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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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«Sta’ tranquilla, lo prenderemo il tuo albero.»<br />

«Tu continui a fare promesse» disse Miss Mary. «Ma quando c’è il signor P<br />

tutto è più semplice e le cose vanno molto meglio.»<br />

«Questo è certo. E sono molto più facili quando c’è G.C. Ma ormai non c’è più<br />

nessuno, tranne noi, e ti prego, non litighiamo in Africa. Ti prego.»<br />

«Non voglio litigare. Non sto litigando. È che non mi piace vedere tutti voi<br />

pagliacci diventare tanto seri e perbene.»<br />

«Hai mai visto qualcuno ucciso da un rinoceronte?»<br />

«No» disse Mary. «E neanche tu.»<br />

«Infatti. Né intendo vederlo. Neanche Pop l’ha mai visto.»<br />

«Non mi piace, quando diventate tutti così seri.»<br />

«È stato perché non potevo uccidere il rinoceronte. Se lo si può uccidere non ci<br />

sono problemi. E poi dovevo pensare a te.»<br />

«Piantala di pensare a me. Pensa a prendere l’albero di Natale, piuttosto.»<br />

Cominciavo a sentirmi noioso. Avrei voluto che ci fosse Pop a fare una<br />

diversione. Ma Pop non era più con noi.<br />

«Se non altro torneremo attraverso il territorio dei gerenuk, vero?»<br />

«Sì» dissi. «Prendiamo a destra, dopo quelle grosse pietre là davanti,<br />

attraversiamo la pianura fangosa al limite della macchia d’alberi in cui ora stanno<br />

penetrando quei babbuini e procediamo a est finché non raggiungiamo l’altro punto<br />

in cui ci sono i rinoceronti. Poi ci dirigiamo a sudest verso il vecchio Manyatta e<br />

sbuchiamo nel territorio dei gerenuk.»<br />

«Sarà bello trovarsi là» disse Miss Mary. «Certo, però, che Pop mi manca.»<br />

«Anche a me.»<br />

Esistono luoghi mistici che fanno parte dell’infanzia di ognuno. Quelli che a<br />

volte ricordiamo e visitiamo in sogno, mentre dormiamo. Di notte sono belli come lo<br />

erano quando eravamo bambini. Se mai tornaste a vederli, non ci sono. Ma di notte,<br />

se avete la fortuna di sognarli, sono stupendi come non lo sono mai stati.<br />

In Africa, quando vivevamo su una piccola pianura all’ombra dei grandi alberi<br />

vicino al fiume, al limite della palude ai piedi della grande montagna, avevamo<br />

luoghi così. Tecnicamente, non eravamo più bambini, anche se per molti versi sono<br />

sicuro che lo fossimo. Infantile è diventato un termine spregiativo.<br />

«Sei infantile, tesoro.»<br />

«Spero proprio di esserlo. Tu sì, piuttosto, che sei infantile.»<br />

Capita di essere contenti se nessuno di quelli che frequentiamo ci dice: “Sii<br />

maturo. Sii equilibrato, sii ben inserito”.<br />

L’Africa, vecchia com’è, rende tutti bambini, tranne quelli che la invadono e<br />

quelli che la rovinano sistematicamente. In Africa nessuno dice mai: “Perché non<br />

cresci?”. Tutti, uomini e animali, ogni anno che passa acquistano un anno, ma alcuni<br />

ne acquistano uno in più in conoscenza. Gli animali che muoiono prima imparano più<br />

in fretta. Una giovane gazzella è matura, equilibrata e ben inserita a due anni. Ed è<br />

equilibrata e ben inserita a quattro mesi. Gli uomini sanno di essere bambini in<br />

rapporto al paese, e come negli eserciti, anzianità e senilità avanzano fianco a fianco.<br />

Ma avere un cuore da bambino non è una vergogna. È un onore. Un uomo deve<br />

comportarsi da uomo. Deve sempre combattere, preferibilmente e saggiamente, con

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