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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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davanti al televisore a guardare Mary Martin nella parte di Peter Pan, e a pensare a<br />

quanto era stata gentile a scrivermi, quella signora dell’Iowa, e a quanto mi sarebbe<br />

piaciuto averlo qui davanti a me a fare smorfie e a scuotere la testa, il suo<br />

emotivamente maturo fratello.<br />

“Non si può avere tutto, vecchio scrittore”, mi dissi con filosofia. “Ciò che si<br />

vince al tirassegno lo si perde sulla giostra. Basta che tu rinunci a questo fratello<br />

emotivamente maturo. Rinunciaci, te lo dico io. Devi tirare avanti da solo, ragazzo.”<br />

E così ci rinunciai e continuai a leggere Nostra Signora dell’Iowa. In spagnolo pensai<br />

a lei come a Nuestra Señora Raccatta Mele e, travolto da un nome tanto splendido,<br />

provai un empito di pietà e un’ondata di calore alla Whitman. Ma indirizzalo<br />

esclusivamente verso di lei, raccomandai a me stesso. Non permettere che ti porti<br />

verso l’uomo che fa smorfie.<br />

Fu eccitante anche leggere il tributo del giovane giornalista brillante. Possedeva<br />

quella semplicità catartica che Edmund Wilson aveva chiamato “la sorpresa del<br />

riconoscimento” e mentre riconoscevo le qualità del giovane giornalista che, se fosse<br />

nato nell’Impero e quindi con il diritto di ottenere un permesso di lavoro, avrebbe<br />

avuto di sicuro un brillante avvenire presso l’“East African Standard”, ripensai, come<br />

chi si avvicina al bordo di un precipizio, alla beneamata faccia del fratello<br />

smorfiatore della mia corrispondente, ma ormai i miei sentimenti nei suoi confronti<br />

erano cambiati e non ero più attratto da lui come lo ero stato ma, piuttosto, lo vedevo<br />

in mezzo a un campo di granturco, le mani tremanti nell’oscurità, mentre ascoltava<br />

crescere i gambi del mais. Allo Shamba avevamo del granturco che diventava alto<br />

quanto quello del Middle West. Ma nessuno lo sentiva crescere di notte perché le<br />

notti erano fredde e il granturco cresceva di pomeriggio. E di notte, anche se fosse<br />

cresciuto di notte, non lo si sarebbe potuto sentire per via dell’urlo delle iene e degli<br />

sciacalli e del ruggito dei leoni e dei leopardi a caccia di prede.<br />

Pensai, al diavolo questa stupida puttana dell’Iowa che scrive lettere a chi non<br />

conosce su cose delle quali non sa niente, e le augurai la grazia di una morte felice al<br />

più presto possibile, ma ricordai la sua ultima frase: “Perché, prima di morire, non<br />

scrive qualcosa che valga la pena di scrivere?” e pensai, razza di ignorante puttana<br />

dell’Iowa, l’ho già fatto e lo farò ancora molte volte.<br />

Mi aveva scritto anche Berenson, e la cosa mi rese felice. Era in Sicilia, e questo<br />

mi preoccupò inutilmente, dato che sapeva quello che faceva molto meglio di quanto<br />

lo sapessi io. Marlene aveva qualche problema, ma a Las Vegas era stato un trionfo e<br />

accludeva i ritagli di giornale. La lettera e i ritagli erano molto commoventi. La<br />

nostra casa a Cuba era okay, ma c’erano grosse spese. Tutti gli animali stavano bene.<br />

Nella banca di N.Y. avevo ancora dei soldi. Lo stesso nella banca di Parigi, ma molti<br />

di meno. Anche a Venezia stavano tutti bene, tranne quelli che erano stati ricoverati<br />

in qualche ospedale o stavano morendo di varie malattie incurabili. Un mio amico era<br />

rimasto gravemente ferito in un incidente di macchina e ricordai gli improvvisi tuffi<br />

in una nebbia che nessuna luce poteva perforare, quando si viaggiava in auto la<br />

mattina presto lungo la costa. Dalla descrizione delle varie fratture dubitai che<br />

quest’amico, il quale amava sparare più di qualunque altra cosa, sarebbe stato in<br />

grado di sparare di nuovo. Una donna che conoscevo e che avevo ammirato e amato<br />

aveva il cancro e le erano stati dati meno di tre mesi di vita. Un’altra ragazza che

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