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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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continente e passa subito a Un giovanotto dal mento non rasato e poi arriva ai tuoi<br />

primi aneddoti come Ranger della Caccia, finché riesci ancora a ricordarli.»<br />

«Posso usare lo stile inimitabile che hai scavato fuori da un bastone di nocciolo<br />

per Una madre nubile sul fronte italiano?» chiese G.C. «È il tuo libro che mi è<br />

sempre piaciuto di più, dopo Sotto due bandiere. Anche questo è tuo, vero?»<br />

«No. Il mio s’intitola Morte di un soldato delle Guardie.»<br />

«Buon libro anche quello. Non te l’ho mai detto, ma ci ho modellato la mia vita,<br />

su quel libro. Me lo dette la mamma quando partii per il college.»<br />

«Non hai veramente intenzione di uscire per quell’idiozia delle misurazioni,<br />

vero?» dissi, sperando che rinunciasse.<br />

«Invece sì.»<br />

«Dobbiamo portarci dei testimoni neutrali?»<br />

«Non ce ne sono. Ci andremo da soli.»<br />

«E allora andiamo. Vado a vedere se Miss Mary dorme ancora.»<br />

Dormiva e aveva bevuto il tè e sembrava che potesse dormire per un altro paio<br />

d’ore. Aveva le labbra chiuse e la faccia liscia come avorio sul cuscino. Respirava<br />

leggermente ma quando mosse la testa capii che stava sognando.<br />

Presi il fucile dall’albero al quale Ngui l’aveva appeso e salii sulla Land Rover<br />

al fianco di G.C. Partimmo e alla fine rintracciammo le vecchie orme e<br />

identificammo il punto in cui Miss Mary aveva sparato al leone. Molte cose erano<br />

cambiate, come capita sempre sui vecchi campi di battaglia, ma trovammo i bossoli<br />

di Mary e di G.C. e sulla sinistra trovammo i miei. Me ne cacciai in tasca uno.<br />

«Ora io vado dov’è stato ucciso e tu conti i passi in linea retta.»<br />

Lo guardai allontanarsi in macchina, con i capelli bruni lucidi sotto il sole del<br />

primo mattino; il grosso cane che si voltava a guardarmi per poi voltarsi di nuovo a<br />

fissare di fronte a sé. Quando la Land Rover descrisse un cerchio e si fermò da questa<br />

parte della folta macchia d’alberi e di arbusti, posai il piede un passo a sinistra delle<br />

cartucce espulse più a ovest e cominciai a camminare verso il veicolo contando i<br />

passi. Portavo il fucile in spalla, reggendolo per la canna con la destra, e quando<br />

cominciai a muovermi la Land Rover appariva piccolissima e appiattita. Il grosso<br />

cane era sceso e G.C. si aggirava là attorno. Anche loro sembravano piccolissimi e a<br />

tratti riuscivo a vedere solo la testa e il collo del cane. Quando raggiunsi la Land<br />

Rover mi fermai dove l’erba era piegata, nel punto in cui il leone era sdraiato quando<br />

eravamo arrivati.<br />

«Quanti?» chiese G.C. e io glielo dissi. Scosse la testa e chiese: «Hai portato la<br />

fiaschetta Jinny?».<br />

«Sì.»<br />

Bevemmo una sorsata tutti e due.<br />

«Non lo diremo mai, mai a nessuno di quanto ha dirottato lo sparo» disse G.C.<br />

«Sobri o ubriachi con gente perbene o con gente di merda.»<br />

«Mai.»<br />

«Ora regoliamo il contachilometri e tu guidi tornando diritto indietro e io conto i<br />

passi.»<br />

Nei nostri calcoli risultarono due passi di differenza e una lieve discrepanza fra<br />

le cifre del contachilometri e i passi e così togliemmo quattro passi dall’intera

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