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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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uccisi dal leone, le nostre anime sarebbero volate da qualche parte? Non riuscivo a<br />

crederci e decisi che saremmo solo morti, forse più morti del leone, e nessuno si<br />

preoccupava per la sua anima. La parte peggiore sarebbe risultata il viaggio a Nairobi<br />

e l’inchiesta. Ma tutto ciò che sapevo realmente era che se io o Miss Mary fossimo<br />

rimasti uccisi, la cosa avrebbe inciso molto negativamente sulla carriera di G.C. E se<br />

fosse rimasto ucciso G.C., sarebbe stata una grande sfortuna per lui. Se fossi rimasto<br />

ucciso io sarebbe stato certo grave per la mia scrittura. Né a Ngui né a Charo sarebbe<br />

piaciuto essere uccisi, e se fosse rimasta uccisa Miss Mary, lei ne sarebbe rimasta<br />

molto sorpresa. Era una cosa da evitare, ed era un sollievo non doversi più mettere in<br />

situazioni in cui poteva accadere giorno dopo giorno.<br />

Ma che cos’aveva a che fare, tutto questo, con “In una notte veramente buia<br />

dell’anima sono sempre le tre del mattino”? Miss Mary e G.C. possedevano<br />

un’anima? A quanto ne sapevo, non avevano fedi religiose. Ma se una persona<br />

possiede un’anima, deve avere anche una fede. Charo era un maomettano molto<br />

credente, quindi dovevamo fargli credito di un’anima. Questo lasciava solo Ngui, me<br />

e il leone.<br />

Ora erano le tre del mattino e io stiracchiai le mie recenti zampe di cavallo e<br />

pensai di alzarmi e di uscire e di sedermi vicino alle braci del fuoco a godermi il resto<br />

della notte e le prime luci. Mi infilai gli stivali e l’accappatoio, ci allacciai sopra la<br />

fondina con la pistola e raggiunsi ciò che restava del fuoco. G.C. era seduto nella sua<br />

poltroncina.<br />

«Come mai siamo svegli?» chiese con voce molto bassa.<br />

«Ho fatto un sogno. Ero un cavallo. Un sogno molto vivido.»<br />

Gli dissi di Fitzgerald e della citazione e gli chiesi che cosa ne pensava.<br />

«Qualunque ora può essere un’ora difficile, quando si veglia» rispose. «Non<br />

capisco perché abbia scelto proprio le tre. Comunque, suona molto bene.»<br />

«Penso che si tratti solo di paura, preoccupazione e rimorso.»<br />

«Noi due ne abbiamo vissuti abbastanza di tutti e tre, non sei d’accordo?»<br />

«Certo, da venderne. Ma credo che alludesse alla sua coscienza e alla<br />

disperazione.»<br />

«Tu non conosci la disperazione, vero, Ernie?»<br />

«Non ancora.»<br />

«Se avessi dovuto conoscerla, ormai la conosceresti.»<br />

«Me la sono sentita tanto vicina da poterla toccare, ma l’ho sempre ignorata.»<br />

«A proposito di cose da ignorare, perché ignori l’esistenza della birra?»<br />

«Vado a prenderne una.»<br />

Anche la grossa bottiglia di Tusker era fredda nella sacca di canapa e io riempii<br />

due bicchieri e misi la bottiglia sul tavolo.<br />

«Mi dispiace di dovermene andare, Ernie» disse G.C. «Pensi che Miss Mary la<br />

prenderà molto male?»<br />

«Sì.»<br />

«Esageri. Potrebbe prenderla benissimo.»

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