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E lui rispose: «Hapana. Twendi kwa chui».<br />
E così entrammo di nuovo nel folto, ma questa volta Ngui sapeva dove andare.<br />
Dopo poco più di un metro, dove le radici erano cresciute fuori dalla terra, c’era un<br />
rialzo. Avanzammo strisciando, con Ngui che mi dirigeva da una parte o dall’altra<br />
battendomi la mano sulla gamba. Poi vidi l’orecchio del leopardo e le piccole<br />
macchie in alto sul rigonfiamento del collo e della spalla. Sparai e sparai ancora e non<br />
vi furono ruggiti e strisciammo indietro e io ricaricai e poi aggirammo l’estremità<br />
occidentale della macchia di arbusti fino a raggiungere la camionetta sul lato più<br />
lontano.<br />
«Kufa» disse Charo. «Mzuri cuba sana.»<br />
«Kufa» disse Mthuka. Tutti e due riuscivano a vedere il leopardo, ma io no.<br />
Scesero dalla camionetta e proseguimmo tutti e io dissi a Charo di tenersi<br />
indietro, con la sua lancia. Ma lui disse: «No. È morto, Bwana. Io visto morire».<br />
Coprii Ngui con il fucile mentre lui si apriva la strada calando colpi di panga<br />
contro le radici e gli arbusti come se fossero stati i nostri nemici o tutti i nostri nemici<br />
e poi lui e il portatore di armi di Pop trascinarono fuori il leopardo, che caricammo<br />
sul retro della camionetta. Era un buon leopardo e noi l’avevamo braccato bene e<br />
allegramente e come fratelli, senza Cacciatori Bianchi né Ranger della Caccia, ed era<br />
un leopardo kamba condannato per omicidi inutili commessi in uno Shamba kamba<br />
illegale e noi eravamo tutti Wakamba e tutti assetati.<br />
Charo fu l’unico a esaminare da vicino l’animale perché era stato aggredito due<br />
volte dai leopardi e mi mostrò il punto in cui era penetrata la carica di proiettili<br />
sparati a distanza ravvicinata, praticamente accanto alla ferita alla spalla provocata<br />
dalla prima pallottola. Sapevo che doveva essere stata la prima, perché ero certo che<br />
le radici e i tronchi dovevano aver deviato le altre, ed ero felice e orgoglioso di noi<br />
tutti e per come eravamo stati durante l’intera giornata e felice di tornare al campo e<br />
all’ombra e alla birra fredda.<br />
Entrammo nel campo con il claxon che suonava e vennero fuori tutti e Keiti era<br />
soddisfatto e credo anche orgoglioso. Scendemmo dalla macchina e Charo fu l’unico<br />
a continuare a guardare il leopardo. Keiti rimase con lui, mentre lo scuoiatore si<br />
occupava dell’animale. Non scattammo neanche una fotografia. Keiti mi aveva<br />
chiesto: «Piga picha?» e io avevo risposto: «Merda piga».<br />
Ngui e il portatore di Pop sistemarono le armi nella tenda, sul letto di Mary, e io<br />
arrivai con le macchine fotografiche, che appesi. Dissi a Msembi di mettere il tavolo<br />
sotto l’albero insieme a qualche poltroncina e di andare a prendere la birra fresca e la<br />
Coca-Cola per Charo. E dissi a Ngui di non preoccuparsi di pulire subito le armi, ma<br />
di andare a chiamare Mthuka e poi avremmo bevuto la birra con tutte le formalità.<br />
Mwindi disse che dovevo fare il bagno. Avrebbe preparato l’acqua in pochi<br />
minuti. Risposi che mi sarei lavato alla catinella e per favore che andasse a cercarmi<br />
una camicia pulita.<br />
«Devi fare grande bagno» disse.<br />
«Farò grande bagno più tardi. Ho troppo caldo.»<br />
«Come sporcato con tutto quel sangue? Preso da chui?»<br />
Era una domanda ironica, ma l’ironia era attentamente mascherata.<br />
«Da rami d’albero» risposi.