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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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mai arrivato. Tutti provavano simpatia per lui e avrebbero voluto che fosse là, in<br />

modo da farmi conoscere un compatriota che poteva addirittura essere mio<br />

concittadino. Era andato a dipingere da qualche parte, ma loro dissero che qualcuno<br />

poteva andare a cercarlo per portarlo da me. La cosa più interessante raccontata<br />

dall’oste era stata che questo compatriota non parlava assolutamente spagnolo, del<br />

quale conosceva una sola parola, joder. Era conosciuto come il signor Joder e se<br />

volevo lasciargli un messaggio, potevo darlo all’oste. Mi ero chiesto che messaggio<br />

potevo lasciare a un compatriota dal nome tanto decisivo e alla fine avevo deciso di<br />

lasciargli una banconota da cinquanta pesetas piegata in un modo noto solo ai vecchi<br />

viaggiatori in Spagna. Tutti ne erano rimasti entusiasti e mi avevano assicurato che il<br />

signor Joder avrebbe speso i dieci duros quella sera stessa e senza lasciare il bar, ma<br />

che l’oste e sua moglie l’avrebbero convinto a mangiare qualcosa.<br />

Avevo chiesto come dipingeva il signor Joder e l’uomo della società dei<br />

trasporti aveva risposto: «Hombre, non è né Velázquez né Goya né Martínez de León.<br />

Questo gliel’assicuro. Ma i tempi stanno cambiando e chi siamo, noi, per criticare?».<br />

Miss Mary era scesa dalla stanza di sopra dov’era stata a fotografare e aveva detto di<br />

aver scattato buone foto nitide delle cicogne, ma sarebbero state inutilizzabili perché<br />

la macchina non aveva il mirino telescopico. Avevamo pagato e bevuto una birra<br />

offerta dalla casa e tutti avevano detto arrivederci e noi avevamo lasciato la piazza a<br />

bordo della nostra macchina e ci eravamo inoltrati nella luce accecante verso la ripida<br />

salita che dominava la città e verso Segovia. Mi fermai in alto e mi voltai a guardare<br />

e vidi la cicogna maschio raggiungere con il suo volo aggraziato il nido in cima alla<br />

torre della chiesa. Eravamo stati giù al fiume dove le donne battevano i panni sulle<br />

pietre e più tardi avevamo visto uno stormo di pernici che attraversava la strada e più<br />

tardi ancora, sullo stesso territorio solitario fatto di montagne, avevamo visto un lupo.<br />

Quello era lo stesso anno in cui eravamo stati in Spagna diretti in Africa, e ora ci<br />

trovavamo in una foresta verde e gialla che era stata distrutta dagli elefanti ed era<br />

circa lo stesso periodo dell’anno in cui avevamo risalito le montagne per andare a<br />

Segovia. In un mondo dove poteva accadere questo, avevo poco tempo per il dolore.<br />

Ero stato sicuro che non avrei mai più rivisto la Spagna e invece vi ero tornato per<br />

portare Mary al Prado. Poiché ricordavo tutti i quadri, che amavo veramente e che<br />

sentivo miei come se li possedessi, non ci sarebbe stata ragione perché li vedessi di<br />

nuovo prima di morire. Ma era molto importante che appena possibile li vedessi con<br />

Mary e che riuscissi a farlo senza troppi compromessi. Inoltre volevo che lei vedesse<br />

la Navarra e le due Castiglie e volevo che vedesse un lupo sulle montagne e le<br />

cicogne annidate in un paese. Avrei voluto mostrarle una zampa d’orso inchiodata<br />

alla porta della chiesa di Barco de ávila, ma mi ero aspettato troppo pensando che ci<br />

fosse ancora. Invece era stato facile trovare le cicogne e ne avremmo trovate delle<br />

altre e avevamo visto il lupo e avevamo guardato Segovia dall’alto, da una bella<br />

montagna dalla quale si scendeva verso la città quasi con naturalezza, su una strada<br />

che i turisti non prendevano ma che i viaggiatori sceglievano d’istinto. Attorno a<br />

Toledo non ci sono più strade come quella ma si riesce ancora a vedere Segovia come<br />

la si vedrebbe se si salisse a piedi sulla montagna e avevamo guardato la città con gli<br />

occhi di qualcuno che la vede per la prima volta e pur non sapendo della sua esistenza<br />

è sempre vissuto per vederla.

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