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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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Stavamo andando in giro con la camionetta quando avevamo visto le aquile e le<br />

faraone insieme nelle radure aperte della foresta che era stata tanto danneggiata<br />

quando quell’anno un branco di più di duecento elefanti era arrivato in anticipo e<br />

aveva tirato giù e calpestato gli alberi. Eravamo andati là per controllare i bufali e<br />

magari per imbatterci in un leopardo che, lo sapevo, viveva là fra i grandi alberi<br />

ancora intatti vicino alla palude dei papiri. Ma non avevamo visto niente, tranne lo<br />

sterminio dei bruchi e lo strano armistizio fra gli uccelli. Mary aveva localizzato altri<br />

tre eventuali alberi di Natale e io avevo pensato troppo alle aquile e ai vecchi tempi.<br />

Consideravamo i vecchi tempi più semplici, ma non lo erano; erano solo più duri. La<br />

Riserva era più dura dello Shamba. O forse no. Non lo sapevo con certezza ma<br />

sapevo bene che i bianchi portavano via le terre agli altri e mettevano la gente nelle<br />

riserve, dove poteva andarsene al diavolo ed essere distrutta come se fosse stata in un<br />

campo di sterminio. Qui le riserve le chiamavano “riservazioni” e c’era anche<br />

qualcosa di buono nel modo in cui venivano amministrati gli indigeni, ora chiamati<br />

africani. Ma ai cacciatori non veniva consentito di cacciare e ai guerrieri non veniva<br />

consentito di fare la guerra. G.C. odiava i bracconieri perché doveva avere qualcosa<br />

in cui credere e così aveva cominciato a credere nel suo lavoro. Naturalmente, lui<br />

sosteneva che se non avesse creduto nel suo lavoro, non l’avrebbe mai accettato e<br />

magari aveva anche ragione. Perfino Pop, in uno dei più grandi imbrogli del mondo,<br />

la truffa dei safari, aveva regole morali rigorose; le più rigorose. Al cliente bisognava<br />

portare via fino all’ultimo centesimo possibile, ma dargli risultati. Tutti i Grandi<br />

Cacciatori Bianchi erano commoventi quando dicevano quanto amavano la<br />

selvaggina e odiavano uccidere qualunque animale, ma in genere pensavano solo a<br />

conservare la selvaggina per il prossimo cliente in arrivo. Non volevano spaventarla<br />

sparando se non era necessario e volevano che il paese fosse preservato in modo da<br />

poterci portare un altro cliente e sua moglie o un altro paio di clienti, e che sembrasse<br />

tutto integro, pacifico, un’Africa primitiva attraverso la quale trascinare i clienti<br />

dando loro i migliori risultati.<br />

Una volta, molti anni prima, era stato Pop a spiegarmi tutto questo e a dirmi,<br />

quando eravamo andati a pescare sulla costa dopo la fine del safari: «Sai, la coscienza<br />

ci impedirebbe di farlo due volte con la stessa persona. Se ci è simpatica, voglio dire.<br />

Alla prossima occasione, quando tornerai e avrai bisogno di mezzi di trasporto, farai<br />

bene a procurarteli da te. Io ti fornirò i ragazzi e tu potrai andare a caccia in<br />

qualunque zona che già conosci e scoprire nuovi posti e non ti costerà di più di<br />

quando vai a caccia al tuo paese».<br />

Ma avevamo scoperto che ai ricchi piaceva proprio perché costava molto e<br />

tornavano ancora e ancora e ogni volta costava di più ed era qualcosa che gli altri non<br />

potevano permettersi e così diventava sempre più attraente. I vecchi ricchi morivano<br />

e ce n’erano sempre di nuovi e gli animali diminuivano mentre il prezzo dei<br />

rifornimenti aumentava. Era un grosso reddito che produceva profitti anche per la<br />

Colonia ed era per questo che il Dipartimento della Caccia, con il suo controllo su chi<br />

produceva i profitti, aveva tirato fuori nuove etiche capaci di risolvere, o quasi, tutto.<br />

Ora non andava bene pensare all’etica e meno ancora pensare al Lame Deer,<br />

dove ti sedevi sulla pelle di un daino davanti a un teepee, con le code delle tue due<br />

aquile aperte a ventaglio e con la parte inferiore verso l’alto, in modo da mostrare le

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