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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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Esiste una verginità che, in teoria, proiettiamo su una bella città o su un grande<br />

dipinto solo la prima volta che li vediamo. Ma è, appunto, una teoria, e io ritengo che<br />

sia sbagliata. Io proietto questa verginità su tutte le cose che amo, e ogni volta che le<br />

vedo, e mi piace condividere questa sensazione con qualcun altro. Allevia la<br />

solitudine. Mary amava la Spagna e l’Africa e ne aveva imparato con naturalezza le<br />

cose segrete, addirittura senza essere consapevole di averle imparate. Io non gliele<br />

avevo mai spiegate, queste cose segrete; solo le cose tecniche o le cose comiche, e il<br />

mio piacere più grande derivava dalle scoperte che faceva da sola. È stupido<br />

aspettarsi o sperare che la donna amata ami tutto ciò che si ama. Ma Mary amava il<br />

mare e amava vivere su una piccola barca e pescare. Amava i quadri e aveva amato la<br />

parte occidentale degli Stati Uniti quando ci eravamo andati insieme. Non simulava<br />

mai e per me questo era un grande dono, dato che ero stato unito a una grande<br />

simulatrice, e la vita con una vera simulatrice spinge l’uomo ad avere un gran brutto<br />

punto di vista su molte cose, tanto che comincia ad apprezzare la solitudine piuttosto<br />

che desiderare di condividere la vita con un altro.<br />

Quella mattina l’aria si stava facendo caldissima e il vento fresco della<br />

Montagna non si era alzato, e noi osservavamo le nuove tracce che uscivano dalla<br />

foresta distrutta dagli elefanti. Quando sbucammo sulla pianura aperta, dopo aver<br />

dovuto aprirci la strada attraverso un paio di brutti posti, vedemmo il primo grande<br />

stormo di cicogne che mangiavano. Erano vere cicogne europee, bianche e nere, e<br />

con le zampe rosse, e si davano da fare sui bruchi come se fossero state cicogne<br />

tedesche che ubbidivano agli ordini. A Miss Mary piacevano e per lei significavano<br />

molto perché eravamo rimasti tutti e due preoccupati dopo aver letto l’articolo che<br />

dava le cicogne per estinte e ora scoprimmo che avevano semplicemente avuto il<br />

buonsenso di venire in Africa, come avevamo fatto noi stessi; ma non riuscirono a far<br />

scomparire il suo dolore e proseguimmo verso il campo. Non sapevo che cosa fare<br />

per il dolore di Miss Mary. Era più forte delle aquile ed era più forte delle cicogne,<br />

nei confronti delle quali io ero del tutto indifeso e cominciai a capire che dolore<br />

profondo doveva essere.<br />

«A che cos’hai pensato, tutta la mattina, per rimanere così stranamente<br />

silenzioso?» mi chiese.<br />

«Agli uccelli e ai luoghi e a quanto sei carina.»<br />

«Il carino sei tu a dire una cosa così.»<br />

«Non l’ho detto come esercizio spirituale.»<br />

«Andrà tutto bene. Anche se tu continui a fare tripli salti mortali senza rete.»<br />

«Sarà questo l’evento ai prossimi Giochi Olimpici.»<br />

«Probabilmente vincerai tu.»<br />

«Ho i miei sostenitori.»<br />

«I tuoi sostenitori sono tutti morti, come il mio leone. Scommetto che li hai<br />

uccisi un giorno in cui ti sentivi particolarmente buono.»<br />

«Guarda, c’è un altro stormo di cicogne.»<br />

L’Africa è un posto pericoloso dove far vivere a lungo un dolore, quando nel<br />

campo ci sono solo due persone e dove fa buio poco dopo le sei di sera. Non<br />

parlammo di leoni e non ci pensammo più e il vuoto dentro il quale aveva vissuto il<br />

dolore di Mary cominciò di nuovo a riempirsi di quotidianità e della bella vita strana

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