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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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e Charo farsi avanti per prendere Miss Mary per un gomito. Ora erano alla mia<br />

altezza. Ci dirigemmo tutti verso il punto in cui doveva essere la macchina. Sapevo<br />

che l’autista, Mthuka, era sordo e non avrebbe sentito il rinoceronte. Ma quando li<br />

avesse visti avrebbe capito che cosa stava succedendo. Non volevo guardarmi<br />

attorno. Ma lo feci e vidi Charo spingere Miss Mary verso la camionetta. Ngui si<br />

muoveva in fretta insieme a loro, con lo Springfield pronto, e guardava indietro di<br />

sopra una spalla. Avevo il dovere di non uccidere il rinoceronte. Ma se avesse<br />

caricato sarei stato costretto a farlo, non avevo scelta. Decisi che avrei sparato il<br />

primo colpo verso terra, per far scappare l’animale. Se non fosse scappato, l’avrei<br />

ucciso con il secondo. Grazie mille, dissi a me stesso. Facile.<br />

In quel momento sentii il motore della camionetta avviarsi e il veicolo<br />

avvicinarsi veloce con la marcia bassa. Cominciai a indietreggiare, pensando che un<br />

metro era solo un metro e sentendomi meglio a ogni metro guadagnato. La<br />

camionetta descrisse una stretta curva al mio fianco e io misi la sicura e feci un balzo<br />

per afferrare la presa del sedile anteriore, mentre il rinoceronte caricava verso di noi,<br />

squarciando i viticci e i rampicanti. Era una grossa femmina e arrivava al galoppo.<br />

Vista dalla macchina aveva qualcosa di ridicolo, con il cucciolo che le galoppava<br />

dietro.<br />

Per un attimo guadagnò terreno su di noi, ma poi la macchina la distanziò. Di<br />

fronte avevamo un buono spazio aperto e Mthuka sterzò di colpo a sinistra. Il<br />

rinoceronte continuò il suo galoppo diritto davanti a sé e poi rallentò a un trotto, e<br />

anche il cucciolo cominciò a trottare.<br />

«Hai scattato qualche fotografia?» chiesi a Miss Mary.<br />

«Non ce l’ho fatta. Era dietro di noi.»<br />

«Non l’hai presa mentre usciva?»<br />

«No.»<br />

«Non te ne faccio una colpa.»<br />

«Ma ho scelto l’albero di Natale.»<br />

«Adesso lo capisci perché volevo proteggerti?» dissi stupidamente, senza che ce<br />

ne fosse bisogno.<br />

«Non lo sapevo che il rinoceronte fosse proprio lì.»<br />

«Vive da queste parti e scende ad abbeverarsi al ruscello al limite della palude.»<br />

«Eravate tutti così seri» disse Miss Mary. «Non vi ho mai visti così seri, voi<br />

pagliacci.»<br />

«Tesoro, sarebbe stato orribile se fossi stato costretto a ucciderla. Ed ero<br />

preoccupato per te.»<br />

«Eravate tutti così seri» ripeté. «E tutti mi tenevate per le braccia. Sapevo<br />

tornarci da sola, alla macchina. Non c’era bisogno che mi si tenesse per le braccia.»<br />

«Tesoro, ti tenevano per le braccia solo per impedirti di finire con un piede in un<br />

buco o di inciampare in qualcosa. Osservavano continuamente il terreno. Il<br />

rinoceronte era molto vicino e poteva caricare da un momento all’altro, e non ci è<br />

consentito di ucciderlo.»<br />

«Come facevi a sapere che era una femmina con un cucciolo?»<br />

«Per logica. Quella bestia gira qua attorno da quattro mesi.»<br />

«Peccato che fosse proprio nel punto in cui crescono gli alberi di Natale.»

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