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Shamba al nostro paese mentre io portavo qui Miss Mary, e io non avevo mai detto<br />
che Miss Pauline era morta perché li avrei rattristati tutti. Né avevo raccontato di<br />
un’altra moglie che a loro non sarebbe piaciuta e che era stata riclassificata, tanto che<br />
ora non rientrava più in quella definizione, né in quella categoria. Anche fra gli<br />
anziani più scettici e conservatori, era molto diffusa la convinzione che, data la<br />
differenza fra i nostri patrimoni, se Ngui aveva cinque mogli io dovevo averne<br />
almeno dodici.<br />
Dalle foto e dalle lettere che avevo ricevuto era scaturita la convinzione, molto<br />
diffusa, che fossi sposato anche con Miss Marlene. Di lei si pensava che lavorasse per<br />
me in un piccolo Shamba dei divertimenti di mia proprietà chiamato Las Vegas. Tutti<br />
consideravano Miss Marlene l’autrice di Lili Marlene e molti pensavano che Lili<br />
Marlene fosse lei e l’avevamo ascoltata centinaia di volte cantare una canzone<br />
intitolata Jonny sul vecchio fonografo a manovella, quando Rapsodia in blu era un<br />
motivo nuovo e Miss Marlene cantava di “mutts around the phlegm”. Questo motivo<br />
aveva sempre commosso tutti profondamente, e quando ero giù di corda o<br />
scoraggiato, cosa che in quei giorni accadeva di rado, per essere lontano dal mio<br />
Shamba dei divertimenti, Molo, che era un fratellastro di Ngui, chiedeva: «Mutts<br />
around the phlegm?» e io rispondevo di metterlo su e lui girava la manovella del<br />
fonografo portatile ed eravamo tutti felici di ascoltare la bella voce profonda della<br />
mia inesistente moglie provenire dal mio Shamba dei divertimenti che lei gestiva con<br />
tanta fedeltà e impegno.<br />
Questa è la materia con la quale vengono costruite le leggende, e il fatto che una<br />
delle mie mogli doveva essere Lili Marlene non rappresentava nessun deterrente per<br />
la nostra religione. Avevo insegnato a Debba a dire: “Vámonos a Las Vegas”. E a lei<br />
il suono della frase piaceva quasi quanto il suono di no hay remedio. Debba aveva<br />
paura di Miss Marlene, malgrado tenesse sulla parete sopra il letto una sua fotografia<br />
con indosso quello che a me sembrava niente, e accanto le pubblicità di una lavatrice,<br />
di un tritarifiuti, di bistecche alte cinque centimetri e di fette di prosciutto, oltre al<br />
disegno del mammut, del cavallino con quattro dita e della tigre dai denti a sciabola<br />
che aveva ritagliato da “Life”. Per lei erano queste le meraviglie del nuovo mondo e<br />
l’unica che le incutesse timore era Miss Marlene.<br />
Dato che ormai ero completamente sveglio e non ero sicuro che sarei riuscito ad<br />
addormentarmi, pensai a Debba e a Miss Marlene e a Miss Mary e a un’altra ragazza<br />
che avevo conosciuto e all’epoca molto amato, una ragazza prosperosa dalle spalle<br />
larghe e dalle tipiche mammelle americane un po’ pneumatiche, tanto ammirate da<br />
quelli che non sanno quanto sia meglio un seno piccolo, sodo e ben formato. Ma<br />
aveva delle belle gambe da negra ed era molto affettuosa, anche se si lamentava<br />
sempre di qualcosa. Comunque, era abbastanza piacevole da ricordare al buio,<br />
quando non riuscivo a dormire, e io ascoltai la notte e pensai per un po’ a lei e alla<br />
baracca di legno e a Key West e ai vari locali da gioco che frequentavamo e alle<br />
mattinate di freddo gelido di quando andavamo a caccia insieme, con il vento che<br />
soffiava forte e il sapore dell’aria di montagna e il profumo dell’artemisia nel tempo<br />
passato in cui lei amava dare la caccia a cose diverse dal denaro. Nessun uomo è mai<br />
veramente solo e le cosiddette ore di buio dell’anima, quando sono sempre le tre di<br />
mattina, sono le ore migliori se non si è ubriachi né si ha paura della notte e di ciò che