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estremamente pulita e ordinata. Arap Meina, che era il mio amico più caro e che si<br />
era unito a noi dopo Ngui e Mthuka, era un grande ammiratore della signora Singh.<br />
Aveva raggiunto l’età in cui in fatto di donne, il principale godimento consiste nel<br />
guardarle, e mi aveva ripetuto più volte che con ogni probabilità, dopo Miss Mary, la<br />
signora Singh era la più bella donna del mondo. Arap Meina, che per molti mesi,<br />
prendendo il suo nome per un nome da scuola privata inglese, avevo chiamato per<br />
errore Arab Minor, era dei Lumbwa, una tribù imparentata con i Masai, grandi<br />
cacciatori e bracconieri. Si diceva che, prima di diventare Scout della Caccia, Arap<br />
Meina fosse stato un contrabbandiere d’avorio di grande successo, o quantomeno un<br />
contrabbandiere d’avorio che aveva viaggiato molto ed era stato arrestato poco. Né<br />
lui né io avevamo idea di quanti anni avesse, ma dovevano essere sessantacinque,<br />
settanta. Arap era un cacciatore d’elefanti molto abile e molto coraggioso, e quando<br />
G.C., il suo comandante, era via, toccava a lui effettuare il controllo degli elefanti nel<br />
distretto. Lo amavano tutti moltissimo, e quando era sobrio, o più ubriaco del solito,<br />
aveva un portamento militare estremamente rigido. Mi era capitato di rado di essere<br />
salutato con l’irruenza che Arap Meina sapeva mettere nel saluto quando mi<br />
annunciava di amare Miss Mary e me e nessun altro e che quest’amore era tanto<br />
grande da non riuscire a sopportarlo. Ma prima di raggiungere questo stadio di<br />
alterazione alcolica con le sue servili dichiarazioni di imperitura devozione<br />
eterosessuale, gli piaceva sedere con me nel retro del bar del signor Singh a guardare<br />
la signora Singh che serviva i clienti o sbrigava le faccende di casa. Preferiva<br />
osservare la signora Singh di profilo e io mi divertivo molto a osservare Arab Minor<br />
che osservava la signora Singh o studiava il muro con le oleografie e i ritratti del<br />
capostipite dei Singh, ripreso in genere mentre strangolava un leone e una leonessa;<br />
uno per mano.<br />
Se c’era qualcosa che avevamo bisogno di chiarire bene con il signore o la<br />
signora Singh, o se avevo un colloquio ufficiale con gli anziani masai locali, usavamo<br />
un ragazzo che aveva studiato alla Missione. Il ragazzo se ne restava sulla soglia a<br />
fare da interprete, con in mano una bottiglia di Coca-Cola. In genere cercavo di usare<br />
il meno possibile i servizi del ragazzo della Missione, che era stato ufficialmente<br />
salvato e poteva solo essere corrotto dai contatti con il nostro gruppo. Arap Meina si<br />
dichiarava maomettano, ma avevo notato da tempo che i nostri maomettani praticanti<br />
non mangiavano niente che lui, Arap Meina, avesse macellato; e cioè se era stato lui a<br />
praticare alla gola dell’animale il taglio cerimoniale. La carne veniva considerata<br />
legalmente commestibile solo se quel taglio veniva praticato da un musulmano<br />
osservante.<br />
Una volta che aveva bevuto molto, Arap Meina aveva detto a un po’ di persone<br />
che ai vecchi tempi lui e io eravamo andati insieme alla Mecca. I maomettani<br />
osservanti sapevano che non era vero. Vent’anni prima Charo aveva tentato di<br />
convertirmi all’Islam e io avevo celebrato l’intero Ramadan con lui, rispettando<br />
anche il digiuno. Ma ormai da anni aveva rinunciato a me come possibile convertito.<br />
Comunque, nessuno tranne me sapeva se ero veramente stato alla Mecca.<br />
L’Informatore, che credeva il meglio e il peggio di chiunque, era convinto che fossi<br />
andato alla Mecca molte volte. In quanto a Willie, l’autista di sangue misto che avevo<br />
assunto dopo che mi aveva raccontato di essere figlio di un vecchio portatore d’armi