi come poteva essere per la selvaggina, certo<br />

consapevole che stava per arrivare il buio. La selvaggina non aveva mai nessuna<br />

sicurezza, ma in notti come quella ne aveva ancora di meno, e io pensai al buio che<br />

l’aspettava e al grande pitone che sarebbe emerso dalla palude per andare ad<br />

arrotolarsi e ad aspettare ai margini della pianura. Una volta io e Ngui avevamo<br />

seguito le sue tracce fin dentro la palude, ed era stato come seguire l’unica traccia di<br />

un enorme pneumatico da camion. A volte s’infossava nella terra ed era come un<br />

solco profondo.<br />

Trovammo le tracce delle due leonesse sulla pianura e poi lungo la pista. Una<br />

era molto grande. Ci aspettavamo di vederle sdraiate da qualche parte, ma non le<br />

trovammo. Pensai che probabilmente il leone era nella zona del vecchio Manyatta<br />

masai abbandonato e poteva essere lo stesso che aveva aggredito i Masai dai quali<br />

eravamo andati quella mattina. Ma era una semplice congettura e non una prova in<br />

base alla quale ucciderlo. Quella notte avrei ascoltato le leonesse braccare le loro<br />

prede e l’indomani, se le avessimo incontrate, sarei stato di nuovo in grado di<br />

identificarle. Agli inizi G.C. aveva detto che forse avremmo dovuto far scomparire<br />

dalla zona quattro o anche sei leoni. Noi ne avevamo abbattuti tre e i Masai ne<br />

avevano ucciso un quarto e ferito un altro.<br />

«Non voglio avvicinarmi troppo alla palude, altrimenti il vento porta il nostro<br />

odore ai bufali. Invece, chissà, domani potrebbero uscire all’aperto per mangiare»<br />

dissi a Mary, e lei fu d’accordo. E così ci avviammo a piedi per tornare a casa e,<br />

mentre camminavamo, Ngui e io leggemmo i segni sulle pianure.<br />

«Usciremo di prima mattina, tesoro» dissi a Mary. «Abbiamo più di una<br />

possibilità di trovare i bufali all’aperto.»<br />

«Andremo a letto presto e faremo l’amore e ascolteremo la notte.»<br />

«Splendido.»

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