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faccia aristocratica, marrone scuro, e doveva essere stato bello. Parlava un inglese<br />
accurato, lento, e con una mescolanza di accenti.<br />
«Signore» disse, «sono lieto di comunicare che ho catturato un assassino.»<br />
«Che tipo di assassino?»<br />
«Un assassino masai. È gravemente ferito e con lui ci sono suo padre e suo zio.»<br />
«Chi ha assassinato?»<br />
«Suo cugino. Non ricordi? Gli hai bendato le ferite.»<br />
«Quell’uomo non è morto. È all’ospedale.»<br />
«Allora è solo un tentato assassino. Ma l’ho catturato. Tu ne parlerai nel tuo<br />
rapporto, fratello, lo so. Ti prego signore, il tentato assassino sta molto male e<br />
vorrebbe che tu gli bendassi le ferite.»<br />
«Okay» dissi, «andrò a dargli un’occhiata. Scusa, tesoro.»<br />
«Non importa» disse Mary. «Non importa niente.»<br />
«Posso avere qualcosa da bere, fratello?» chiese l’Informatore. «Sono stanco per<br />
la lotta.»<br />
«Puttanate» dissi. «Scusa, tesoro.»<br />
«Va bene» rispose Miss Mary. «Non potevi esprimerti meglio.»<br />
«Non intendevo qualcosa di alcolico» disse dignitosamente l’Informatore.<br />
«Intendevo solo un sorso d’acqua.»<br />
«Vedremo di procurarcene un po’» dissi io.<br />
Il tentato assassino, suo padre e suo zio avevano l’aria molto depressa. Li salutai<br />
e ci stringemmo la mano. Il tentato assassino era un giovane moran, o guerriero, e lui<br />
e un altro moran avevano giocato insieme alla guerra, brandendo le lance. Non c’era<br />
stata nessuna cattiva intenzione, spiegò il padre. Avevano solo giocato e il ragazzo<br />
aveva ferito l’altro giovane per puro caso. Il suo amico aveva reagito e anche il<br />
ragazzo era stato ferito. Poi avevano perso la testa e avevano litigato sul serio, ma<br />
non per uccidere. Quando il ragazzo aveva visto le ferite dell’amico aveva avuto<br />
paura di averlo ammazzato ed era corso a nascondersi nella boscaglia. Ora era tornato<br />
con il padre e lo zio e voleva consegnarsi. Tutto questo lo spiegò il padre, mentre il<br />
ragazzo faceva cenno di sì.<br />
Attraverso l’interprete dissi al padre che l’altro ragazzo era all’ospedale e se la<br />
stava cavando bene e che non mi risultava che né lui né i suoi parenti avessero sporto<br />
denuncia contro suo figlio. Il padre disse che anche a lui risultava la stessa cosa.<br />
Dalla tenda pranzo era stata portata la cassetta del pronto soccorso e io curai le<br />
ferite del ragazzo, che erano al collo, al torace, alla schiena e all’avambraccio, e tutte<br />
gravemente infette. Le pulii, ci versai sopra l’acqua ossigenata per il suo magico<br />
effetto a bollicine e per uccidere i germi, le pulii di nuovo, soprattutto quella del<br />
collo, spennellai i bordi con il mercurocromo, che creò un intenso effetto colore<br />
molto ammirato e le cosparsi di sulfamidici in polvere, e poi applicai compresse di<br />
garza e cerotti su ogni ferita.<br />
Attraverso l’Informatore, che fungeva da interprete, dissi agli anziani che per<br />
quanto mi riguardava era meglio che i due giovanotti si allenassero all’uso delle<br />
lance, piuttosto che andare a bere sherry Golden Jeep a Laitokitok. Ma io non<br />
rappresentavo la legge, e bisognava che il padre portasse il figlio dalla polizia del