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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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Per la maggior parte del tempo rimasi seduto all’ombra e partecipai allo Ngoma<br />

battendo la palma della mano sul fondo di una tanica di petrolio vuota. Si avvicinò<br />

l’Informatore, che si accoccolò accanto a me, con addosso lo scialle imitazione<br />

Paisley e il copricapo a tamburello.<br />

«Perché sei triste, fratello?» chiese.<br />

«Non sono triste.»<br />

«Lo sanno tutti che sei triste. Devi essere allegro. Guarda la tua fidanzata. È la<br />

regina dello Ngoma.»<br />

«Non tenere la mano sul mio tamburo. Lo smorzi.»<br />

«Batti molto bene, fratello.»<br />

«Al diavolo. Non so battere per niente. Solo che non faccio male a nessuno. E<br />

tu, perché sei triste?»<br />

«Il Bwana della Caccia mi ha parlato molto rude e mi ha mandato via. Dopo lo<br />

splendido lavoro che abbiamo fatto lui dice che qui non combino niente e mi manda<br />

in un posto dove posso essere facilmente ucciso.»<br />

«Puoi essere ucciso dovunque.»<br />

«Sì. Ma qui sono utile a te e muoio contento.»<br />

Ora il ballo si stava facendo più scatenato. Veder ballare Debba mi piaceva e<br />

non mi piaceva. Per forza, pensai, e doveva essere successo a tutti i seguaci di quel<br />

tipo di danza. Sapevo che si esibiva per me perché ballava in fondo al campo, vicino<br />

al bongo delle taniche di benzina.<br />

«È una bellissima ragazza» disse l’Informatore. «È anche la regina dello<br />

Ngoma.»<br />

Continuai a suonare fino al termine del ballo e poi mi alzai per andare da Nguili,<br />

che indossava la tunica verde, e gli dissi di assicurarsi che le ragazze avessero la<br />

Coca-Cola.<br />

«Vieni nella tenda» dissi poi all’Informatore. «Stai male, non è vero?»<br />

«Fratello, ho una febbre veramente. Puoi prendere la temperatura e vedere.»<br />

«Ti do dell’Atabrina.»<br />

Mary stava ancora fotografando e le ragazze se ne stavano diritte e rigide, con i<br />

seni che premevano contro le sciarpe simili a tovaglie. Mthuka stava raggruppando<br />

alcune di loro e lo sapevo che tentava di far scattare una buona foto di Debba.<br />

Guardai e vidi quanto, là di fronte a Miss Mary, gli occhi di Debba fossero timidi e<br />

abbassati e quanto eretta lei si tenesse. Non mostrava neppure l’ombra<br />

dell’impudenza che aveva con me e stava sull’attenti come un soldato.<br />

L’Informatore aveva la lingua bianca e impastata e quando gliel’abbassai con il<br />

manico di un cucchiaio vidi che in fondo alla gola aveva una brutta chiazza gialla e<br />

un’altra gialla e bianca. Gli misi il termometro sotto la lingua e aveva trentotto e<br />

mezzo di febbre.<br />

«Sei malato, vecchio Informatore» dissi. «Ti darò della penicillina e qualche<br />

pastiglia e ti manderò a casa con la camionetta.»<br />

«L’avevo detto che sono malato, fratello. Ma non gliene importa niente a<br />

nessuno. Posso avere un solo sorso di qualcosa, fratello?»<br />

«Bere con la penicillina non mi ha mai fatto male. Anzi, potrebbe farti bene alla<br />

gola.»

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