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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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16<br />

Avendo accettato la decisione degli anziani, portai Debba, la Vedova e l’Informatore<br />

allo Shamba, dove li lasciai con le cose che avevo comprato per la ragazza, e poi<br />

tornai al campo. Per loro, le cose che avevo comprato erano molto importanti, e ora<br />

tutte e due le donne avevano il tessuto per gli abiti. Mi rifiutai di parlare con mio<br />

suocero e di dargli spiegazioni, e ci comportammo tutti come se stessimo tornando,<br />

magari un po’ tardi, da un giro di acquisti. Sotto lo scialle Paisley dell’Informatore<br />

avevo visto il rigonfio della bottiglia di Grand Macnish con il grasso di leone, ma non<br />

me ne importò. Avevamo del grasso di leone migliore di quello, e se volevamo<br />

potevamo procurarcene dell’altro, e non c’è piccola soddisfazione paragonabile a<br />

quella di scoprire qualcuno, da uno scrittore in su, e “su” è una strada lunga, che vi<br />

ruba qualcosa ed è convinto di non essere stato scoperto. Con gli scrittori non dovete<br />

mai farglielo capire, dato che gli spezzereste il cuore, ammesso che ce l’abbiano, e<br />

qualcuno ce l’ha. E poi, chi vorrebbe mai giudicare le performance cardiache di un<br />

altro uomo, a meno di non essere in gara con lui? Con l’Informatore il problema era<br />

diverso, dato che poteva implicare, e forse implicava, il suo grado di lealtà, che già<br />

era in discussione. Keiti odiava l’Informatore, e con giusta causa, dato che ai vecchi<br />

tempi l’Informatore aveva servito sotto di lui e fra i due erano rimaste molte questioni<br />

irrisolte che risalivano a quando l’Informatore faceva il camionista: con un’insolenza<br />

all’epoca giovanile e con deprecabile franchezza aveva colto di sorpresa Keiti a<br />

proposito del grande aristocratico che, anche secondo l’opinione di altri, era un<br />

invertito. Keiti voleva bene a Pop da quando era entrato al suo servizio, e con l’odio<br />

dei Kamba per gli omosessuali non riusciva a tollerare che un camionista masai<br />

mettesse in dubbio i gusti di un bianco, tanto più un bianco così famoso, e quando i<br />

cattivi soggetti, come accadeva a Nairobi tutte le sere, dipingevano con il rossetto le<br />

labbra della statua eretta in onore di quest’uomo, se ci passava davanti, Keiti non la<br />

guardava. Al contrario, Charo, che come musulmano era più devoto di Keiti, la<br />

guardava e rideva come tutti noi. Ma quando aveva accettato il denaro della Regina,<br />

Keiti si era impegnato per la vita. Era un vero vittoriano, e gli altri di noi che erano<br />

stati edoardiani e poi georgiani e poi, anche se per un breve periodo, di nuovo<br />

edoardiani, solo per diventare ancora georgiani e ora erano sinceramente e<br />

completamente elisabettiani, sia pure entro i limiti delle loro capacità di servire e<br />

delle loro lealtà tribali, avevano ben poco a che fare con il vittorianesimo di Keiti.<br />

Quella sera mi sentivo tanto a disagio che non volevo abbandonarmi a risentimenti né<br />

pensare a cose sgradite e soprattutto non volevo essere ingiusto con qualcuno che<br />

amavo e rispettavo. Sapevo che Keiti era turbato dal fatto che Debba, io e la Vedova<br />

potessimo mangiare insieme al tavolo della tenda pranzo, più che preoccuparsi della<br />

legge kamba, perché era un uomo con cinque mogli, più una moglie giovane, e chi<br />

era per giudicare o amministrare la nostra morale?<br />

Mentre guidavo e cercavo di non incattivirmi e pensavo a Debba e all’arbitraria<br />

deprivazione della nostra felicità, che avrebbe dovuto essere rispettata da chiunque,

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