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«Sì. Sì» dissi. «Ricordo di aver visto il vecchio Chungo a Parigi. Sì. Sì. Ricordo.<br />
Sì. Sì.»<br />
«No. No» disse G.C. con aria distratta. «No. No. Chungo. Non è un membro del<br />
Dipartimento.»<br />
«Sì. Sì» dissi io. «Temo che lo sia, signore.»<br />
«Il signor Chungo mi ha detto un’altra cosa interessante. Mi ha detto che intingi<br />
i proiettili nel veleno kamba per frecce e che Ngui lo prepara per te e che tutta quella<br />
storia risasi moja su ogni colpo un animale abbattuto è effetto del veleno per frecce.<br />
Si è offerto di farmi vedere sulla sua stessa gamba come fa in fretta, questo veleno, a<br />
risalire su per un rivolo di sangue che sgorga.»<br />
«Senti, senti. Signore, pensa che la signorina farebbe bene ad andare allo Ngoma<br />
con il suo collega signor Chungo? Può anche essere tutto assolutamente nelle regole,<br />
ma la signorina è ancora una Memsahib. È ancora protetta dalla Legge sulle<br />
Responsabilità dell’Uomo Bianco.»<br />
«Verrà allo Ngoma con me» disse G.C. «Ci prepari qualcosa da bere, Miss<br />
Mary? Anzi, no, ci penso io.»<br />
«Sono ancora capace di preparare da bere» disse Miss Mary. «E voi due, finitela<br />
con quell’aria sinistra. L’ho inventata io, la storia del signor Chungo. Qui qualcuno<br />
deve pur prendere in giro Papa e i suoi pagani, e te e Papa e le vostre follie e le vostre<br />
cattiverie notturne. A che ora vi siete alzati, stamattina?»<br />
«Non troppo presto. È ancora lo stesso giorno?»<br />
Miss Mary stava scrivendo un grande poema sull’Africa, ma il guaio era che a<br />
volte lo componeva mentalmente, dimenticandosi di scriverlo, e i versi scomparivano<br />
come un sogno. E quello che scriveva, si rifiutava di farlo vedere a qualcuno.<br />
Avevamo tutti molta fiducia nel suo poema sull’Africa e io ce l’ho ancora, ma mi<br />
piacerebbe di più se lo scrivesse veramente. In quel periodo leggevamo le Georgiche<br />
nella traduzione di C’ Day Lewis. Ne avevamo due copie, ma andavano sempre perse<br />
o lasciate in giro e io non avevo mai conosciuto un libro che si perdesse con tanta<br />
facilità. Per me, l’unico difetto del Mantovano era di far credere a tutte le persone di<br />
intelligenza normale di poter essere grandi poeti. Dante lo faceva credere solo ai<br />
pazzi, di poter essere grandi poeti. Questo non era vero, naturalmente, ma allora quasi<br />
niente era vero, soprattutto in Africa. In Africa, una cosa è vera all’alba e falsa a<br />
mezzogiorno, e per questa cosa non si ha più rispetto di quanto se ne abbia per il bel<br />
lago dalla perfetta corona d’erba che si è visto oltre la pianura salina cotta dal sole. La<br />
mattina abbiamo attraversato quella pianura a piedi e sappiamo che il lago non esiste.<br />
Ma ora è là, assolutamente vero, bello e credibile.<br />
«C’è davvero questo nel tuo poema?»<br />
«Sì, naturalmente.»<br />
«Allora scrivilo prima che suoni come un incidente di macchina.»<br />
«Non sei tenuto a rovinare le poesie della gente, oltre che a sparare ai loro<br />
leoni.»<br />
G.C. alzò lo sguardo su di me come uno scolaretto guardingo e io dissi: «Ho<br />
trovato le mie Georgiche, se le vuoi. Sono quelle senza l’introduzione di Louis<br />
Bromfield. È per questo che le riconosco».<br />
«Le mie le riconosci perché c’è sopra il mio nome.»