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tutti a vedere l’angolatura che impresse al velivolo e poi, quando non fu che un<br />
lontano puntino d’argento, ce ne tornammo a casa.<br />
Mary era bella e affettuosa, e Ngui offeso perché non l’avevo portato con me.<br />
Presto sarebbe stata sera e c’era tutto il tempo per le edizioni aeree dei giornali inglesi<br />
e per la luce accecante che si smorzava e per il fuoco e per gli aperitivi.<br />
Al diavolo, pensai, mi sono complicato troppo la vita, e le complicazioni<br />
aumentano. Ora leggerò qualunque copia del “Time” che a Mary non interessa e<br />
penserò che è tornata da me e mi godrò il fuoco e poi noi due ci godremo i nostri<br />
aperitivi e la cena che verrà dopo. Mwindi le stava preparando il bagno nella vasca di<br />
tela. Il mio bagno sarebbe venuto dopo. Pensai che dovevo lavarmi via tutto,<br />
facendolo evaporare nel bathi, e quando la vasca di tela fu vuotata e lavata e riempita<br />
di nuovo con vecchie taniche piene d’acqua riscaldata sul fuoco, mi ci immersi e mi<br />
rilassai e mi insaponai con il sapone Lifebuoy.<br />
Mi sfregai bene con l’asciugamano e indossai il pigiama, i vecchi stivali<br />
antizanzare comprati in Cina e l’accappatoio. Era la prima volta che facevo un bagno<br />
caldo da quando Mary era partita. Gli inglesi se lo facevano tutte le sere, se era<br />
possibile. Ma io preferivo lavarmi ogni mattina alla catinella, prima di vestirmi, poi<br />
di nuovo quando rientravamo dalla caccia e prima di andare a letto.<br />
Pop detestava che mi comportassi a quel modo, perché il rito del bathi era uno<br />
dei pochi riti del vecchio safari che ancora sopravvivevano. E così, quando Pop era<br />
con noi, per me era un punto d’impegno farmi il bathi caldo. Ma quando mi lavavo in<br />
quell’altro modo riuscivo a trovare le zecche raccolte durante la giornata e chiedevo a<br />
Mwindi o a Ngui di togliermi quelle che non riuscivo a raggiungere. Ai vecchi tempi,<br />
quando andavo a caccia da solo con Mkola, c’erano delle cimici rosse che<br />
s’infilavano sotto le unghie dei piedi, e tutte le sere Mkola e io ci sedevamo alla luce<br />
della lanterna e lui mi toglieva le mie, e io le sue. Nessun bathi le avrebbe eliminate,<br />
ma allora non facevamo bathi.<br />
Pensai ai vecchi tempi e a quanto impegno mettevamo nella caccia, o meglio,<br />
quanta semplicità. A quei tempi, se si mandava a chiamare un aereo significava che si<br />
era insopportabilmente ricchi e non si accettava di affrontare il problema di come<br />
arrivare nelle zone dell’Africa difficili da raggiungere, oppure significava che si stava<br />
morendo.<br />
«Come ti senti dopo il bagno, tesoro, e sei stata bene?»<br />
«Mi sento bene e in forma. Il dottore mi ha ordinato la stessa roba che già<br />
prendevo e del bismuto. Sono stati tutti molto carini, con me. Ma mi sei mancato<br />
molto.»<br />
«I capelli ti stanno benissimo» dissi. «Come hai fatto a ottenere un così bel<br />
taglio kamba?»<br />
«Questo pomeriggio me li sono squadrati un po’ di più ai lati. Ti piacciono?»<br />
«Dimmi di Nairobi.»<br />
«La prima sera ho incontrato un uomo molto simpatico che mi ha portata al<br />
Traveler’s Club, dove mi sono abbastanza divertita, e poi mi ha riaccompagnata in<br />
albergo.»<br />
«Che tipo era?»<br />
«Non lo ricordo molto bene, ma era molto gradevole.»