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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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conoscevo da diciotto anni, avendola incontrata quando lei stessa aveva diciotto anni,<br />

alla quale avevo voluto bene e della quale ero stato amico e che avevo amato mentre<br />

nel frattempo lei cambiava due mariti e grazie alla sua intelligenza ammassava e,<br />

speravo, conservava quattro patrimoni, e aveva avuto tutte le cose tangibili e preziose<br />

e spendibili e conservabili e pignorabili della vita e perso tutte le altre, mi aveva<br />

mandato una lettera piena di informazioni, pettegolezzi e cuore spezzato. Le<br />

informazioni erano veramente nuove e il cuore spezzato non era una finzione e<br />

c’erano tutti i rimpianti ai quali qualunque donna ha diritto. Fra tutte le lettere, fu<br />

quella che mi rattristò maggiormente, perché la mia amica non poteva venire in<br />

Africa, dove avrebbe condotto una buona vita anche se solo per un paio di settimane.<br />

Ora che non sarebbe venuta capii che non l’avrei più rivista, a meno che suo marito<br />

non la mandasse da me in missione d’affari. Sarebbe andata in tutti i posti in cui le<br />

avevo sempre promesso di portarla, ma io non sarei stato con lei. Poteva andarci con<br />

il marito e potevano innervosirsi insieme. Il marito avrebbe sempre avuto vicino sé<br />

un apparecchio per le telefonate internazionali, che per lui erano necessarie come per<br />

me era necessario guardare il sorgere del sole o per Mary le stelle di notte. La mia<br />

amica avrebbe potuto spendere i suoi quattrini e comprare cose e accumulare oggetti<br />

e mangiare in ristoranti molto costosi. Conrad Hilton stava finendo o progettando<br />

alberghi per lei e per il marito in tutte le città che avevamo pensato di visitare<br />

insieme. Ora non aveva più problemi. Con l’aiuto di Conrad Hilton poteva essere<br />

certa che la sua bellezza sfiorita avrebbe sempre trovato un letto comodo, con a<br />

portata di mano il telefono per le chiamate internazionali, e quando si fosse svegliata<br />

di notte avrebbe sempre saputo con esattezza che cosa valeva e che cosa non valeva,<br />

e per farsi venire sonno avrebbe potuto esercitarsi a contare il suo denaro, in modo da<br />

svegliarsi la mattina tardi e non dover affrontare troppo presto un nuovo giorno.<br />

Pensai che forse Conrad Hilton avrebbe aperto un albergo a Laitokitok. Così la mia<br />

amica sarebbe potuta venire qui a vedere la Montagna, e le guide dell’albergo<br />

l’avrebbero accompagnata a incontrare il signor Singh e Brown e Banji e forse ci<br />

sarebbe stata una targa a contrassegnare la sede del vecchio Boma della Polizia e lei<br />

avrebbe potuto comprare lance souvenir nel Grande Magazzino Anglo-Masai Ltd.. In<br />

ogni stanza, oltre all’acqua corrente calda e fredda, ci sarebbero stati dei Cacciatori<br />

Bianchi con fasce di pelle di leopardo attorno alla fronte e sul comodino vicino ai<br />

letti, accanto al telefono per le chiamate internazionali, al posto della Bibbia si<br />

sarebbero trovate copie di White Hunter, Black Heart e di Something of Value firmate<br />

dagli autori e stampate su una speciale carta multiuso, con foto degli scrittori sul retro<br />

della sovraccoperta patinata, in modo che scintillassero nel buio.<br />

Mi divertiva molto pensare a quest’albergo e a come sarebbe stato arredato e<br />

diretto, e ai safari di ventiquattro ore, con tutti gli animali garantiti, durante i quali si<br />

dormiva ogni notte nella propria stanza con la tv coassiale in funzione, e i menu e<br />

tutto il personale della reception formato da commandos anti Mau Mau e dai migliori<br />

Cacciatori Bianchi, e le piccole cortesie per clienti, come far trovare loro la prima<br />

sera a cena un attestato di Direttore Onorario della Caccia e la seconda, e per molti<br />

anche l’ultima, una tessera di Membro Onorario dell’Associazione Cacciatori<br />

Professionisti dell’Africa Occidentale. Mi divertiva molto, ma non volevo<br />

immaginare fino all’ultimo particolare finché Mary, G.C. Willie e io non fossimo

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