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Mthuka aveva spedito Ngui giù alla pista a prendere la macchina. Salimmo a<br />
bordo e io feci cenno a Mthuka di andare verso la lingua d’acqua all’estremità della<br />
palude. Io e Ngui ci sporgevamo dai due lati per controllare le tracce sul terreno.<br />
Dalla palude dei papiri andavano e venivano vecchi segni di pneumatici e orme di<br />
animali. C’erano anche tracce di gnu e tracce di zebre e di gazzelle di Thomson.<br />
La strada descrisse una curva e ci trovammo più vicini alla foresta e poi<br />
vedemmo le orme di un uomo. Poi di un altro uomo che portava gli stivali. Su queste<br />
tracce era piovuto leggermente e io pensai di far fermare la macchina per controllare<br />
a piedi.<br />
«Tu e io» dissi a Ngui.<br />
«Sì» sorrise. «Uno ha piedi grandi e cammina come se è stanco.»<br />
«E uno è scalzo e cammina come se il fucile gli pesasse troppo. Ferma la<br />
macchina» dissi a Mthuka. Scendemmo.<br />
«Guarda» disse Ngui. «Uno cammina come se è molto vecchio e non vede.<br />
Quello con le scarpe.»<br />
«Guarda» dissi io. «Quello scalzo cammina come se avesse cinque mogli e venti<br />
vacche. Ha speso un patrimonio in birra.»<br />
«Non arriveranno da nessuna parte» disse Ngui. «Guarda, quello con scarpe<br />
cammina come se deve morire da un momento all’altro. Barcolla sotto il peso del<br />
fucile. Tu, cosa pensi che ci fanno, qui?»<br />
«E che ne so? Guarda, ora quello con le scarpe cammina più veloce.»<br />
«Pensa allo Shamba» disse Ngui.<br />
«Kwenda na shamba.»<br />
«Ndio» disse Ngui. «Secondo di te quanti anni ha il vecchio con scarpe?»<br />
«Fatti gli affari tuoi» risposi. Facemmo cenno alla macchina di avvicinarsi e<br />
quando arrivò salimmo e io indicai a Mthuka di proseguire verso la foresta. Il<br />
guidatore rideva, scuotendo la testa.<br />
«Perché voi due seguivate le vostre stesse tracce?» chiese Miss Mary. «So che<br />
dev’essere buffo, perché ridevano tutti. Ma sembrava solo molto stupido.»<br />
«Ci divertivamo.»<br />
Quella parte della foresta mi deprimeva sempre. Gli elefanti dovevano pur<br />
mangiare qualcosa, ed era meglio che mangiassero gli alberi, piuttosto che<br />
distruggere i raccolti degli indigeni. Ma la rovina era immensa, se proporzionata al<br />
nutrimento che traevano dagli alberi abbattuti, e guardarla faceva venire tristezza. In<br />
Africa, prima della media raggiunta attualmente, gli elefanti erano gli unici animali<br />
cresciuti con regolarità di numero. Si erano moltiplicati fino a diventare un problema<br />
per gli indigeni, tanto da dover essere decimati. Solo che poi avevano cominciato a<br />
essere uccisi indiscriminatamente. Gli uomini incaricati di farlo ci avevano preso<br />
gusto e si erano messi ad ammazzare vecchi maschi, giovani maschi, femmine e<br />
neonati. Avrebbe dovuto esserci qualche tipo di controllo. Ma vedendo i danni alla<br />
foresta e il modo in cui venivano tirati giù gli alberi per essere spogliati, e sapendo<br />
che cosa gli elefanti potevano fare in una sola notte in uno Shamba indigeno,<br />
cominciai a pensare ai problemi che questo controllo avrebbe generato. E per tutto il<br />
tempo continuai a osservare le tracce dei due elefanti che avevamo visto aprire il<br />
varco nella foresta. Li conoscevo, quei due elefanti, e sapevo dove probabilmente